L’incontro con Marius Bizău mi ha confermato quanto lavoro, anche e soprattutto interiore, significhi percorrere la strada della recitazione. E la sua sensibilità in particolare ha prodotto la preziosa introduzione al mio penultimo saggio, Il costo sociale del ghosting. Ma parliamo un po’ di lui. Marius è nato in Romania. Dopo essersi trasferito in Italia, si è diplomato all’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma.
Al cinema ha lavorato con registi come Paul Haggins, Massimiliano D’Epiro (“La prima regola”, 2022) e Michele Vannucci (“Delta”, 2023). In televisione ha partecipato a molte serie tv. recentemente appare ne “Il patriarca” (2023) per la regia di Claudio Amendola, nella parte di Freddy.
Quando hai deciso di voler diventare attore? E perché?
«È successo durante gli anni di liceo. Incontrai un professore di francese appassionato di arte e in particolare del teatro. Era anche un organizzatore del corso di recitazione. Venne a sapere del mio secondo nome, Marius. Mi ripeteva sempre: «Marius, lo stesso nome di un personaggio dei “Miserabili” di Victor Hugo! Devi venire a fare teatro». E da lì è iniziata la mia avventura».
Cos’è per te l’empatia?
«Sapersi mettere nei panni dell’altro. Riuscire a capire sulla tua pelle ciò che prova il tuo prossimo».
Perché hai accettato di scrivere l’introduzione al mio saggio Il costo sociale del ghosting? Quali pensi siano i pericoli maggiori per l’adolescenza oggigiorno?
«Ho accettato perché trovo sia necessario capire certi fenomeni molto presenti nella società odierna. La mancanza di ascolto e di empatia sono i pericoli maggiori».
Sei un lettore accanito? Se sì, di quali generi?
«Leggo spesso ma non quanto vorrei in realtà. La società si muove in maniera veloce e su canali molto diversi; la lettura avviene secondo me anche attraverso un podcast. A proposito di podcast e di testi, ultimamente mi piace molto riprendere la filosofia classica, ma anche autori contemporanei come Jordan Perterson, Slavoj Žižek e Zygmunt Bauman».
Bauman! Lo incontrai casualmente (poco prima della sua scomparsa) e ne ebbi un’impressione fantastica. Anch’io amo i suoi libri.
Hai uno sport preferito?
«Il mio sport preferito, o per meglio dire la mia attività preferita, è il trekking (le passeggiate in montagna), perché è l’unico momento nel quale sperimento “l’assenza di pensiero”, riesco a placare la mia mente e semplicemente stare nel presente».
Passiamo al gioco di “Drinking”, il ciclo di incontri con personaggi vari che curo. Se tu fossi un supereroe, che superpoteri avresti?
«Riuscire a tornare indietro nel tempo: tante cose le farei forse con più leggerezza».
Se avessi la macchina del tempo dove andresti?
«Nel passato».
Il tuo drink preferito?
“Decisamente Old Fashioned cocktail – base Whiskey».
Cosa puoi fare tu per salvare o per migliorare il mondo?
«Io credo che l’unico modo per salvare il mondo sia quello di conoscere bene noi stessi, imparare ad amarci soprattutto nella nostra fragilità, per poter creare valore nel mondo».
Ringraziando Marius del tempo che mi ha dedicato, richiamo, a conclusione dell’incontro, un pensiero del grande sociologo Bauman: «La vita, se è vita umana – la vita di un essere dotato di volontà e libertà di scelta -, non può non essere un’opera d’arte. Volontà e scelta lasciano la propria impronta sulla forma di vita». Il mio augurio è quindi quello di provare fortemente a ricercare noi stessi, e ad esprimerci con autenticità. Ed empatia.