In quest’era volgare esiste ancora una narrativa sensibile. Questo emerge dal romanzo non autobiografico della collega Valentina Pelliccia, giornalista pubblicista avventuratasi a restituire dignità, con il suo “Zucchero filato”, alle ferite dello stupro subito da Colette, la protagonista della sua suggestiva narrazione.
Suggestivo ed emotivamente forte, questo racconto si spinge poeticamente ad indagare la storia di Colette, dando vita ad una narrazione profonda e coinvolgente, in cui i sentimenti emergono senza tradirne minimamente la loro più intima essenza. Pubblicato per i tipi di “Pagine”, questo libro affronta il tema della violenza sessuale sconfiggendo quell’indifferenza, purtroppo, frequente che attorno a questo argomento viene troppo spesso registrata.
Invece per Valentina e, naturalmente, per Colette, protagonista molto ben caratterizzata di “Zucchero filato”, dall’incubo lancinante che vivrà con l’orco di turno una via d’uscita c’è ed è quella dignità dell’amore e della forza del sostegno che riceverà da un uomo vero, il suo.
In quella che abbiamo definito all’inizio come era della volgarità, questo racconto ci fa comprendere che dal grido disperato di una donna violata possono rinascere valori e sensibilità a cui, purtroppo, oggi non tutti però fanno attenzione. Ma questo non è il caso di Valentina Pelliccia e della protagonista del suo coinvolgente racconto, Colette.