La notizia è fresca: alle Olimpiadi di Parigi che si terranno questa estate, gli alfieri italiani saranno la schermitrice Arianna Errigo e il campione del salto in alto Gianmarco Tamberi. Più che meritate entrambe le investiture, soprattutto se si da un’occhiata ai loro curricula.
Per Errigo sono tre le medaglie olimpiche, di tutti i metalli: il bronzo a squadre a Tokyo 2020, l’argento individuale nel fioretto di Londra 2012 e l’oro a squadre nella stessa edizione. A questi successi, si aggiungono le 22 medaglie mondiali e le 19 a livello europeo. Insomma, un biglietto da visita niente male.
Stesso discorso vale per Tamberi, che si presenterà a Parigi da campione olimpico e mondiale in carica del salto in alto, ma è seriamente intenzionato a rincorrere il bis dopo Tokyo; magari, chissà, anche con l’obiettivo di attaccare il suo primato personale di 2,39 metri. Con il suo estro e la sua personalità eccentrica promette spettacolo anche durante la sfilata nello show di apertura dei Giochi.
Ma chi sono stati i portabandiera storici dell’Italia nel suo secolo di spedizioni olimpiche?
Nelle prime tre edizioni dei Giochi moderni non si è sfilato: questa splendida tradizione partì da Londra 1908, quando il primo alfiere azzurro fu Pietro Bragaglia, ginnasta ferrarese che, però, non prese parte a nessuna competizione in quella Olimpiade. Proprio per questo nacque un caso: nell’edizione successiva, quella di Stoccolma, il portabandiera fu un altro ginnasta, Alberto Braglia, tre volte medagliato. Negli anni, infatti, non si è mai ben compreso se il portabandiera nella cerimonia d’apertura di Londra fu Bragaglia o proprio Braglia, per via della somiglianza dei due cognomi. Una curiosa casualità o un errore?
Negli ultimi Giochi prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, a rappresentare l’Italia fu Giulio Gaudini, ennesimo schermidore d’oro di una tradizione sportiva che travalica i confini spazio-temporali. Si torna a Londra, nel 1948, quando il quattrocentista Giovanni Rocca issa il tricolore nella cerimonia d’apertura.
Ad Helsinki 1952 c’è spazio per la prima portabandiera italiana donna della storia: si tratta di Miranda Cicognani, ginnasta prodigio che a soli 15 anni fu l’immagine degli azzurri per la spedizione finlandese. Dopo tre edizioni affidate agli schermidori, con Edoardo Mangiarotti (1956-1960) e Giuseppe Delfino (1964), è il cavaliere Raimondo D’Inzeo l’alfiere delle rivoluzionarie Olimpiadi di Città del Messico 1968.
A D’Inzeo seguono il marciatore Abdon Pamich e uno dei più grandi tuffatori della storia, Klaus Dibiasi, mentre nelle tanto contestate Olimpiadi di Mosca 1980, caratterizzate dal totale boicottaggio della squadra statunitense, si sfila senza bandiera. Due mostri sacri dell’atletica azzurra, come Sara Simeoni e Pietro Mennea, sono gli alfieri rispettivamente a Los Angeles 1984 e Seoul 1988.
A Barcellona 1992 tocca ad uno dei grandi fratelli Abbagnale, Giuseppe, che ha fatto la storia del canottaggio mondiale, con il trionfo di Seoul ancora ben stampato nei ricordi degli appassionati. Ennesima rappresentante della scherma ad Atlanta 96 con Giovanna Trillini. Poi si cambia totalmente: si passa alla pallacanestro. L’alfiere della prima spedizione olimpica del nuovo millennio, quella di Sydney 2000, è Carlton Myers, leggenda della Fortitudo Bologna e fresco vincitore dell’Europeo del 1999 in Francia con la Nazionale.
Le Olimpiadi tornano dove tutto è iniziato, ad Atene, ed il tricolore è affidato all’immenso Jury Chechi, il “signore degli anelli”. Al canoista Antonio Rossi, a Pechino 2008, e alla leggenda della scherma Valentina Vezzali, a Londra nel 2012, succede la regina Federica Pellegrini, portabandiera della spedizione di Rio de Janeiro 2016. Infine, muniti di mascherina ed in piena emergenza Covid-19, la tiratrice a volo Jessica Rossi e il ciclista Elia Viviani guidano gli italiani nell’ultima Olimpiade disputata, quella di Tokyo 2020. Ora toccherà alla coppia Errigo-Tamberi condurre la sfilata azzurra, sia nella cerimonia d’apertura, sia nei loro rispettivi campi. In bocca al lupo.