Alexei Navalny, da molti ritenuto il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin, è stato condannato a un ulteriore periodo di detenzione di 19 anni per «estremismo». Navalny si trova in carcere già dal 2021 e da allora sta scontando una pena detentiva di oltre 11 anni a seguito di due condanne basate su accuse da moltissimi considerate pretestuose e motivate politicamente.
Nel gennaio 2021 è stato condannato per aver violato la libertà vigilata e non essersi presentato in Russia per un controllo, seppur in quel momento egli fosse in Germania ricoverato per avvelenamento, secondo molti probabilmente organizzato proprio dal governo russo. Successivamente, nel maggio del 2022, è stato condannato ad altri 9 anni dopo aver perso il ricorso in appello per accuse di frode e appropriazione indebita. Anche in questo caso, le accuse erano state ritenute da lui e da moltissimi altri di matrice politica. A seguito di quella condanna Navalny era stato spostato nella prigione di massima sicurezza di Melekhovo, dove si trova ancora.
La nuova condanna ad altri 19 anni arriva invece per via del suo Fondo anticorruzione (Fbk), attraverso il quale Navalny aveva portato avanti indagini nei confronti del regime di Vladimir Putin e dei corrotti sistemi alla sua base. Già dal 2021 l’ente era però stato liquidato in quanto considerato dalla magistratura «organizzazione estremista».
Per questo oggi Navalny è stato condannato con l’accusa di «estremismo» e di promozione al nazismo. Anche questa volta, i capi d’accusa sono piuttosto vaghi e molti ritengono che l’ulteriore condanna sia stata inflitta principalmente come una punizione esemplare per intimidire chiunque voglia opporsi al regime.
In Russia non è raro che gli oppositori politici vengano condannati con accuse poco solide. L’obiettivo è la repressione del dissenso e, nel corso degli anni, Alexei Navalny è diventato un bersaglio prioritario del governo di Putin. Dopo aver raggiunto un grande consenso, testimoniato dai milioni di followers raggiunti sulle sue varie piattaforme social, Navalny ha iniziato una campagna di dissenso nei confronti del regime di Putin, organizzando manifestazioni, conducendo indagini ed esponendo la corruzione del regime autoritario russo anche attraverso documentari rilasciati su YouTube e divenuti estremamente popolari.
A seguito della condanna, numerose organizzazioni per i diritti umani, così come alti funzionari dell’Unione Europea e persino l’Onu, hanno espresso il loro dissenso rispetto alla decisione della corte, definendola inaccettabile.