La migrazione, ovvero lo spostamento periodico di gruppi di animali da uno specifico luogo a un altro, ha sempre affascinato l’umanità, che ha spiegato il fenomeno nei modi più disparati. La si può definire come uno spostamento periodico di una popolazione, o una sua parte, tra zone specifiche in cui ritrovare condizioni ambientali favorevoli a seconda del periodo: è un fenomeno importante per la regolazione della popolazione.
Gli animali che più notoriamente migrano sono gli uccelli, ma il fenomeno è in realtà diffuso sia tra i vertebrati sia tra gli invertebrati e presenta tantissima variabilità. Generalmente avviene in massa, ma può anche verificarsi singolarmente; può richiedere cambi intergenerazionali; può verificarsi tutti i giorni o ogni anno, durando settimane o mesi.
Uno dei fattori che scatena la migrazione è il fotoperiodo, l’alternarsi delle ore di luce con quelle di buio. In alcune specie lo stimolo a migrare deriva dalla variazione di temperatura: alcune ricerche hanno evidenziato come, in conseguenza del riscaldamento globale, alcuni animali stanno anticipando il periodo migratorio. Questo comporta un problema di sfasamento dei periodi ottimali di riproduzione, nutrimento e svernamento che arriva a coinvolgere anche i predatori, in quanto le loro attività spesso sono sincronizzate con quelle delle proprie prede.
Il comportamento migratorio ha caratteristiche ben precise.
La continuità. La migrazione si verifica in modo sempre simile, sincronizzata con cambiamenti ambientali e si verifica da una area precisa, in cui si ha una diminuzione delle risorse, a un’altra.
La direzionalità. I percorsi sono molto precisi, generalmente lineari. In base alla direzione dello spostamento si classificano in: barimetriche o verticali, se avvengono a diverse profondità marine; latitudinali, se gli animali si spostano a differenti latitudini e longitudinali se gli animali si portano a quote diverse.
Blocco di alcuni comportamenti. Sono scatenati da stimoli che distoglierebbero la concentrazione dal viaggio: alcune specie arrivano fino a non nutrirsi durante il tragitto.
La formazione di riserve energetiche. Questi lunghi viaggi sono molto dispendiosi da un punto di vista energetico a tal punto che alcuni esemplari esauriscono le energie, morendo, prima di giungere a destinazione. Per questo si preparano nutrendosi più del solito, accumulando risorse energetiche e allenandosi per esercitare i muscoli.
Altro esempio di adattamento alla migrazione è l’aumento di dimensione di alcuni organi, come il cuore in alcuni uccelli migratori, o il ridursi di altri, come quelli deputati alla digestione.
Nonostante le problematiche evidenziate, i benefici evolutivi sono enormi. La migrazione è una risposta adattativa ai cambiamenti stagionali o geografici che comportano variazioni delle risorse: l’animale si sposta in un ambiente che gli consente di sopravvivere, offrendogli maggiore disponibilità di cibo e acqua e climi più favorevoli, ottimali per il compimento del ciclo vitale.
Lo studio del comportamento migratorio è di grande importanza, economica e sociale, anche per alcune attività umane: la ricerca sulle migrazioni degli insetti può aiutare in campo agricolo e quello delle migrazioni dei pesci è importantissimo ai fini del commercio ittico.
Uomo e natura sono sempre in simbiosi: perché gli uomini migrano?
Mai come ora tante persone vivono lontano dalla loro terra nativa: condizioni di vita precarie, guerre, degrado ambientale, prospettive economiche miserevoli e crescente divario tra paesi ricchi e poveri sono alla base di un tale fenomeno.
Da quando l’uomo vive su questa Terra ci sono sempre stati movimenti migratori scatenati dalla speranza di trovare nuove e migliori condizioni di vita: negli ultimi decenni, secondo i calcoli di organizzazioni internazionali, circa 175 milioni di persone vivono lontano dalla loro patria; di esse 19,2 milioni sono ritenute “rifugiati” e “profughi di guerra”.
La guerra o la minaccia di un conflitto, le persecuzioni etniche, religiose, razziali, politiche e culturali sono da ritenersi le motivazioni socio-politiche più determinanti per le migrazioni definite umanitarie. I cambiamenti demografici, invecchiamento o crescita della popolazione, influiscono sulle opportunità lavorative nei Paesi d’origine, sulla disoccupazione e sullo stato di salute generale dell’economia di un paese innescando il fenomeno della migrazione economica: circa due terzi dell’umanità vive attualmente in Stati economicamente deboli.
Dalle aree più povere del Pianeta, in molti sono costretti all’esodo man mano che le condizioni di vita diventano impossibili per catastrofi meteo-climatiche come alluvioni, siccità, aumento del livello del mare, desertificazione, mancanza d’acqua, degrado degli ecosistemi: le ondate migratorie in Italia nell’80% dei casi sono riconducibili al disastro climatico in corso. Un esempio ancora vivo dei disastri sociali legati ai cambiamenti climatici è la Siria: la lunga siccità e la carenza d’acqua, dovute ai cambiamenti climatici, hanno comportato ripetuti fallimenti dei raccolti e il trasferimento delle famiglie rurali verso le aree urbane. Questo ha innescato sovraffollamento, disoccupazione e disordini politici e, quindi, la guerra civile.
A tutto questo, aggiungiamo le minacce indotte ai cambiamenti climatici da attività umane e scelte politiche miopi e irresponsabili, l’intensificarsi di competizioni tra popolazioni, Stati e imprese per il controllo delle risorse naturali, sempre più scarse, che rischiano di trasformare il fenomeno della migrazione umana nella più grave crisi dei rifugiati dalla seconda guerra mondiale.
Su un pianeta mutevole, tra continenti alla deriva e cambiamenti climatici, migrare ha consentito a uomini e animali di adattarsi, evolversi e sopravvivere. Gli animali che migrano intraprendono viaggi di andata e ritorno o di sola andata e gli uomini non fanno eccezione: negli ultimi due milioni di anni il genere umano ha vagato per il pianeta; siamo una specie cosmopolita e invasiva, abbiamo colonizzato anche gli ambienti più estremi, dai deserti alle distese di ghiaccio. Le migrazioni hanno influenzato l’evoluzione genetica umana e determinato straordinarie interazioni tra i popoli coinvolgendo la totalità dei campi in cui le società possono essere osservate: culture, religioni, lingua, rapporti tra generazioni e forme di comunicazione, che sono le fondamenta del mondo che oggi conosciamo.
In futuro, forse, potremmo colonizzare anche altri pianeti, non è impossibile, ma oggi dovremmo concentrare, maggiormente, le nostre energie nella salvaguardia del nostro unico Pianeta.
Facebook: https://www.facebook.com/oneworldassociazione
Instagram: https://instagram.com/one_world_associazione
Twitter: https://twitter.com/OneworldAss