Quando arriva il momento di “Vento del Sud”, pensiero in musica di Federico Zampaglione per la moglie pugliese Giglia Marra, le sue note magicamente fanno venir fuori l’anima nascosta del pubblico di Ruvo di Puglia, nel momento in cui Tiromancino lancia il suo invito ad avvicinarsi al palco. È stato uno dei momenti che hanno scaldato il pubblico della città dell’hinterland barese, accorso sabato sera al concerto della band romana atteso da più di un decennio, da quando cioè fu la vicina Terlizzi ad ospitare un evento simile. Era l’11 agosto 2011.
Un sogno diventato finalmente realtà grazie all’impegno del presidente della Pro Loco Unpli, Rocco Lauciello, nell’ambito dell’evento “Rose & Rosati”. Piazza Matteotti o, come si è soliti chiamarla “piazza Castello”, ha ospitato, dopo anni dagli ultimi concerti di Fabio Concato e Edoardo Bennato nel settembre del 2011, proprio Tiromancino.
Nei suoi jeans, giubbino blu e scarpe da ginnastica bianche e grigie, Federico Zampaglione appare alle 21.45 sul palco ruvese, intonando “Tra di noi” tenendo in braccio una delle sue tante chitarre usate nel corso della serata. «La prossima volta ne porto solo una», ironizza con il pubblico. Ma il suo è un messaggio chiaro: quello di essere musicista, sfoderando una dopo l’altra la sua collezione di chitarre, dalla blu alla bianca e rossa, alla classica color legno, fino a quella argentea pizzicata abilmente per la versione blues di “Imparare dal vento”.
Una ventina i brani, tra i più noti e amati della sua produzione canora, che Zampaglione regala all’attento pubblico ruvese, che accoglie la band romana con un sommesso entusiasmo, tipico di quel sintomatico rispetto religioso che fa del ruvese uno spettatore attento, pacato e moderato. A quel pubblico, Tiromancino dedica brani come “Angoli di cielo” e “L’alba di domani”, che rivelano ampiamente la sua ricerca artistica mescolata ai suoni di una musica cavalcata poeticamente dalle parole.
L’artista non perde l’occasione per sollecitare quel pubblico attento e coinvolto a cantare con lui: «Ed ora sentiamo i famosi cori di Ruvo di Puglia». E intona “Per me è importante”, “La descrizione di un attimo”, “Mai saputo il tuo nome”, “Cerotti”, “Finché ti va”, “Amore impossibile”, “Noi casomai”, ”Sale, amore e vento”, “Due destini”.
Magica l’eco lontana che si stempera in tutta la piazza quando fa capolino la voce del “Califfo” Franco Califano che innesca con le sue parole, dalla inconfondibile cadenza romanesca, il prologo di “Un tempo piccolo” di cui è l’autore. La voce di Federico si cuce alla perfezione su quell’incantesimo sonoro, tramutandosi poi in una cornice silenziosa con il suo assolo alla chitarra.
Raccontando un aneddoto della sua vita da ragazzo romano degli anni ’80, Federico introduce prima “Domenica”, poi “Piccoli miracoli” e “Dove tutto è a metà” con un assolo di Antonio Balducci alla chitarra, in coda al brano. È il momento delle dediche e, pensando a tutti i bambini, Zampaglione canta “Immagini che lasciano il segno”, scritto nel 2014 per sua figlia Linda e “Liberi”, con l’implicita dedica alle relazioni amorose che cercano l’infinito in nome di una matura libertà.