«Comprendiamo le motivazioni (rischi ingestibili per i conti pubblici, alterazioni del mercato e iniquità tra i contribuenti) che hanno portato al blocco delle cessioni dei crediti di imposta nell’edilizia, ma riteniamo necessario che quanto messo in campo fino ad oggi vada gestito trovando una soluzione che non metta in ginocchio famiglie e imprese». A dirlo, in occasione dell’incontro di lunedì 20 a Palazzo Chigi, è Mauro Lusetti, copresidente dell’Alleanza delle cooperative, anche a nome del presidente, Maurizio Gardini, e del copresidente Giovanni Schiavone. Il coordinamento unisce le cooperative aderenti alle tre maggiori confederazioni del settore: Associazione generale delle cooperative italiane (Agci), Confcooperative e Legacoop.
Un’urgenza da affrontare subito, secondo Alleanza delle cooperative, è quella delle difficoltà degli istituti di credito connesse alla loro “capacità fiscale”, necessaria all’assorbimento di tali crediti, che potrebbe essere incrementata mediante la possibilità di compensare con i crediti d’imposta anche le somme relative agli F24 che la clientela affida agli istituti di credito per il successivo versamento all’Erario. Questo incremento potrebbe essere limitato, in un primo momento, all’assorbimento degli stock di crediti già presenti sul mercato: quelli originati nel 2021 e nel 2022 e che imprese e famiglie non sono riusciti a cedere, e quelli relativi ad interventi già avviati.
Un secondo capitolo urgente, secondo il coordinamento delle associazioni cooperativistiche, è quello degli immobili delle Onlus, per legge orientati a svolgere in via esclusiva attività di interesse generale senza fini di lucro, e dei soggetti operanti nel settore dell’edilizia residenziale sociale, come gli enti di edilizia residenziale pubblica e cooperative edilizie a proprietà indivisa. Alleanza delle Cooperative indica la necessità di intervenire su questo ambito confermando l’accesso di Organizzazioni di volontariato, Associazioni di promozione sociale e Onlus, comprese le cooperative sociali, all’opzione della cessione del credito, senza tuttavia estendere tale opportunità in forma indiscriminata a tutti gli incentivi, bensì circoscrivendola a quelli connessi alle esigenze di gestione del rischio sismico e a quelli per interventi di efficientamento energetico su edifici in classe F e G.
Altro fronte “caldo”, i cantieri di particolare rilevanza sociale. Soprattutto quelli attivati a seguito delle gare, bandite tra enormi difficoltà nel 2020, per lavori di riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico adibito ad alloggi di edilizia residenziale pubblica. Tra i principali titolari di questo patrimonio gli ex-Iacp che per affidare i lavori debbono seguire, per legge, procedure di affidamento più complesse rispetto ad un singolo proprietario o ad un condominio.
Per questo l’Alleanza, per poter recuperare i tempi più lunghi legati anche a difficoltà finanziarie, fermo restando che tutti i cantieri sono già avviati, chiede di spostare il punto di controllo dell’esecuzione di almeno il 60% dei lavori da giugno a settembre 2023 ed una minima proroga del termine di fine lavori da dicembre 2023 a marzo 2024. Allo stesso modo, i benefici immediatamente percepibili prodotti dal Superbonus sui soci assegnatari delle cooperative edilizie a proprietà indivisa indicano, a giudizio dell’Alleanza, la necessità di una proroga selettiva per i patrimoni sociali al termine ultimo del 31 dicembre 2023, per consentire l’avvio di nuovi cantieri.
Infine, l’Alleanza delle cooperative sostiene l’esigenza di una riforma dell’intero sistema dei “bonus edilizi” che si ispiri ad alcuni capisaldi, quali la limitazione ad interventi di riqualificazione energetica; una misura dell’agevolazione tale da richiedere sempre e comunque la compartecipazione economica e la responsabilità dei contribuenti; una modulazione con riferimento allo stato e alla vetustà degli immobili, alla classe energetica, alle condizioni socioeconomiche dei cittadini, alla meritevolezza sociale e all’eventuale collocazione in territori particolarmente svantaggiati; la stabilizzazione delle misure in un testo unico, che assicuri certezza del diritto e possibilità di pianificazione da parte dei contribuenti e delle imprese.