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Sanità: liste d’attesa nel Lazio, un calvario. E così uno su cinque rinuncia alle cure

Cittadinanzattiva: il 22,6% cancella visite per lontananza, tempo o motivi economici. Attese anche di un anno ma se paghi i tempi sono rapidi

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«Il primo problema delle liste d’attesa in sanità è che non c’è un numero sufficiente di personale sanitario nella nostra regione. Il secondo, e non meno importante, è legato all’organizzazione dell’accesso alle liste d’attesa, cioè al Recup, il sistema di prenotazione online». Elio Rosati, segretario di Cittadinanzattiva Lazio, storica associazione civica che si occupa anche di valutare lo stato dei servizi sanitari, commenta i risultati del recente nuovo monitoraggio effettuato sul sistema delle liste d’attesa laziali. Sono stati intervistati 792 cittadini, di cui più della metà donne (67%). Il monitoraggio segue quello effettuato sei mesi fa, nello scorso febbraio.

I risultati della ricerca (si possono consultare integralmente cliccando qui: Monitoraggio civico liste attesa in sanità-settembre 2023) mettono in evidenza le difficoltà e le inefficienze riscontrate dai cittadini laziali. «Da due anni – continua Rosati – per il Recup è stata rimodellata una nuova piattaforma integrata da call center. Il sistema ricalca quello tarato durante il periodo del covid, che ha prodotto buoni risultati ed è stato poi allargato, in via sperimentale, ad altri servizi sanitari».

Secondo i dati che emergono dal monitoraggio di Cittadinanzattiva Lazio, uno dei primi problemi è la non osservanza dei tempi di prenotazione di visite e/o analisi mediche. I tempi lunghi, a volte molto lunghi (con picchi di oltre un anno), sono la regola, purtroppo. Poi, c’è il mancato rispetto dell’ambito territoriale di cura. La gran parte degli intervistati, più di un terzo (33,7%), si è dovuto recare in una Asl diversa dalla propria (nel precedente monitoraggio del febbraio 2023 era il 35,7%). Quasi un altro terzo (29,3%, ma lo scorso febbraio era il 28,6%) ha dovuto rivolgersi a un Distretto della propria Asl diverso da quello di residenza. E molto meno di un quarto dei cittadini ha potuto accedere alla prestazione nel proprio Distretto di residenza (il 22,8%; era il 21,4% nel febbraio scorso)

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Altri dati generali del monitoraggio permettono un bilancio indicativo: il 40,9% (era il 41,4%) si è rivolto al servizio sanitario pubblico; il 20,4% ha ricevuto la prestazione in intramoenia; il 6,5% ne ha usufruito in extramoenia; il 4,3% si è rivolto ad altre Regioni. Il dato veramente preoccupante riguarda quel 22,6% delle persone (quindi più di una su cinque) che hanno dichiarato di non aver usufruito della prestazione per l’eccessiva distanza dal luogo di residenza, per mancanza di disponibilità economica o per mancanza di disponibilità di tempo.

L’indagine ha tenuto conto anche di segnalazioni raccolte per il tramite dei social media, che confermano il giudizio dei cittadini e, in alcuni casi, lo inaspriscono. Molti hanno sottolineato che nella “normale” lista d’attesa i tempi sono sempre fuori controllo, anche nel caso di patologie importanti. Altri lamentano il fatto che il posto fruibile per primo, sempre dopo almeno sette mesi di attesa, è fuori dalla propria Asl. Residenti a Roma trovano posto a Latina; da Tivoli si viene spediti al San Filippo Neri di Roma, se non addirittura fuori regione, in Abruzzo.

Tuttavia, tutto cambia con i servizi intramoenia, il servizio a pagamento erogato dalle strutture sanitarie pubbliche: visite e esami rispettano l’ambito territoriale e i tempi si riducono di molto, all’arco di pochi giorni, a fronte di un pagamento della prestazione tra i 120 e i 400 euro. «Le liste di attesa – ne conclude Elio Rosati – pongono il problema fondamentalmente dell’organizzazione del servizio. Tutti i diversi attori, dal medico di base allo specialista, dal Recup alle direzioni aziendali, devono organizzare la filiera di accesso in modo lineare».

Nel documento, Cittadinanzattiva Lazio avanza una serie di proposte operative per migliorare il servizio. Una delle più immediatamente fattibili riguarda un format online aperto per le segnalazioni dei cittadini: https://segnalazionilazio.cittadinanzattiva.it. Già oggi, con la collaborazione del Policlinico Tor Vergata e della Asl Rm 1, su segnalazione dell’associazione i casi particolarmente urgenti vengono presi in carico e gestiti direttamente dalle Aziende sanitarie.

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Salvatore Speranza
Salvatore Speranza
Romano, di formazione epistemologo e teorico della comunicazione. È giornalista e divulgatore scientifico per vari supplementi culturali, scrivendo di matematica, scienze cognitive e naturali, oltre che di comunicazione e di sociologia politica. È presidente regionale Lazio di una storica associazione civica nazionale, per la quale segue prevalentemente i settori ambiente e rifiuti, politiche sociali, relazioni istituzionali e governance.
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