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HomeIl personaggioJordan Carletti, artista a tuttotondo rivelazione di “Pinocchio reloaded”

Jordan Carletti, artista a tuttotondo rivelazione di “Pinocchio reloaded”

Cantante, attore, ballerino, autore con molti successi nonostante la giovane età. «Sono un performer: è importante esprimersi in varie forme»

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È un cantante, un attore, un ballerino. Possibile? Eppure è giovanissimo. Milanese, figlio d’arte, quindi cresciuto nell’atmosfera nutritiva della creatività e della passione per il palcoscenico. Si chiama Jordan Carletti, ha da poco spento 24 candeline, a bordo della nave da crociera sulla quale recentemente il suo spettacolo prende forma.

A che età hai iniziato la carriera artistica? E perché?

«I miei erano artisti, sia papà sia mamma, quindi mi sono trovato catapultato nel mondo dell’arte. Mio nonno aveva un circo “drammaturgo”, con attori: una cosa innovativa già allora. Successivamente mio papà ha iniziato a lavorare sulle navi da crociera, facendo carriera come direttore, e io lo seguivo per vedere le produzioni che allestiva, e mi piaceva. Da piccolino ho iniziato con la danza, di tutti i generi, al Mas di Milano. Mi sono poi reso conto che il canto mi appassionava e ho iniziato a ballare e cantare insieme. Più tardi mi sono focalizzato sul canto. Avevo 16 anni. Frequentando l’accademia al Mas di Milano, con l’indirizzo music academy, mi sono diplomato in musica, suonando il pianoforte. Ho frequentato molti corsi, prendendo la carriera artistica molto seriamente, mai considerandola un hobby».

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«Per me il piano A è sempre stata l’arte, la musica. Il piano B la carriera scolastica: continuavo a studiare la sera, tenendo in piedi i due percorsi, finché mi sono diplomato. È stato positivo iniziare come ballerino, mi ha dato tanto: infatti non mi qualifico “cantante”, ma “performer”. È una cosa che spesso viene sottovalutata, ma in realtà risulta importante lo studio del ballo, della musica e del canto. Perché sul palco non sono solo un cantante, ma anche un ballerino, un artista, e so muovermi con tante skills: acrobatica, breakdance… Mi ispiro a diversi personaggi, come Hugh Jackman o Zac Efron, che sembrano solo attori, ma nel loro background hanno studi di recitazione, di canto e di danza».

«Ho iniziato a lavorare con Alex Procacci in un resort, con degli spettacoli – continua Carletti, facendo riferimento a colui che attualmente è il direttore artistico di Aqualand -. Lì mi hanno notato e mi hanno fatto fare “Pinocchio Reloaded”». Si tratta del musical nato nel 2019 con la regia di Maurizio Colombi.

«Da “Pinocchio” in poi – dice ancora Jordan – è stata un’evoluzione sempre positiva. Ho iniziato a fare dinner show, a lavorare all’estero, a esibirmi su palchi bellissimi, con tanti professionisti, fino alla richiesta, che mi ha cambiato la vita, di entrare nelle grandi produzioni crocieristiche. Prima di tutto ciò, da piccolino già lavoravo come attore, come modello: sono entrato molto giovane nel mondo del lavoro e l’ho sempre preso come un fatto positivo, come qualcosa che mi piaceva, mai come un evento troppo oppressivo che mi togliesse spazio. Perché la vedevo, e la vedo tuttora, come una cosa meravigliosa. Quando fai quello che ti piace nella vita, è sempre bello. Anche quando arrivano momenti di stress o momenti bui, quando le produzioni che ti interessano prevedono provini ma tu magari non sei disponibile, o magari non ti prendono».

«È sempre stata una sfida positiva: tuttora la vivo così. Ho iniziato a scrivere musica, a lanciare inediti che sono andati davvero bene. Adesso sono in una fase di scrittura: sto scrivendo un nuovo album, che inciderò in questo mese».

Un artista, italiano o straniero, col quale desideri poter collaborare?

