Fenomeno. Immenso. Leggendario. Questi solo alcuni degli appellativi con i quali tanti italiani hanno descritto Jannik Sinner. Consultare lo Zanichelli per trovarne di nuovi. Ma questo è l’effetto Sinner: un popolo che si ritrova in una brinosa mattina di gennaio a tifare un ragazzo di 22 anni come fosse la nazionale di calcio.
E di calcio, stavolta, non si tratta. L’Italia popolare ha scoperto anche il tennis, grazie allo splendido trionfo di Jannik negli Australian Open. Il primo di un italiano dopo quello di Adriano Panatta al Roland Garros del 1976. Con l’incredula consapevolezza che non rimarrà l’unico.
Per capire la portata del fenomeno, basta aprire la home dei nostri social network: Sinner è ovunque, anche nei post di chi pensavamo che una pallina da tennis l’avessero vista solo per farci giocare il loro cane. Ed ora diventa magicamente il simbolo del trionfo italiano nel mondo.
Una pallina, una racchetta e un ragazzo dai capelli arancioni da solo nel campo. Contro campioni del calibro di Novak Djokovic, battuto per l’ennesima volta nel giro di pochi mesi. Il modo in cui è arrivata questa vittoria rende, poi, tutto ancora più bello. Il russo Daniil Medvedev si è dimostrato un campione vero che, se in giornata, può essere in grado di mettere in difficoltà chiunque. I primi due set se li è aggiudicati lui e in pochi avrebbero pensato che Jannik se la sarebbe cavata.
Ma Sinner non ha mai mollato, non ha mai staccato la testa, neanche per un secondo, cominciando a giocare sempre più sciolto. Dopo aver fatto suo il terzo set, la grande paura è passata, lasciando spazio ad un’attesa spasmodica che preannunciava il successo. Era questione di tempo: 2-2 e 3-2 finale. Rimonta completata e leggenda assicurata.
«Ringrazio i miei genitori per avermi sempre lasciato libero di scegliere». Questa la frase più significativa della sua intervista post partita. Dopo 3 ore e mezza di sofferenza e di grande corsa. Un concetto che sembra semplice ma nasconde un monito intergenerazionale, quello di dare fiducia ai giovani, ai figli. Anche quando sembra di non intravedere talento.
Lasciate seguire ai bambini le loro passioni, che sono anche i loro sogni. Lasciateli esprimere e, perché no, essere liberi di sbagliare. Che magari un nuovo Sinner lo abbiamo già in casa, senza saperlo. Nello sport come in ogni altro campo. Nel frattempo, però, continueremo a goderci il talento di Jannik, ad abbracciarci per ogni punto conquistato e disperarci per ogni errore. È iniziata la febbre Sinner: reggetevi forte, siamo solo all’inizio di questo bellissimo viaggio.