«Se non fossi stato ad Auschwitz, a vedere coi miei occhi i resti di quell’orrore, non sarei riuscito a immedesimarmi nei personaggi che interpreto. Porto avanti questo spettacolo dedicandolo a Sergio, un bambino napoletano deportato. Le SS arrivarono e chiesero ai più piccoli del lager: “Chi di voi vuole vedere la mamma?”. Sergio, fidandosi dei soldati, alzò la manina rispondendo: “io!”. E così fu selezionato come cavia per atroci esperimenti che lo condussero alla morte».
Manuele Morgese, fondatore del Teatro Zeta dell’Aquila e attore protagonista, ha ancora gli occhi pieni di commozione alla fine della rappresentazione, quando per la stampa e il pubblico commenta lo spettacolo Cronache dalla Shoah – Filastrocche della nera luce, che ha debuttato al Teatro Tor Bella Monaca di Roma lo scorso 17 gennaio, per proseguire il suo tour nei teatri italiani.
Diretto da Livio Galassi e scritto da Giuseppe Manfridi, Cronache dalla Shoah è uno spettacolo multimediale nel quale il monologo dell’attore è legato a filmati in bianco e nero – cronache di quei momenti drammatici – che vengono proiettati su uno schermo laterale che occupa metà della scena. Anche un antico registratore, simbolo della memoria da conservare, viene portato sul palco ed è protagonista: sul nastro è impressa la voce del Narratore, personaggio simbolico che riporta al presente gli echi di un passato da non dimenticare. Le parole sono come pietre e ogni sasso, ogni oggetto che compare sul palco simboleggia un ricordo che si fa presenza viva: acquista un suono, un rumore, un corpo, un nome…
Protagoniste, infatti, sono le vite di diversi testimoni e vittime della crudeltà nazista: dalla bambina ebrea scampata alla morte all’operatore di ripresa ariano, costretto a filmare il falso a vantaggio della propaganda hitleriana. Concepito come un recital, questo lavoro teatrale s’avvale di musiche eseguite sul palcoscenico dal pianista Alessio Scialò e dal trombettista Andrea di Pilla.
Brani celebri come A night in Tunisia di Gillespie, La vita è bella di Piovani, Schindler’s List di Williams, Pure Immagination di Bricusse e The Shadow of Your Smile di Mandel, legano le memorie, l’intervallarsi delle scene, restituiscono i sentimenti e le atmosfere di uno dei momenti più bui della storia dell’umanità. Conferiscono dignità alle persone perdute in quest’orrore, divenendo la colonna sonora di ritratti inediti di alcuni protagonisti e vittime dell’olocausto, come Anna Frank, che appare in un filmato realizzato prima della deportazione, o una donna ebrea costretta a mostrarsi bella e perfetta davanti alla cinepresa, nonostante la consapevolezza che ad aspettarla sia soltanto la morte.
Alla musica sono affidati il ricordo, il dolore, lo struggimento, l’abbraccio e la consolazione. Pregevolissime sono le esecuzioni dal vivo, bene arrangiante e curate nei minimi dettagli, consentono a brani già noti del repertorio musicale mondiale d’assimilarsi alla narrazione, tanto da sembrare scritti a posta per questo spettacolo.
Alessio Scialò, pianista classico e jazz, versatile e anche impegnato come insegnate e divulgatore storico attraverso la musica, racconta così la sua esperienza: «Cronache dalla Shoah per me è un’esperienza molto bella perché suonare in uno spettacolo teatrale è una cosa completamente diversa per un musicista: bisogna stare attenti ai tempi teatrali, al testo del monologo, in questo caso, ai tempi d’entrata e d’uscita di ogni nostro intervento musicale. Una cosa per me nuova e interessante, anche se già l’abbiamo fatto l’anno scorso: uno spettacolo che artisticamente ti fa crescere. Insieme al Maestro di Pilla, che ha una grande esperienza in campo teatrale (ha fatto Jesus Christ Super Star e viene dal mondo del teatro, Andrea), formiamo un duo, credo e spero, molto efficace».
