In questo momento molto particolare che stiamo vivendo, tutti gli organismi di controllo tengono «antenne altissime» sulle infiltrazioni mafiose nell’economia. Lo ha detto Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia, a 24 Mattino su Radio 24, parlando delle ricadute sociali del Pnrr, il Piano di ripresa e resilienza, che ha destinato risorse per uscire dalla crisi determinata dalla pandemia in atto. «La stessa direzione nazionale antimafia l’ha fatto – ha proseguito – proprio per una maggiore analisi delle segnalazioni per operazioni sospette, come di ogni altra transazione che la stessa Agenzia delle dogane segnala di volta in volta».
Attenzione ai massimi livelli da parte di tutti gli apparati dello Stato coinvolti: Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e anche l’Agenzia delle dogane hanno attivato l’allerta «per impedire alle società emanazione delle mafie di potersi infiltrare; e questo è l’aspetto cui guardiamo con maggiore attenzione», ha aggiunto il procuratore intervenendo alla radio del Sole-24 ore.
Per Cafiero De Raho «è necessario che lo Stato sia presente, che ci siano controlli costanti, frequenti», riprendendo così il tema ribadito lunedì dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, intervenuta a Foggia per presiedere il Comitato per l’ordine e la sicurezza. Comitato provinciale al quale il procuratore antimafia ha partecipato insieme al capo della Polizia, ai comandanti generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, ai vertici della locale Procura della Repubblica e della Direzione distrettuale antimafia di Bari.
«C’è tanta aspettativa da questo comitato provinciale e lo sappiamo: lo Stato non può che far sentire la propria presenza con forza, anche mettendo risorse aggiuntive», ha detto a Foggia la ministra Lamorgese. Per la titolare del Viminale, inoltre, «c’è bisogno di un intervento strutturato e forte che da solo può consentire efficaci risposte alle varie fenomenologie criminali che insidiamo il territorio». Lamorgese ha, quindi, ricordato che negli ultimi tempi ci sono state «400 misure cautelari, indagini complicate, con confische di patrimoni ingenti per quasi 30 milioni di euro».
E a Radio 24, approfondendo i temi trattati a Foggia, il procuratore Cafiero De Raho è tornato a puntare l’attenzione sulla prevenzione delle infiltrazioni della malavita organizzata nel territorio: «I controlli si danno per dare il senso della presenza dello Stato così come avviene nella provincia di Reggio Calabria e in quelle città dove le mafie sono forti e presenti, con una capacità di reazione nel caso via sia una possibile programmazione di un’azione criminale. Servono presidi fissi, il cittadino deve vedere che lo Stato è presente e il cittadino lo vede quando ci sono uomini in divisa che fanno i controlli. Questo sarà uno dei canali che sarà perseguito nel controllo e contrasto delle mafie foggiane e di San Severo».