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Sudan, la sanguinosa guerra dimenticata

Secondo l'Onu un anno di conflitto tra esercito e paramilitari ha prodotto 8,3 ml di sfollati, con 3,7 ml di bambini colpiti da malnutrizione

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Mentre gli occhi del mondo sono puntati su quanto sta accadendo a Gaza e in Ucraina, entrambi conflitti che hanno rapito l’attenzione dei media da mesi a questa parte, in un altro paese del mondo, situato in un continente spesso posto in secondo piano, una crisi umanitaria di proporzioni enormi si sta consumando nel silenzio mediatico. Il continente di cui si parla è l’Africa, e il paese, il Sudan.

Da quando la sanguinosa guerra tra il generale delle forze armate Abdel Fattah al-Burhan e il leader delle forze paramilitari Rapid Support Forces (Rsf) Mohamed Hamdan “Hemedti” Dagalo si è abbattuta sul Sudan il 15 aprile 2023, la popolazione si è trovata al centro di un fuoco incrociato che ha causato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati. 

Stando a quanto riportato da varie agenzie delle Nazioni Unite, si parlerebbe di 8,3 milioni di sfollati, circa il quadruplo rispetto ai due milioni di Gaza, mentre si stima che la metà della popolazione sudanese, e quindi circa 25 milioni di persone, necessiti di aiuti umanitari. Secondo l’Unicef, quasi 3,7 milioni di bambini saranno colpiti da malnutrizione acuta nel corso di quest’anno se non verranno messe in atto azioni concrete per contrastare la carestia di cibo indotta dalla guerra. Sempre secondo l’Unicef, il Sudan rappresenta oggi la più grande crisi di sfollati al mondo.

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Inoltre, la crisi umanitaria è esacerbata dall’impossibilità per le Ong di raggiungere molti dei territori colpiti dal conflitto. A febbraio, il generale delle forze armate Abdel Fattah al-Burhan aveva annunciato che non sarebbe più stato possibile inviare aiuti umanitari in territori sotto il controllo delle Rsf. Anche l’accesso alle aree colpite attraverso paesi confinanti quali il Ciad è fortemente limitato.

Per quanto riguarda le possibili soluzioni, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), assieme all’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), a febbraio avevano lanciato un appello riguardo un piano da 2,7 miliardi di dollari che avrebbe tentato di attenuare la crisi tramite la consegna di aiuti umanitari a oltre 14 milioni di persone. Ad oggi però, quel piano è stato finanziato solo al 5%, stando a quanto riportato da Human Rights Watch.

Lo scorso 8 marzo, invece, con la risoluzione 2724, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva fatto appello per un cessate il fuoco immediato in Sudan durante il mese del Ramadan, iniziato il 10 marzo e che durerà fino al 9 aprile. Tuttavia, tale appello non sembra sia stato ascoltato da nessuna delle due parti coinvolte nel conflitto.

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Emanuele Gualandri
Emanuele Gualandri
Laureato in Politica e Diritto internazionale all'Università Statale di Milano. Ha lavorato su Milano come videogiornalista occupandosi di casi di cronaca locale e nazionale nonché politica e movimenti sociali. Ha realizzato analisi sotto forma di video-approfondimenti su YouTube per la pagina di informazione “inBreve”, attirando migliaia di visitatori. Al momento si trova a Bruxelles per conseguire un master in giornalismo e media alla Vub (Vrije Universiteit Brussel).
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