Il primo ministro del Portogallo, António Costa, ha rassegnato le sue dimissioni nella giornata di martedì 7 dopo che è venuto a sapere di essere indagato in un caso di corruzione legato ad alcune miniere di litio e ad una centrale a idrogeno. Il caso ha colto di sorpresa il governo portoghese, specialmente perché Costa era uno dei leader di governo più longevi d’Europa. Era infatti al suo terzo mandato consecutivo, dopo che a gennaio dello scorso anno il suo partito, il Partito socialista, di cui è segretario generale, si era assicurato la maggioranza assoluta alle elezioni in maniera inaspettata, visto che i sondaggi pre-elettorali gli attribuivano solo la maggioranza relativa.
I dettagli dell’inchiesta, resa nota da un comunicato stampa rilasciato dalla procura generale portoghese, non sono ancora chiarissimi. Si tratterebbe di un’indagine su presunti casi di corruzione, sia attiva sia passiva, nonché traffico di influenze illecite e malversazione, riguardo l’assegnazione di licenze per l’estrazione di litio in due miniere situate nel nord del Portogallo. Costa ed altre figure di alto calibro avrebbero fatto pressioni per sbloccare il progetto.
Il litio rappresenta un materiale ricercatissimo ed è per questo molto costoso. Si tratta di una delle componenti fondamentali per la fabbricazione di batterie per auto elettriche, smartphone e apparecchi tecnologici, e viene anche utilizzato nel settore eolico per produrre i magneti delle pale eoliche stesse. Tuttavia, già in passato erano emerse controversie attorno ai progetti di estrazione del litio supportati dal governo portoghese, in quanto il materiale estratto sarebbe risultato di una qualità scadente a fronte di un impatto ambientale non sottovalutabile.
Quanto alla centrale a idrogeno, si tratterebbe di un grande progetto per la costruzione di un impianto a Sines, a circa 70 chilometri a sud di Lisbona, per la produzione d’idrogeno da fonti rinnovabili. Anche in questo caso vi sarebbero state pressioni illecite e corruzione.
Nell’ambito delle attività di indagine, la polizia avrebbe perquisito la residenza ufficiale del primo ministro assieme ad alcuni edifici ed uffici governativi, tra cui i ministeri dell’ambiente e delle infrastrutture. Inoltre, al momento ben cinque persone sarebbero state arrestate, tra cui Vítor Escária, capo di gabinetto di Costa.
A seguito delle sue dimissioni, António Costa ha affermato che questa è per lui la «fine di un capitolo» e che non intende ricandidarsi in futuro. Si è anche detto sorpreso dall’aver appreso dell’indagine e di essere tra gli indagati, e che si è dimesso con «la coscienza pulita».