Ci sono eventi che lasciano segni nell’animo dei testimoni e dei contemporanei e affidano anche alle generazioni future lezioni di vita. Uno di questi eventi, che abbiamo tutti vissuto con particolare partecipazione per la tanto attesa (dal 1968) vittoria finale della nazionale italiana, è Euro 2020, il campionato d’Europa di calcio. Appuntamento annullato lo scorso anno, data naturale di svolgimento, causa pandemia, e svolto quest’anno, oltretutto con una formula inedita riguardo i luoghi di svolgimento, non legati a una sola nazione ospitante.
Ce ne sarebbe già a sufficienza per dare a questo evento sportivo il significato più ampio di un rito collettivo di rinascita, di afflato che unisce le comunità nazionali in un unico desiderio di vita. Ma c’è dell’altro. Molto di più. Che la potenza delle immagini fisserà per sempre.
Di questo europeo rimarranno per sempre scolpite nella nostra memoria e nella storia alcune immagini:
– un uomo generoso che corre dal compagno di squadra crollato a terra e gli salva la vita con il massaggio cardiaco;
– gli altri compagni di squadra che fanno scudo al voyeurismo delle telecamere, lasciando nel privato momenti che tali dovrebbero essere, in un’epoca in cui prevale invece l’esibizionismo sfrenato;
– un uomo, che prima di essere allenatore è un padre che soffre la ferita peggiore che possa sfregiare un genitore, che sa bene che esiste ben altro nella vita oltre una partita di calcio e diventa esempio vivente, con gesti e parole, della forza dei valori dello sport;
– un atleta caduto che pur di dare conforto ai suoi compagni sta nel gruppo anche con le stampelle;
– i sudditi di una ex potenza coloniale, che ha altezzosamente posseduto (nel più ampio senso letterale del termine) una fetta consistente di mondo, che dopo aver ricevuto l’omaggio degli avversari per il proprio valore, sfilando fra le due ali degli atleti vincitori plaudenti, platealmente si sfilano dal collo il segno dell’onorevole secondo posto, dimostrando che nella loro bolla sociale il tempo è fermo da secoli;
– due uomini che hanno affrontato insieme mille battaglie, e di cui uno ora sta affrontando la sfida più importante per la sua stessa vita, che non nascondono le lacrime in un abbraccio che suggella la conquista di un sogno comune ed è la rappresentazione plastica dei valori dell’amicizia e della lealtà.
I nomi non contano: non c’è bisogno di citarli. E poi ditemi che lo sport, a qualunque livello, è solo tempo libero e non anche scuola di valori universali!