Il presidente russo Vladimir Putin ha ottenuto una schiacciante vittoria alle elezioni che si sono tenute lo scorso weekend, riconfermandosi leader del paese per altri 6 anni, dopo quasi 25 anni al potere. In effetti, Putin guida la Russia come presidente o primo ministro dal dicembre 1999. Alla fine del suo quinto mandato, sarebbe il leader russo più longevo dai tempi di Caterina la Grande, che governò nel XVIII secolo.
Stando ai dati riportati dalla Commissione elettorale centrale russa, Putin avrebbe vinto con l’87% dei voti, equivalente a circa 76 milioni di elettori, mentre l’affluenza alle urne sarebbe del 73,33%. Una vittoria a dir poco impressionante, seppur non abbia generato alcuna sorpresa nel mondo occidentale.
Mentre il presidente cinese Xi Jinping, il primo ministro indiano Modi e il presidente turco Erdogan si congratulavano con Putin per il grande risultato, così come ci si sarebbe poi aspettato visto i legami tra questi paesi e la Russia, da paesi occidentali quali la Germania, la Polonia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti sono arrivate forti denunce a quelle che di fatto sono state elezioni che di democratico hanno avuto ben poco.
Giusto qualche settimana prima delle elezioni, infatti, il più grande nemico politico di Putin, Alexei Navalny, è stato dichiarato morto mentre scontava una pena detentiva in una remota colonia penale artica. In maniera analoga, tutte le principali fonti di dissenso nel paese sono fortemente represse e le voci indipendenti messe a tacere dai media russi, sostenuti e fortemente influenzati dal Cremlino. Gli altri candidati presenti in queste elezioni non rappresentavano infatti alcuna reale opposizione a Putin.
Inoltre, nessuna organizzazione di monitoraggio indipendente è stata in grado di osservare le elezioni e in molti hanno affermato che il processo elettorale fosse altamente suscettibile di manipolazione, a partire da quanto riportato nei territori ucraini occupati dai russi. Come riferito dal Washington Post, in queste zone gli ucraini sono stati costretti a votare alle elezioni presidenziali russe sotto la sorveglianza di soldati pesantemente armati e mascherati che hanno accompagnato i funzionari elettorali di casa in casa, bussando alle porte con l’intento di costringere alla partecipazione. Chiaramente, l’organizzazione delle elezioni nell’Ucraina occupata costituisce una violazione del diritto internazionale.
Nonostante gli sforzi da parte del Cremlino, non tutto è però andato come previsto. L’immagine dell’unanime supporto a Putin è stata rovinata da dozzine di attacchi ai seggi elettorali. In circa 20 regioni russe, alcuni cittadini hanno dato fuoco alle cabine elettorali o hanno versato vernice nelle urne. Tutti i soggetti coinvolti ora rischiano una condanna fino a cinque anni di carcere e in totale circa 74 persone sarebbero state arrestate in relazione a queste elezioni.
La reazione più significativa contro Putin si è verificata domenica a mezzogiorno, quando l’opposizione russa ha radunato i suoi sostenitori per la protesta chiamata “Mezzogiorno contro Putin”. L’iniziativa ha incoraggiato le persone a recarsi contemporaneamente alle urne alle 12 e a votare per qualsiasi candidato che non fosse Putin.
La manifestazione aveva lo scopo di mettere in discussione la legittimità di Putin, sia a livello nazionale sia internazionale. La vedova di Navalny, Yulia Navalnaya, si è unita alla protesta a Berlino e dopo aver votato ha dichiarato ai giornalisti di aver scritto il nome del suo defunto marito sulla scheda elettorale.