«Mi piacerebbe molto collaborare con Marco Mengoni».

Un luogo che ami più di un altro? Dove ti senti a casa, rilassato.

«Napoli. Mi sono innamorato di questa città. Mi ha accolto e fatto perdere molti pregiudizi che avevo. E lì ho avuto modo di conoscere persone meravigliose».

Che cos’è per te l’empatia?

«L’empatia è una cosa innata, secondo me: niente e nessuno te la insegna. L’ho sviluppata da bambino guardando mio padre che, come direttore di crociera, riusciva a trasmettere molto a ogni passeggero. Ed era davvero riconosciuto ovunque, con gratitudine e ammirazione. Entrava nel cuore delle persone ed è ciò che cerco di fare anche io tutti i giorni».

Il tuo film preferito?

«The Greatest Showman, poiché nasconde davvero tante chiavi di lettura e tanti significati dietro ogni scena. Oltre ad essere un capolavoro musicalmente parlando». È una pellicola del 2017, per la regia di Michael Gracey.

Se ti piace giocare a “Drinking With L. A.”, il mio format, ti chiedo: se tu fossi un supereroe, che supereroe saresti e che superpotere avresti?

«Sarei Spider-Man perché è come avere due vite, una diversa dall’altra. Soprattutto per il potere di avere un super sesto senso ed evitarmi alcuni sbagli».

Se avessi la macchina del tempo, dove andresti?

«Se avessi la macchina del tempo, mi piacerebbe molto tornare negli anni della belle époque. Musicalmente e per lo stile di vita, con certi modi che amo, ormai tanto dimenticati. Sono giovane ma ammiro la galanteria di una volta».

Il tuo drink preferito?

«Il Margarita».

Cosa puoi fare tu per cambiare il mondo?

«Per cambiare il mondo non servono tanti soldi, ma una persona di riferimento per altre, che devono ritrovare il modo di vedere il bene in ogni cosa. Tutto dipende dal nostro punto di vista e da come viviamo la vita. Se amiamo la nostra vita, ameremo anche il mondo. Con la mia musica vorrei trasmettere questo messaggio di amore e di poter credere. Vorrei farcela per far capire a molti altri che non serve gettare la spugna, ma insistere perché prima o poi, con la giusta determinazione e spinta, arriverà tutto».

Cos’è l’arte per te?

«L’arte è la mia vita. È nelle piccole e grandi cose che faccio».

Hai un consiglio da dare a un ragazzo o una ragazza che vuole intraprendere la carriera artistica?

«Il consiglio è questo: non è un mondo semplice, e non è per tutti poiché nasconde molti sacrifici da dover fare, ma una volta capito il meccanismo diventa semplice e dà modo di vivere ogni esperienza con passione e serenità. Aggiungo questo: sul palco si è sempre esposti al giudizio; è un gradino da passare e lasciare alle spalle, il giudizio. Conta il giudizio proprio e di chi ci vuole bene. Non si può piacere a tutti. Si cerca di fare il massimo ma non bisogna mai perdere quel piccolo tocco di umanità. Non deve diventare un lavoro robotico. Deve sempre farci stare bene e donarci tante soddisfazioni ed emozioni».

Concluderei la bellissima chiacchierata ricordando l’illuminante frase dell’attore e artista Bruce Lee: «Essere umili verso i superiori è un dovere, verso gli eguali è cortesia, verso gli inferiori è nobiltà, verso tutti è la salvezza».

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Alessandra Lumachelli
Alessandra Lumachelli
Grafologa forense e consulente grafologica, docente, conferenziera e scrittrice, ha pubblicato saggi, romanzi e libri di poesie. Fra gli altri: “Il costo sociale del ghosting”, “Drinking (and Dancing) with L. A.”, “Amore non mio”, “Scrittura creatività e arte”, “Grafologia. Appunti in ordine sparso”. Da sempre attenta a tematiche etiche e sociali, sostiene Survival. Il nome registrato Drinking with L. A. le appartiene.
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