«Governo e Parlamento dimenticano l’articolo 21 della Costituzione». In un momento in cui i giornalisti vengono aggrediti o intimiditi perché fanno il loro lavoro di informare correttamente e completamente i cittadini, la politica non fa nulla per contrastare querele-bavaglio, riduzione dei posti di lavoro e aumento vertiginoso di precariato e sfruttamento, né per evitare lo «smantellamento progressivo dell’autonomia e del pluralismo dell’informazione, pilastro di ogni democrazia», garantito dall’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani, l’Inpgi.
Con una pagina a pagamento acquistata sui principali quotidiani nazionali, il sindacato unitario dei giornalisti italiani, la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), lancia l’allarme: «Il diritto dei cittadini a essere informati è sotto attacco». L’immagine di una macchina per scrivere senza tasti, il simbolo storico del giornalismo italiano “imbavagliato”, campeggia sul testo dell’appello della Fnsi, perché la politica non dimentichi che, con l’articolo 21, i Costituenti hanno voluto sancire non solo il diritto ad esercitare il lavoro di informare liberi da bavagli e costrizioni, ma anche l’eguale diritto dei cittadini ad essere correttamente e completamente informati, per poter esercitare realmente quella sovranità popolare sancita dall’articolo 1 della stessa Costituzione.
Questo diritto di tutti i cittadini oggi viene messo sotto attacco, dice il sindacato dei giornalisti. Un sindacato unitario perché, subito dopo la lotta di Liberazione dal nazifascismo, riconquistata la libertà furono tre i pilastri aggiunti alla neonata democrazia per supportare insieme la sovranità popolare: la legge sulla stampa, la nascita di un sindacato unico e unitario dei giornalisti perché le divisioni ideologiche non indebolissero l’esercizio della loro funzione e un welfare gestito direttamente dagli stessi lavoratori dell’informazione attraverso un Istituto di previdenza autonomo, l’Inpgi, interamente sostitutivo dell’Inps e quindi senza pesi sullo Stato e sulle tasse dei cittadini.
Lavoro, diritti e welfare che oggi subiscono continui e pesanti attacchi, senza che Governo e Parlamento alzino forte la loro voce per difendere i giornalisti e l’intero settore dell’informazione e, con essi, il diritto dei cittadini ad essere informati e sovrani.
L’appello della Fnsi pubblicato sui quotidiani
Il diritto dei cittadini a essere informati è sotto attacco. I giornalisti sono nel mirino di organizzazioni criminali e neofasciste. Vengono quotidianamente intimiditi, minacciati, picchiati per via del loro lavoro.
Una crisi senza precedenti mette in ginocchio il settore dell’editoria. L’occupazione è sempre più precaria. Migliaia di giornalisti sono costretti a lavorare senza diritti, senza tutele e con retribuzioni indegne di un Paese civile.
Governo e Parlamento dimenticano l’articolo 21 della Costituzione.
Non vogliono fermare le querele bavaglio.
Non vogliono norme per l’equo compenso e per contrastare il precariato.
Lasciar affondare l’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani significa dare il via allo smantellamento progressivo dell’autonomia e del pluralismo dell’informazione, pilastro di ogni democrazia. Governo e Parlamento non lascino morire l’informazione italiana.