Se dovesse essere confermata come definitiva la notizia che la maggior parte delle gare delle Olimpiadi invernali assegnate a Milano-Cortina si terranno ad Innsbruck, questo sarebbe un danno enorme per tutto il Paese, e non solo dal punto di vista dell’immagine. È inverosimile per non dire totalmente inaccettabile quanto è trapelato dalla dichiarazione del presidente del Coni Malagò che, da Mumbai, riferisce che sarebbe la città austriaca di Innsbruck, a 400 chilometri a nord di Milano, già organizzatrice di due edizione delle Olimpiadi Invernali, la sede per i giochi 2026.
Sbaglia chi ritiene che questa sia una notizia che interessa soltanto gli sportivi o i lombardi (e i piemontesi per l’esclusione della valutazione della pista di bob di Cesana-San Sicario). Questa è infatti una questione di rilievo nazionale sia dal punto di vista economico sia politico. È a tutti gli effetti inaccettabile che, a fronte di una valutazione di tempi e costi proibitiva per la realizzazione degli impianti a Cortina (tra i 140 e i 150 milioni di euro: motivo per cui sarebbe stata la Valsusa la terra da scegliere avendo già impianti predisposti e un “tesoretto” olimpico da sfruttare), il Governo abbia scartato questa opzione, preferendo invece investire all’estero somme dei contribuenti italiani invece che usarle per riqualificare i nostri impianti nazionali.
Rimettere in funzione l’impianto del ghiaccio di Cesana Torinese costerebbe, stante al dossier del 2013, 6 milioni di euro, al netto di altre spese per rifare la struttura e riqualificare la montagna stessa, che attualizzati ai nuovi costi energetici e con i rialzi post-Covid salirebbero a 30/35 milioni. Ovvero la stessa cifra preventivata per realizzare i giochi a Innsbruck.
Con la differenza, però, che nel primo caso i soldi dei contribuenti italiani resterebbero entro i confini nazionali, nel secondo i nostri soldi andrebbero all’estero per finanziare impianti che poi resterebbero di altrui godimento. Un danno economico evidente, oltre alla beffa di una immagine irrecuperabile sul piano internazionale. Per non parlare di tutto l’indotto portato dai Giochi olimpici, per cui tutti gli Stati se ne contendono sempre l’assegnazione.
Che a prendere una decisione del genere sia poi un Governo di centrodestra, a parole tutto proteso alla difesa della nostra sovranità nazionale (durante la campagna elettorale) ma poi subito dimostratosi prono a politiche esterofile, desta ancora più sdegno.
Sarebbe davvero auspicabile un intervento fermo e deciso del nostro Capo di Stato, il cui silenzio sulla questione lascia perplessi visto che ultimamente ha avuto un ruolo sempre interventista sulla maggior parte delle questioni anche minori, e del presidente Malagò, a cui giova ribadire che il suo ruolo non deve essere quello di garante delle logiche di governo ma dello sviluppo del settore sportivo nazionale.
Laddove invece la decisione di tenere i Giochi a Innsbruck fosse confermata, l’unica arma in mano ai cittadini per far sentire la propria voce sarebbe quella dello sciopero fiscale, stante il principio No taxation without representation (nessuna tassazione se non c’è rappresentanza). E questo Governo, anche in questo caso, ha dimostrato di essere un rappresentante di interessi che non sono quelli dei propri cittadini.