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La Siria ha il nuovo presidente, ma non ancora un percorso politico democratico

La nomina di Ahmed al Sharaa sancisce un passaggio formale di potere, ma restano molte incertezze sui tempi e sulle modalità della transizione

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Ahmed al Sharaa è stato ufficialmente nominato presidente della Siria, confermando un ruolo che di fatto già ricopriva da settimane. Dopo la caduta del regime di Bashar al Assad lo scorso dicembre, al Sharaa ha gestito i rapporti diplomatici e preso decisioni cruciali per il futuro del paese. La sua nomina sancisce un passaggio formale di potere, ma rimangono molte incertezze sui tempi e sulle modalità della transizione politica.

Al Sharaa ha più volte promesso un processo di transizione inclusivo, con l’obiettivo di organizzare una conferenza di dialogo nazionale, formare un governo rappresentativo e, infine, indire elezioni. Tuttavia, nessuna tempistica precisa è stata ancora stabilita per questi passaggi. Durante una conferenza straordinaria, denominata “Annuncio della vittoria della rivoluzione siriana”, sono state prese diverse decisioni radicali: la Costituzione del 2012 è stata sospesa, il parlamento del precedente regime sciolto, così come l’esercito e i servizi di sicurezza legati ad Assad. Inoltre, è stata decretata la dissoluzione del Partito Baath, che ha governato la Siria per più di cinquant’anni.

Al Sharaa è stato nominato presidente ad interim, con un mandato che dovrebbe concludersi con l’organizzazione di elezioni libere. Tuttavia, non è stata indicata una data precisa per il voto. Il nuovo leader ha dichiarato che prima di qualsiasi elezione sarà necessario effettuare un censimento completo del paese, un processo che potrebbe richiedere fino a quattro anni. Nel frattempo, dovrà nominare un Consiglio legislativo temporaneo che fungerà da parlamento fino all’approvazione di una nuova Costituzione. Anche in questo caso, non ci sono dettagli su quando e come si procederà alla sua stesura.

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La nuova amministrazione, per ora, è composta quasi interamente da esponenti di Hayat Tahrir al Sham (Hts), il gruppo guidato da al Sharaa che prima della caduta del regime controllava la provincia di Idlib. Nei mesi scorsi, Hts aveva annunciato la volontà di sciogliersi per permettere la creazione di un governo nazionale, ma per ora resta l’attore dominante. Una Conferenza di dialogo nazionale, che avrebbe dovuto includere rappresentanti di tutte le comunità e fazioni siriane, è stata promessa, ma non ancora annunciata ufficialmente.

Parte di queste incertezze derivano dal fatto che i gruppi ribelli, pur avendo preso il controllo del paese, non dispongono ancora di una struttura di governo stabile. La rapidità con cui Assad è stato rovesciato non ha lasciato loro il tempo di pianificare una transizione organizzata. Tuttavia, alcuni osservatori temono che al Sharaa e i suoi alleati possano ritardare volontariamente il processo, consolidando il loro potere per un periodo più lungo del previsto.

Parallelamente, la Siria si trova in una situazione economica disastrosa. Una delle priorità di al Sharaa è ottenere la revoca delle sanzioni internazionali imposte al regime di Assad, che ostacolano gli investimenti esteri e i commerci. A gennaio, gli Stati Uniti avevano sospeso alcune sanzioni relative agli aiuti umanitari e alla vendita di energia, una decisione che l’attuale amministrazione Trump ha per il momento mantenuto. Anche l’Unione Europea ha avviato un percorso per alleggerire progressivamente le sanzioni, a partire dai settori bancario, energetico e dei trasporti.

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Emanuele Gualandri
Emanuele Gualandri
Laureato in Politica e Diritto internazionale all'Università Statale di Milano. Ha lavorato su Milano come videogiornalista occupandosi di casi di cronaca locale e nazionale nonché politica e movimenti sociali. Ha realizzato analisi sotto forma di video-approfondimenti su YouTube per la pagina di informazione “inBreve”, attirando migliaia di visitatori. Al momento si trova a Bruxelles per conseguire un master in giornalismo e media alla Vub (Vrije Universiteit Brussel).
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