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Lo spazio come discarica

Nel 2025 via alla raccolta di detriti in orbita da parte dall’Agenzia spaziale europea: problema serio vista l'enorme mole di rifiuti spaziali

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Il 4 ottobre del 1957 fu lanciato lo Sputnik 1, il primo satellite artificiale mandato in orbita intorno alla Terra. Era costituito da una sfera di metallo del diametro di 58 centimetri con 4 antenne radio esterne per trasmettere impulsi e rimase in orbita per tre settimane prima che le sue batterie si esaurissero. Continuò ad orbitare per altri due mesi prima di rientrare nell’atmosfera distruggendosi. Successivamente, il 3 novembre 1957, l’Unione Sovietica mandò nello spazio il primo mammifero, la cagnolina Laika, e il 12 aprile del 1961, il primo uomo, Jurij Gagarin.

Ad oggi sono stati effettuati oltre 5.500 lanci che hanno prodotto, fra l’altro, una massa di detriti di cui sono stati catalogati 9.000 oggetti più grandi di 20 centimetri: satelliti non più funzionanti, la maggior parte dei quali per uso militare, stadi propulsivi di razzi rilasciati nella fase finale di lancio, parti di navicelle, elementi di satelliti artificiali come bulloni, coperture termiche, scaglie di vernice, frammenti di esplosioni di esperimenti militari ed altro ancora. Ma si stima che il numero totale sia molto maggiore: decine di migliaia di oggetti di dimensioni tra i 10 e 1 cm e parecchi miliardi di oggetti minuscoli, tra 1 cm e 0,1 millimetri.

Tra gli oggetti curiosi che formano questa massa di detriti spaziali, ci sono un guanto, due macchine fotografiche, sacchi d’immondizia espulsi dagli astronauti, una chiave inglese, una pinza, uno spazzolino da denti, una cassetta degli attrezzi, tutti smarriti da operazioni spaziali. Alcuni si trovano in un’orbita bassa, vicini alla Terra e riescono ad attraversare, entro breve tempo, l’atmosfera terrestre, mentre altri, sono troppo lontani per rientrare e restano in orbita per moltissimi anni, secoli. Tutti questi detriti sono un potenziale pericolo per ogni futura operazione nello spazio: anche se di dimensioni ridotte, una eventuale collisione avrebbe luogo a una velocità elevatissima, superiore a un proiettile, con effetti facilmente immaginabili sia per i satelliti sia per gli eventuali astronauti.

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È possibile che alcuni di essi arrivino anche sulla Terra, nonostante viaggino a 36.000 chilometri di altezza e nonostante la presenza dell’atmosfera: tra i 200 e i 440 oggetti ogni anno. La maggior parte sono rientri guidati, indirizzati in un’area dell’Oceano Pacifico conosciuta come “polo dell’inaccessibilità” o “Point Nemo”, che corrisponde al punto più lontano da tutte le terre emerse tra la Nuova Zelanda e l’America del Sud: una discarica di rifiuti spaziali, in pratica. Ma alcuni incidenti sono successi, come in Australia occidentale, dove il rientro anticipato di un satellite provocò una pioggia di detriti, o come il detrito di un satellite russo che sfiorò un aereo in volo tra Santiago del Cile e la Nuova Zelanda.

Il problema è destinato ad aumentare costantemente vista la media annuale di nuovi lanci, circa 100: a oggi ce ne sono circa 2.000, ma molti altri verranno lanciati nei prossimi anni.

Studi e ricerche sono stati avviati per trovare una soluzione. Alcuni prevedono il riutilizzo dei satelliti e quindi il loro rientro integro sulla Terra con lo scopo di limitarne l’abbandono in orbita, altri stanno cercando di mettere a punto un sistema per ripulire lo spazio.

Nel 2025 si avvierà una missione di raccolta di detriti spaziali a cura di un consorzio di aziende finanziato dall’Agenzia spaziale europea (Esa). Tra gli obiettivi, vi è anche quello di sviluppare soluzioni che consentano di effettuare un lancio e recuperare anche gli elementi di scarto in modo da non lasciarli in orbita.

Anche per lo spazio, dove è già diventato un problema, serve fare prevenzione: Il primo passo, per evitare la produzione dei detriti spaziali, è sicuramente quello di convincere i vari Paesi impegnati nei lanci a prendere provvedimenti per limitare all’origine la loro creazione. Le Nazioni Unite stanno lavorando da tempo alla realizzazione di un piano di intervento, che si scontra con la difficoltà di raggiungere un accordo su base internazionale.

Tutti noi pensavamo che quello dei rifiuti fosse un grave problema della Terra, un’emergenza globale di cui sentiamo continuamente parlare, ma noi umani ci sappiamo stupire da soli, arrivando ad inquinare ogni luogo in cui svolgiamo delle attività, anche lo spazio: a quando l’inaugurazione della prima discarica sulla Luna?

Volendo, si può pensare anche a Marte!

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Matteo Lai
Matteo Lai
Naturalista, subacqueo, velista ed esperto di educazione ambientale: il mare è la sua passione. Da qualche anno collabora con una società che si occupa di turismo scolastico dove si occupa di educazione ambientale e vela puntando sempre la sua attenzione sui temi della tutela ambientale e della natura. Con la fondazione di One World ha un obiettivo molto semplice: sensibilizzare i cittadini sul valore della tutela ambientale. One World, che ha sede ad Andria (BT), è un’associazione no profit per la tutela ambientale, nata dal desiderio di smuovere la coscienza sociale al fine di radicare nuovi valori ed innescare, così, un circolo virtuoso di comportamenti eco–friendly consapevoli. Tutte le attività che l’associazione One World promuove hanno sempre una valenza educativa finalizzata alla diffusione di una maggiore conoscenza, sensibilizzazione e rispetto dell’ambiente.
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