Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, il 16 ottobre ha approvato il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024. Il Governo guidato da Giorgia Meloni ha subito voluto ribadire che il disegno di legge è in linea con l’approccio prudente, responsabile e realistico dei precedenti provvedimenti economici.
Come di consueto accade, la manovra presentata dal Governo ha immediatamente suscitato reazioni fortemente negative dai principali esponenti dell’opposizione. In questo caso, l’assenza di strategie concrete su sanità, scuola e politiche industriali è stata la critica più comune. Ma vediamo di farci una nostra idea alla luce delle disposizioni presenti nel testo, che cercheremo di analizzare schematicamente.
Taglio cuneo fiscale
Circa dieci miliardi sono destinati al rinnovo nel 2024 del taglio del cuneo fiscale-contributivo (7% per i redditi fino a 25 mila euro, 6% per i redditi fino a 35 mila euro). Il che equivale a 100 euro in più in busta paga al mese per 14 milioni di cittadini. In un Paese dove si è gioito molto per il cosiddetto “bonus Renzi” (che arrivava fino a 100 euro) non si vede perché se lo fa la Meloni debba essere criticata.
Rinnovo contratti della Pubblica amministrazione
Cinque miliardi per i rinnovi dei contratti della pubblica amministrazione, a cui si aggiungono circa 2,5 miliardi destinati al personale medico sanitario. Se a questo però non si aggiunge un controllo della spesa e dell’uso delle risorse non ci saranno mai stanziamenti sufficienti in un Paese in cui la Pubblica amministrazione continua ad essere un refugium peccatorum ed un pozzo senza fondo sulla cui trasparenza è ancora tutto da fare. Altro che la “casa di vetro” promessa anni or sono da Ruffini…
Sanità
Previsto uno stanziamento aggiuntivo pari a 3 miliardi per l’anno 2024 (al quale devono aggiungersi le risorse Pnrr e 300 milioni riconosciuti alla Regione Siciliana) e 4,2 miliardi a decorrere dall’anno 2026. Tra le misure previste, una indennità per medici e altro personale sanitario impegnati nella riduzione dei tempi delle liste di attesa.
Si stanziano risorse pari a 250 milioni di euro per l’anno 2025 e 350 milioni di euro a decorrere dal 2026 per il potenziamento dell’assistenza territoriale anche con riferimento a nuove assunzioni di personale sanitario. Per i residenti stranieri, cittadini di Paesi non aderenti all’Unione europea, si prevede la possibilità di iscrizione negli elenchi degli aventi diritto alle prestazioni del Ssn, versando un contributo di 2.000 euro annui. L’importo del contributo è ridotto per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio o per quelli collocati alla pari.
La speranza, in chi scrive, è poter credere ancora in una sanità che cura e previene anziché una che “prescrive” e poi sta in vigile attesa. Ad ogni modo, anche qui, la segretaria Schlein prima di dire al governo Meloni che ha stanziato poche risorse dovrebbe far mente locale sugli anni di gestione della sanità dei vari governi nazionali e regionali in cui, nelle precedenti legislature, ha avuto un ruolo determinante il Pd. Gestioni che, basti guardare i grandi risultati ottenuti in Piemonte, non si cancellano certo in un giorno.
Famiglie, bonus natalità e asili nido
In favore delle famiglie numerose e per alzare il tasso di natalità sono destinate risorse pari a 1 miliardo di euro. Confermata la carta “dedicata a te” nella misura di 600 milioni di euro per l’anno 2024, si integra lo stanziamento dei mutui prima casa di circa 380 milioni di euro per l’anno 2024 e si stanziano risorse per il rifinanziamento del contributo straordinario per il caro energia e il bonus sociale elettricità (200 milioni di euro) per sostenere le fasce più deboli della popolazione nel primo trimestre dell’anno prossimo, il trimestre nel quale i consumi di energia sono più rilevanti. Si aggiunge un altro mese di congedo parentale, retribuito al 60 per cento, per i genitori con figli fino ai 6 anni.
Rafforzato il bonus asili nido. Si aumenta il fondo per il bonus di oltre 150 milioni di euro. Insomma, tra le due norme messe insieme non sarà molto ma qualcosa c’è.
Canone Rai
Diminuisce il canone Rai, da 90 a 70 euro all’anno. Alla riduzione corrisponde un’integrazione del finanziamento della Rai per le spese relative agli investimenti. La dotazione complessiva subisce, quindi, una lieve modifica in linea con i tagli previsti per i ministeri (da 440 a 420 milioni). Questo è un passaggio che indica chiaramente come il governo abbia scelto la visione di chi sostiene che anche nell’emittenza pubblica debba avere un peso sempre maggiore, come in quella privata, il ricavato pubblicitario.
