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Roma città aperta

La Giunta capitolina ha formalizzato l'adesione, che era ferma dal 2006, alla Rete della Pa anti-discriminazione sull'orientamento sessuale

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La Giunta capitolina ha approvato la delibera che formalizza l’adesione di Roma Capitale a Ready, la Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, di cui era stata tra le città promotrici fin dal 2006. L’obiettivo della Rete è la collaborazione fra enti locali ed altre istituzioni per individuare e diffondere culture e politiche inclusive delle differenze e sviluppare azioni di contrasto di ogni forma di discriminazione e violenza nei confronti delle persone Lgbtqia+.

«Quello di oggi – ha commentato Monica Lucarelli, assessora capitolina alle pari opportunità – è un atto amministrativo, previsto dal regolamento della Rete, a cui Roma Capitale non aveva ancora dato seguito in questi anni. Con questo atto si conferma quindi la profonda presa di responsabilità del sindaco, Roberto Gualtieri, e dell’Amministrazione tutta nel voler portare avanti, attraverso l’assessorato alle pari opportunità e l’ufficio diritti Lgbt+, un lavoro serio e concreto che metta al centro politiche di inclusione per la comunità lgbtqia+. Fare parte di Ready è un passaggio importante che ci dà la possibilità di confrontarci con le tante amministrazioni locali che da anni si battono contro ogni tipo di discriminazione omolesbobitransfobica, promuovendo una cultura dell’accoglienza e del rispetto in cui le differenze sono considerate una risorsa da valorizzare»

«Ad ottobre – ha detto Marilena Grassadonia, coordinatrice dell’ufficio diritti Lgbt+ – a Parma, insieme all’assessora Lucarelli, sarò presente all’incontro annuale della Rete insieme ad esponenti di tante amministrazioni locali. La condivisione di buone prassi è infatti uno degli strumenti fondamentali per rendere le nostre città luoghi sempre più inclusivi e giusti. È importante sottolineare anche come la Rete si ponga come soggetto attivo per il riconoscimento dei diritti delle persone lgbt+ nei confronti del Parlamento, sulla base delle numerose affermazioni contenute nelle risoluzioni e nei trattati dell’Unione Europea».

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