Alle Olimpiadi in corso a Parigi Cindy Ngamba, nei quarti di finale dei pesi medi di boxe, ha sconfitto la francese Davina Michel e si è qualificata per la semifinale. Ovvero, per il regolamento vigente nel pugilato, che non prevede finali per il bronzo, è già sicura di conquistare una medaglia. Cindy diviene la prima atleta della storia che conquista una medaglia per la “Squadra dei Rifugiati”.
Questa compagine, nata a Rio de Janeiro nel 2016, a Parigi è composta da 37 atleti, tutti ragazzi e ragazze che, per ragioni differenti, non hanno una patria. Cindy nasce in Camerun nel 1998, poi con la famiglia emigra in Inghilterra, però non riesce ad ottenere i documenti. Viene anche invitata ad allenarsi a Miami da Evander Holyfield, ma non può andare, in quanto sprovvista di passaporto. Inoltre, essendosi apertamente dichiarata omosessuale, non può neppure tornare in Camerun, dove l’omosessualità è vietata per legge.
Al termine del vittorioso incontro che le ha garantito una medaglia, Cindy ha indicato lo stemma che aveva sul petto, ovvero quello della delegazione dei “Senza patria” di cui è stata portabandiera. La ragazza spera, come ammesso in alcune interviste recenti, che la sua vicenda possa essere d’aiuto a quanti si trovano nella sua condizione: «Che non perdano mai la speranza di farcela, proprio come ce l’ho fatta io ed è successo a me».
La storia di Cindy va conosciuta, come andrebbero narrate anche le vite di ognuna dei milioni di persone sparse per il mondo che si trovano nella sua medesima condizione.
(Per gentile concessione della pagina Facebook Occhi di un mondo altro)