Andrea di Pilla prosegue: «Faccio teatro da sempre. Ho iniziato prestando la mia tromba al teatro lirico, per approdare poi al musical theatre con le produzioni del Teatro Sistina di Roma (del produttore e regista Massimo Romeo Piparo), con quelle di quasi tutte le produzioni nazionali oltre che per quelle dell’indimenticabile Gigi Proietti. Da ormai più di trent’anni il teatro è casa. Cronache dalla Shoah è uno spettacolo molto intimo e ridotto all’essenziale. Dal punto di vista prettamente musicale è uno spettacolo con un impatto emotivo notevolissimo e dà la possibilità a noi musicisti, attraverso gli straordinari temi musicali (Gillespie, Morricone, Piovani, John Williams, Bricusse, Mandel) di esprimere la nostra empatia e creatività musicale. L’Overture musicale dello spettacolo è invece, un brano originale composto da me ed il Maestro Scialò (come tutti gli arrangiamenti degli altri brani). Pochi ed intensi attimi musicali, pensati proprio per dare una idea di “angoscia, disagio e sinistra premonizione…”. Ci auguriamo di esserci riusciti, per il bene della drammaturgia, s’intende…».
Cronache dalla Shoah proseguirà il tour nei teatri: il 24 gennaio, a Palermo, il 25 e il 26 a Lamezia Terme, il 30 e il 31 gennaio all’Aquila. Come già accennato dal Maestro Alessio Scialò, Cronache dalla Shoah – filastrocche della luce nera è in tournée per il secondo anno consecutivo: nella prima edizione lo spettacolo ha visto la partecipazione del trombettista Fabrizio Bosso e del pianista Julian Olivier Mazzariello. L’edizione scorsa è visibile su RaiPlay.
Per il 2023, scenografie ancor più essenziali, l’Overture composta dal duo di Pilla-Scialò, l’interpretazione di Manuele Morgese, la curatissima regia di Galassi e la penna efficace dell’autore del testo, Manfridi, conferiscono al testo un impatto maggiore sullo spettatore: «Avevo già visto questo spettacolo ma, così… realizzato in questo modo… coi pannelli che si spostano, la musica e la parte recitata, il messaggio arriva più forte restando impresso. Ricordo l’anno scorso, quando fu trasmesso in tv. Ricordo anche un’agghiacciante testimonianza delle sorelle Bucci (sopravvissute alla deportazione, ndr) e la morte che hanno trovato moltissimi bambini in quei campi di concentramento: questo spettacolo e iniziative simili devono servire come testimonianza, affinché certi orrori di cui l’uomo è stato capace nel corso della storia non vengano taciuti».
“Filastrocche della nera luce” sono quelle di bambini costretti a conoscere la morte e a vivere al buio. Comuni e incolpevoli, questi piccoli hanno smarrito qualunque certezza nell’impossibilità d’individuare il confine tra il bene e il male e questo lavoro teatrale, con grande efficacia, pone la questione già dal primo atto. Giuseppe Manfridi, considerato uno dei maggiori drammaturghi italiani (alcuni suoi titoli famosi sono: Giacomo, il prepotente, Ti amo, Maria!; Ultrà e Vite strozzate per il cinema), con un testo dal forte pathos spinge alla totale immedesimazione permettendo a quelle voci di sopravvivere divenendo memoria collettiva che – noi tutti ci auguriamo – possa davvero insegnare all’Uomo qualcosa d’importante sulla propria umanità e a distinguere davvero quella linea sottilissima che separa il bene dal male.
[…] Brani celebri come A night in Tunisia di Gillespie, La vita è bella di Piovani, Schindler’s List di Williams, Pure Immagination di Bricusse e The Shadow of Your Smile di Mandel, legano le memorie, l’intervallarsi delle scene, restituiscono i sentimenti e le atmosfere di uno dei momenti più bui della storia dell’umanità. Conferiscono dignità alle persone perdute in quest’orrore, divenendo la colonna sonora di ritratti inediti di alcuni protagonisti e vittime dell’olocausto, come Anna Frank, che appare in un filmato realizzato prima della deportazione, o una donna ebrea costretta a mostrarsi bella e perfetta davanti alla cinepresa, nonostante la consapevolezza che ad aspettarla sia soltanto la morte. Alla musica sono affidati il ricordo, il dolore, lo struggimento, l’abbraccio e la consolazione. Continua a leggere su Metropoli on line […]