L’Italia del rugby chiude la sua campagna al Sei Nazioni 2025 con una vittoria e quattro sconfitte: 5 punti e un quinto posto in classifica che lascia, per il secondo anno consecutivo, il cucchiaio di legno al Galles. Insomma, un torneo tutto sommato positivo, che ha visto la squadra di Gonzalo Quesada alternare prestazioni più che positive ad altre meno.
L’esordio contro la Scozia a Murrayfield poteva dare di più agli Azzurri, nonostante un risultato comunque non particolarmente largo dei padroni di casa (31-19). Il debutto allo Stadio Olimpico ha visto l’unica vittoria del torneo contro un Galles in grande difficoltà: 22-15 il risultato finale, anche se l’Italia avrebbe potuto vincere in maniera decisamente più larga.
La partita in cui si doveva portare a casa il successo è stata vinta. Contro la Francia, però, è arrivato un calo di tensione soprattutto in difesa: 24 i punti messi a referto contro la corazzata transalpina (l’Irlanda ne ha fatti 27 e l’Inghilterra 26), ma con ben 11 mete segnate dagli ospiti, per un totale di 73 punti subiti. Una brutta batosta che ha riportato a galla reminiscenze di cupi tornei del passato.
La difesa è stato il punto debole anche contro l’Inghilterra a Twickenham: anche qui, 24 punti messi a segno, ma 47 subiti. Troppi. La prova d’orgoglio, però, c’è stata nell’ultimo match contro l’Irlanda, squadra al terzo posto del ranking mondiale. La difesa tiene bene e l’Italia riesce addirittura a sfiorare la vittoria se non fosse per un grosso problema di indisciplina nel secondo tempo. Alla fine, il risultato distanzia gli Azzurri appena di 5 punti dall’Irlanda. Un vero peccato.
Certo è che l’Italia può vantare in squadra almeno tre giocatori di livello mondiale come Nacho Brex, sempre presente e sempre efficace, il solito Ange Capuozzo, pericolosissima ala, spina nel fianco delle difese, e il nuovo che avanza, di nome Tommaso Menoncello.
È il classe 2002 del Benetton Treviso il man of the tournament per le fila azzurre: un giocatore di cui si sottovaluta la potenza e la tecnica, oltre che gli ulteriori margini di miglioramento. Già, perché a 22 anni potrebbe essere titolare in qualsiasi altra squadra del pianeta, a partire da All Blacks e Sudafrica. La partita contro l’Irlanda lo ha dimostrato per l’ennesima volta.
Il futuro dell’Italrugby è decisamente promettente e questo torneo, nonostante risulti peggiore rispetto a quello dell’anno scorso, aiuta a mantenere una dimensione internazionale da squadra di Tier 1. Esattamente ciò che serve.