I dati sulla produzione e il consumo della plastica nel mondo sono in continuo aumento: circa 240 milioni di tonnellate l’anno con un consumo pro capite stimato di circa 100 chilogrammi. Ma, considerando che meno del 5% viene riciclata, che fine fa tutta questa plastica? Gran parte finisce negli oceani e nei mari di tutto il mondo usando i fiumi come vere vie di trasporto. Alcuni, per via della loro portata e lunghezza, del territorio che attraversano e della popolazione che vive attorno alle sponde, diventano vere autostrade, trasportando oltre il 90% di tutta la plastica che finisce in mare.
L’inquinamento del mare dovuto alla plastica è certamente una delle problematiche ambientali principali. Circa l’80% di tutti i rifiuti marini è costituito da plastica che degrada molto lentamente decomponendosi in piccoli frammenti chiamati microplastiche che, danneggiando flora e fauna marina, rappresentano un rischio anche per la salute umana, con implicazioni significative su importanti settori economici come il turismo, la pesca, l’acquacoltura. Il solo riciclo dei materiali non basta: la giusta strada è quella di ridurre l’utilizzo di plastica, soprattutto quella usa e getta.
Piccole azioni, grande impatto
È indispensabile che tutti facciano la propria parte per riuscire a ridurre l’impatto che l’uomo ha sull’ambiente ed insieme, a mettere in campo iniziative virtuose che tendano a mantenere i luoghi in cui si vive più salubri e puliti: le piccole azioni possono avere un grande impatto. Possiamo, anzi dobbiamo, essere tutti testimoni e stimoli per un cambio di rotta necessario alla riduzione dei rifiuti che quotidianamente produciamo.
La formazione e l’educazione rappresentano passi fondamentali per poter creare un meccanismo virtuoso che duri nel tempo e che crei una cultura rispettosa dell’ambiente che ci circonda.
La cosa bella del cammino verso uno stile di vita libero dalla plastica è che possiamo intraprenderlo tutti da subito e che cambiando minimamente le nostre abitudini possiamo drasticamente ridurre la nostra produzione di rifiuti di plastica. Vivere senza plastica in senso totale non è possibile, ma se intendiamo la volontà di ridurre o eliminare gli oggetti che non è indispensabile che siano di plastica, allora sì che possiamo fare tanto, tutti.
Buone pratiche contro la Terra di plastica
Eliminare o ridurre le bottiglie di plastica: in Italia beviamo circa 208 litri di acqua in bottiglia a testa, primi in Europa e secondi al mondo. Un primato di cui non vantarsi, considerando tutto il ciclo produttivo delle acque in bottiglia. Operare scelte sostenibili in questo campo è facile: basta usare l’acqua del rubinetto, magari filtrata e depurata, e dotarsi di una borraccia riutilizzabile quando si è fuori casa.
Evitare i prodotti usa e getta. Siamo circondati da oggetti pensati per essere usati una sola volta per poi divenire rifiuti: piatti, bicchieri, tovaglioli, fazzoletti, salviette, contenitori da cucina, eccetera. Eppure i prodotti riutilizzabili sono economicamente più validi e sicuramente più salubri per l’ambiente: perché non tornare ad usarli?
Usare borse della spesa e sacchetti riutilizzabili da portare sempre con sé: non pesano e occupano poco spazio. Scegliere con accortezza i prodotti per l’igiene personale. Questo è uno di quei settori a cui si pensa di meno, però è anche quello a più alta concentrazione di plastica e non solo nel packaging, ma anche nel prodotto stesso.
Cambiare tipo di spazzolino. Ne usiamo circa 4 l’anno ma sono in plastica non riciclabile e altamente inquinante. Le alternative esistono: spazzolini con testine intercambiabili o in bamboo. Non usare i cotton fioc: sono gli oggetti che più invadono i nostri mari accumulandosi sulle spiagge. Sono piccoli, cadono dai sacchetti e dai camion di raccolta ed è difficile recuperarli una volta dispersi sulla sabbia o in mare: veri killer per uccelli, pesci e mammiferi perché scambiati per cibo.
Acquistare frutta e verdura dal fruttivendolo di quartiere che magari usa i sacchetti di carta. I detersivi, cibo per animali, olio, vino, bibite, profumi e cosmetici, sono acquistabili sfusi. Vestirsi con fibre naturali anziché sintetiche che costano poco ma sono derivate dal petrolio: purtroppo sono ovunque, ma l’impatto sull’ambiente è devastante. Hanno un processo produttivo altamente inquinante, sono praticamente impossibili da smaltire (spesso vengono incenerite con rilascio di sostanze pericolose: danno su danno!), ad ogni lavaggio rilasciano microplastiche che inevitabilmente finiscono nei mari.
Acquistare giochi in legno per i nostri bambini. Il legno è un materiale vivo, caldo e dal buon profumo, diventando cosi uno stimolo tattile e olfattivo per i più piccoli. I giochi in legno durante l’uso portano i bimbi a usare maggiormente la loro fantasia insegnando loro, automaticamente, il rispetto per l’ambiente. Non abbandonare la plastica dopo l’uso: i rifiuti di plastica sono ovunque, deturpano i paesaggi a noi cari.
Non lasciamo ai nostri figli la Terra di plastica
Gli esempi di accortezza nel quotidiano sono innumerevoli, piccoli gesti che moltiplicati possono, nel tempo, innescare una nuova consapevolezza ambientale. Non dobbiamo rassegnarci a questa situazione, ma dobbiamo agire tutti in prima persona per migliorare ogni giorno: il segreto sta nel cominciare a modificare le nostre abitudini.
Lo si deve fare con la certezza di non avere un altro pianeta e che è possibile riparare i danni fatti soltanto attraverso un cambio radicale del nostro stile di vita. Un cambio che ci impone di mettere l’ambiente al centro di ogni idea di sviluppo e crescita. Se così non sarà, ai nostri figli lasceremo la devastazione che anni di utilizzo smodato delle risorse naturali e di inquinamento senza freni stanno continuando a produrre in vastissime aree della Terra.