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Libano, la guerra non convenzionale condotta da Israele contro Hezbollah

Dietro l'esplosione telecomandata dei dispositivi elettronici dei miliziani, nei giorni scorsi, ci sono operazioni segrete costruite da anni

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Gli scorsi martedì e mercoledì, in Libano, una serie di esplosioni di cercapersone e walkie-talkie ha causato la morte di oltre 30 persone e ferito migliaia, coinvolgendo membri di Hezbollah. Gli attacchi, attribuiti a Israele, sono stati coordinati simultaneamente in varie aree, come Beirut e la valle della Beqaa.

Secondo fonti di intelligence statunitensi e libanesi, i dispositivi erano stati alterati con piccole quantità di esplosivo prima della loro distribuzione. Questo spiega l’esplosione coordinata dei cercapersone e dei walkie-talkie, la cui manomissione è ora al centro delle indagini.

I cercapersone esplosi avevano il marchio Gold Apollo, un’azienda taiwanese. Tuttavia, la produzione era stata appaltata a una società ungherese, la Bac Consulting. Il presidente di Gold Apollo, Hsu Ching-Kuang, ha chiarito che la sua azienda aveva solo concesso l’uso del marchio e non era coinvolta direttamente nella fabbricazione o progettazione. Secondo Hsu, il rapporto con Bac, nata nel 2022 a Budapest, è limitato a un accordo commerciale, e la società Bac è responsabile della produzione. Bac è gestita da Cristiana Bársony-Arcidiacono, che ha negato responsabilità dirette, sostenendo di essere solo un’intermediaria.

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Alcuni agenti di intelligence, intervistati dal New York Times, ritengono che Bac sia in realtà una società di facciata creata dai servizi segreti israeliani con l’obiettivo di produrre cercapersone destinati a Hezbollah, manomessi con l’aggiunta di esplosivo Petn. Sempre secondo queste fonti, Bac avrebbe prodotto anche dispositivi normali per altri clienti, mentre i cercapersone destinati a Hezbollah sarebbero stati fabbricati separatamente. Il governo ungherese ha negato ogni coinvolgimento, affermando che Bac non ha mai operato fisicamente sul territorio ungherese e non rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale.

I walkie-talkie esplosi mercoledì avevano il marchio Icom, una società giapponese. Il modello, denominato IC-V82, è stato prodotto fino al 2014, ma la compagnia ha spiegato che la produzione è sospesa da dieci anni. Ciò ha alimentato i sospetti che i dispositivi coinvolti fossero contraffatti.

Icom ha confermato che i walkie-talkie non avevano il consueto adesivo di autenticazione, dettaglio che fa pensare che i dispositivi siano stati modificati o prodotti illegalmente. La compagnia ha inoltre specificato che la fabbricazione dei suoi prodotti avviene esclusivamente in Giappone, utilizzando componenti locali, e che i dispositivi contraffatti spesso riportano la scritta “Made in China”.

Le esplosioni rappresentano un ulteriore esempio della guerra non convenzionale tra Israele e Hezbollah, un conflitto che si svolge spesso nell’ombra. Israele ha una lunga storia di operazioni segrete contro Hezbollah, mirate a indebolirne le capacità operative.

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Emanuele Gualandri
Emanuele Gualandri
Laureato in Politica e Diritto internazionale all'Università Statale di Milano. Ha lavorato su Milano come videogiornalista occupandosi di casi di cronaca locale e nazionale nonché politica e movimenti sociali. Ha realizzato analisi sotto forma di video-approfondimenti su YouTube per la pagina di informazione “inBreve”, attirando migliaia di visitatori. Al momento si trova a Bruxelles per conseguire un master in giornalismo e media alla Vub (Vrije Universiteit Brussel).
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