Alle 14.46 ora locale dell’11 marzo 2011, a 30 chilometri di profondità nel mare a nord-est del Giappone, una scossa di terremoto di magnitudo 9 fa innalzare le acque soprastanti. Ne nasce uno tsunami, con onde di 10 metri e, in alcune zone, anche fino a 40. Quando si abbattono suila costa, il disastro che provocano interrompe sia il circuito elettrico principale sia quello di riserva della centrale nucleare di Fukushima. Il sistema di raffreddamento dei reattori si blocca. Tre di essi subiscono la fusione del nocciolo. Il surriscaldamento determina una fuga di idrogeno che causa quattro esplosioni.
Dieci anni fa, si determina così il peggiore disastro della storia a una centrale nucleare. È valutato al più alto livello della scala internazionale di catastroficità degli eventi nucleari e radiologici, il settimo: un triste primato che condivide con l’incidente di Chernobyl, avvenuto in Ucraina il 26 aprile 1986. Nel raggio di 30 chilometri, per ridurre gli effetti delle radiazioni sugli esseri umani vengono evacuate nei primi giorni dall’incidente 185mila persone.
L’accaduto colpisce profondamente l’opinione pubblica mondiale, tanto che molti Stati decidono una moratoria della produzione elettrica attraverso il nucleare. In Italia, il 12 e il 13 giugno successivi si svolge il referendum sulle norme che permettono l’uso dell’energia nucleare per la produzione di elettricità, che era stato chiesto l’anno precedente dall’Italia dei Valori. Partecipa al voto il 55% degli elettori. Il 94% dei votanti si esprime a favore dell’abolizione delle norme che avrebbero permesso l’uso del nucleare in Italia.
Per le conseguenze immediate dello tsunami, in Giappone si contano almeno 15.700 morti, oltre 4.600 dispersi, 130mila sfollati, 332mila edifici distrutti. Ma per il bilancio definitivo si dovrà attendere ancora per altri venti anni. Si stima in 30 anni dall’accaduto, infatti, il tempo necessario per mettere completamente in sicurezza i reattori, fare stime sulle conseguenze a lungo termine sulla salute delle persone e avere valutazioni precise di quanto l’aumento dei tumori alla tiroide nei bambini possa essere correlato alle radiazioni rilasciate a causa dell’incidente.