Lavoro
Confermata la detassazione dei premi di produttività al 5 per cento e dei fringe benefit fino a 2 mila euro per i lavoratori con figli a carico e fino a 1.000 euro per tutti gli altri (i benefici potranno essere riconosciuti anche per pagamenti di affitto e mutuo prima casa). La decontribuzione pare assumere un volto nuovo con riferimento alle donne lavoratrici, prevedendo che la quota dello sgravio sia pari all’intera quota dei contributi a carico delle lavoratrici stesse, per un anno se hanno due figli fino all’età di 10 anni del più piccolo e permanente per quelle che hanno 3 figli fino ai 18 anni del più piccolo. Un piccolo passo verso la riduzione del gender gap.
Imprese
Rinviata fino al 1° luglio 2024 l’entrata in vigore della plastic e sugar tax. Per le imprese e per sostenere gli investimenti privati sarà previsto un credito d’imposta per l’acquisizione dei beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nel Mezzogiorno. Laddove si dice che questo Governo ad oggi non ha fatto granché per le imprese (ma lo stesso si può dire di Bonelli che tanto li critica) questa norma, assolutamente irrisoria e quasi offensiva, conferma la nostra opinione in merito. Così come il rinvio della seconda rata delle imposte dirette, prevista ad oggi solo per un anno.
Pensioni
Alcune revisioni riguarderanno l’Ape: l’innalzamento a 36 anni del requisito contributivo per gli uomini; requisiti diversi per le donne e quota 104 con alcune specifiche che tengono conto della necessità di valorizzare chi vuole rimanere al lavoro. Il Governo ha quindi usato un escamotage passando da quota 103 a quota 104, dimenticando la promessa fatta lo scorso anno con la precedente legge di bilancio, in cui promettevano una riforma di tutto il tema entro quest’anno e gettando vergognosamente nel dimenticatoio la promessa delle pensioni minime a 1000 euro.
Infrastrutture e autonomie
La manovra assicura le risorse necessarie per avviare i lavori di costruzione del ponte sullo Stretto di Messina e diversi investimenti a vantaggio delle Regioni (50 milioni), enti territoriali (per la progettazione 100 milioni) e amministrazioni centrali (circa 27 miliardi nel periodo 2024-2038).
Investimenti e garanzie pubbliche
Approvato il piano che riforma la gestione delle garanzie pubbliche, che ha l’obiettivo di indirizzare lo strumento su investimenti anche sociali che garantiscano un alto valore aggiunto come quelli nelle infrastrutture strategiche (es. ponte di Messina, e sperando che si pensi ad una messa in sicurezza di tutto il comparto autostradale e ferroviario, che ogni anno mietono troppi morti e altrettanti impuniti) e per la transizione tecnologica, verde e digitale delle imprese. L’obiettivo è trasformare le garanzie in leve per investimenti fortemente addizionali e per coinvolgere gli investitori privati.
Sport
Si prevede un incremento pari a 13 milioni di euro per l’anno 2023 in favore del Coni per le attività connesse alla preparazione olimpica e al supporto della delegazione italiana per i Giochi Olimpici di Parigi 2024. Si prevede un contributo pari a 8 milioni di euro per il 2023 in favore della Federazione ciclistica italiana al fine di assicurare il completamento della realizzazione di un Velodromo nel comune di Spresiano. Vista la scandalosa notizia di far svolgere a St Moritz o a Innsbruck anziché, a costi molto minori, in Valsusa i Giochi invernali 2026, si ritiene che lo stanziamento in questione sia una lucciola per allodole, e per coprire malfunzionamenti o logiche politiche che ben poco hanno da spartire con lo sviluppo nazionale che abbiamo già visto carente dal punto di vista industriale e si conferma tale anche dal punto di vista del comparto sportivo.
Prima attuazione riduzione Irpef
Attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi. Si prevede una riduzione a tre degli scaglioni di reddito e delle corrispondenti aliquote progressive di tassazione del reddito delle persone fisiche, così come segue:
• 23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro;
• 35 per cento per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
• 43 per cento per i redditi che superano 50.000 euro.
Questa norma risulta non solo del tutto insoddisfacente ma fa del tutto specie il terzo scaglione al 43 per cento perché questa sarebbe una misura degna delle sinistre più becere che si permettono di ritenere ricco chi guadagna più di 50k euro lordi all’anno. Cosa che in un Paese con un carovita (non toccato da nessuna norma di questa legge di bilancio, che anzi ha eliminato delle detrazioni) come il nostro non è serio asserire.
Se poi si pensa alla tassazione delle pensioni, ovvero denaro che residua da tasse e contributi versati durante la vita lavorativa di ciascuno, e che poi vengono di nuovo tassati al momento dell’erogazione, questo non è offensivo ma scandaloso.