Da giurista e per forma mentis, analizzo il mondo in base ai parametri di legalità e giustizia. Nella vicenda della povera Indi Gregory, a mio parere, difettano entrambi. Hanno condannato a morte una bambina di 10 mesi che, nonostante fosse stata staccata dalle macchine, lottava ancora per la vita.
I medici onesti affermano tutti che è stata una morte dolorosa. Nemmeno quando si abbatte un animale malato o nei Paesi in cui vige la pena di morte è più accettato che il condannato provi dolore. Perché a Indi non è stata riservata nemmeno questa accortezza?
Al suo dolore si unisce lo strazio che, anche se solo minimamente immaginabile è comunque insopportabile, dei genitori che si ritrovano senza la figlia dopo dei rinvii e dei rimbalzi di responsabilità che nulla hanno di “giusto”, di umano e di morale. Non solo le hanno tolto la possibilità di vivere, ma persino quella di morire degnamente nella sua casa, con l’amore dei suoi genitori. Questo, secondo i giudicanti, era «il suo migliore interesse».
A ciò si aggiunga che a prendere questa decisione è stata una corte composta da esseri umani. Cosa accadrà nel futuro davvero prossimo in cui a decidere sarà l’intelligenza artificiale? Quale è il parametro che vogliamo dare per un caso del genere? «Eliminare ogni individuo malato perché è un costo per la società»? Persino per gli scarti di fabbrica esistono altre strade, tipo gli outlet.
Questa morte grava sulle coscienze di tutti noi. È tempo di battersi per un diritto più umano, anche se è già troppo tardi. Quanto a te, piccola anima, trova pace e riposa. E perdonaci per non essere stati all’altezza di tutelare te e la tua vita.