Sapevamo che solo alla morte non c’era rimedio invece, a Roma, sei umiliato dalla burocrazia e dall’incuria che ti perseguitano anche dopo l’ultimo respiro. Lo scandalo delle bare accatastate nel cimitero capitolino di Prima Porta, in attesa di tumulazione o cremazione, è il segnale più visibile, tra i tanti degli ultimi anni, della perdita del senso di dignità e rispetto per la vita umana che la classe politica e l’omertoso, sì, mi dispiace usare questo termine ma è la realtà, comportamento dei funzionari addetti alla macchina burocratica, dimostrano verso i cittadini. Uno scandalo che dopo aver toccato da vicino, in silenzio, migliaia di semplici cittadini è diventato eclatante dopo la denuncia pubblica del deputato del Pd Andrea Romano, che ha perso il figlio due mesi fa e ancora non riesce a seppellirlo. Purtroppo per lui, che era restio proprio per il suo ruolo pubblico a rendere noto il suo calvario, e per tutte le altre famiglie in questa situazione, finché qualcuno non urla non viene ascoltato.
In precedenza qualche osservatore più attento avrà notato, lungo le strade cittadine, la campagna di manifesti lanciata dal signor Oberdan Zuccaroli: «Scusa mamma se non riesco a farti tumulare». La madre, morta l’8 marzo scorso, dopo essere stata in isolamento da covid e quindi senza che i suoi cari abbiano potuto nemmeno porgerle un saluto nei suoi ultimi giorni, giace da allora in una bara al deposito del cimitero Flaminio. Oberdan ha quindi deciso di raccontare la sua storia su pannelli al led grandi 9 metri per 7, lungo via Appia, allo Scalo di San Lorenzo, in via Monza e via Cristoforo Colombo all’incrocio con la Laurentina oltre ad altri 250 manifesti posizionati in tutti gli angoli di Roma. Non è bastato.
Hanno protestato anche gli operatori del settore funerario, delle agenzie private addette alle esequie, quando a dicembre si contavano oltre duemila bare, 2.000 a numero si capisce forse meglio, scusandosi con i clienti per non riuscire a far fronte alle loro esigenze a causa dei ritardi del Comune. Prima Porta, il cimitero Flaminio, è l’unica struttura della città con un forno crematorio, sei forni per l’esattezza di cui solo quattro funzionanti, con una media di 35 salme cremate al giorno. Problemi di personale, ma secondo l’Ama, che è direttamente responsabile della gestione, c’è stato solo un piccolo disguido del 35% di morti in più rispetto allo scorso anno, a causa del covid. E certo, che vuoi che sia per chi oltre al dramma della malattia sta vivendo anche quello di non poter seppellire le persone care. Burocrazia, su tutto, sempre, dinanzi alla vita e dinanzi alla morte, questo è diventata la mia città.
La sindaca Virginia Raggi si è scusata ieri, almeno questo, dando la colpa all’Ama che respinge le accuse e le rimanda al mittente. I conti di Ama sono in rosso da lungo tempo e oggetto di un braccio di ferro con l’amministrazione. Si parla di un anno circa necessario a realizzare nuovi impianti per smaltire gli “arretrati”, se così si possono definire le vite fuggite di migliaia di persone. Le cremazioni a Roma sono aumentate dalle tremila del 2000 alle sedicimila del 2020, ma questo processo di cambio nel costume funerario è avvenuto gradualmente e l’azienda non ha fatto nulla per adeguarsi alla nuova realtà lungo tutti questi anni.
Al cimitero Laurentino non è più possibile seppellire nessuno, il Verano, cimitero monumentale, libererà lotti e tombe in scadenza, a Prima Porta invece mancano 350 posti prima del raggiungimento del limite massimo. E sta arrivando il caldo, le conseguenze, spiacevoli, ve le risparmiamo qui ma sono immaginabili. Secondo gli esperti occorreranno due anni per ripristinare una situazione di normalità
A chi scrive è capitato già nel 1994 di dover arrivare a Livorno da Roma per poter cremare il padre. Sette mesi di scaricabarile, anzi bara, sbattuto da una parte all’altra senza poter porre fine a ciò che era già finito. Va ribadito per sottolineare che accanto a un problema di cattiva gestione dell’attuale giunta Raggi c’è un problema storico nella gestione dei servizi funerari della città con qualsiasi giunta.
Il problema di Roma e di chi la gestirà dopo le elezioni previste per il prossimo settembre è che non ha più rispetto né per i vivi né per i morti. Non esiste alcun motivo per giustificare questo record negativo. E vi risparmiamo le erbacce incolte, le tombe senza nome e quelle scheggiate, la sporcizia, la devastazione dei servizi igienici per chi frequenta i cimiteri della Capitale. Li mortacci nostri, come con affetto chiamiamo le persone care perdute a questa latitudine, gridano vendetta.