Con due note diffuse dai consiglieri generali e dai consiglieri d’amministrazione della maggioranza che governa l’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani, arrivano critiche e puntualizzazioni sulla “invasione di campo” di ieri, in Commissione bicamerale di controllo sugli Enti di previdenza, del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, e sul percorso intrapreso per gli investimenti nel settore immobiliare. «Difendere il nostro welfare e la nostra autonomia – dicono i giornalisti – vuol dire assicurare l’indipendenza del sistema dell’informazione dal potere politico e non gravare, come invece fa l’Inps, sulle tasche dei contribuenti italiani attraverso le tasse: da ente privato, l’Inpgi in dieci anni ha pagato oltre mezzo miliardo di euro, in parte consistente dovuti al macigno dei prepensionamenti, in ammortizzatori sociali al posto dello Stato, facendo conto solo sulle proprie finanze interne».
«Ampliamento della platea, soluzione necessaria e di minore impatto per le tasche dei contribuenti italiani»
«Ieri – si legge nella nota dei consiglieri generali – abbiamo letto il resoconto di una surreale audizione parlamentare di Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, a proposito della situazione dell’Inpgi. Tridico è riuscito a dire contemporaneamente che la crisi dell’Inpgi è dovuta al fatto che la base di contribuenti è sempre più ristretta (quindi non è dovuta a gestioni irregolari o mala gestio nei bilanci), che la soluzione è assorbirla nell’Inps (cioè in un ente con sei miliardi di passivo a carico dei contribuenti) e che però per farlo gli servono finanziamenti (cioè altri soldi a carico dei contribuenti).
Noi abbiamo sempre sostenuto che invece la soluzione è fare entrare nella platea di contribuenti Inpgi tutte le figure professionali che svolgono mansioni assimilabili a quella giornalistica, nuove professionalità del web incluse. A questa soluzione si oppongono forze potenti, prima fra tutte la burocrazia ministeriale, freno costante a qualsiasi cambiamento che implichi un’assunzione di responsabilità. Dispiace trovare in questo percorso anche tanti rappresentanti politici, soprattutto di Cinque Stelle e Pd, convinti che la libertà di stampa (indice per il quale l’Italia è al terz’ultimo posto in Europa davanti a Ungheria e Polonia) si difenda penalizzando in ogni modo possibile i giornalisti.
Continueremo a proporre una soluzione per l’Inpgi (che negli anni, da ente privato, ha pagato oltre mezzo miliardo di euro, in parte consistente dovuti al macigno dei prepensionamenti, in ammortizzatori sociali al posto dello Stato) che impatti meno possibile sulle tasche dei contribuenti italiani e garantisca un futuro all’istituto».
«La gestione del lavoro autonomo, in espansione, valorizza il proprio patrimonio e ai soliti detrattori non va bene neanche questo»
«I soliti detrattori dell’Inpgi scoprono solo ora, dopo anni, che la Gestione separata – per assicurare la rivalutazione annuale prevista per legge sui montanti contributivi dei propri iscritti, e quindi garantire le future pensioni – come tutti gli altri enti previdenziali opera anche sul mercato immobiliare. E lo fanno diffondendo voci che, come al solito, utilizzano gli strumenti peggiori della propaganda, ovvero il populismo e le falsità, evidentemente pensando così di lucrare facilmente consensi (c’è sempre un appuntamento elettorale alle porte: è stato così ieri per la Casagit, domani ci sarà l’Ordine)».
Lo scrivono in un’altra nota i consiglieri d’amministrazione di maggioranza dell’Inpgi: Domenico Affinito, Ida Baldi, Giuseppe Gulletta, Massimo Marciano, Giuseppe Marzano, Claudio Scarinzi, Massimo Zennaro.
«La verità – sostengono – è che l’allocazione strategica delle risorse delineata nel novembre 2019 per la Gestione separata, approvata dagli organi vigilanti, prevede un aumento degli investimenti nei beni reali: infrastrutture e immobiliare. Merito della buona amministrazione dell’Inpgi 2, che ha aumentato le proprie risorse finanziare. Seguendo le impostazioni del piano approvato, nei prossimi tre anni occorre investire ulteriori 200 milioni in beni reali.
Il rendimento atteso di questi investimenti deve assicurare – secondo il regolamento degli investimenti dell’Inpgi, anch’esso approvato dagli organi vigilanti – le risorse che la Gestione separata deve annualmente garantire come rivalutazione sul montante contributivo individuale di ogni singolo iscritto, base della sua futura pensione. Per questo, il piano di allocazione strategica obbliga la Gestione separata a investire in strumenti che diano ben precise garanzie.
Per fare questo, la Gestione separata potrebbe anche individuare sul mercato immobiliare soggetti privati, o altri Enti previdenziali che hanno in atto un piano di dismissione di immobili. La scelta individuata come preferenziale è quella di verificare, nell’ambito del piano di dismissione della Gestione principale dell’Inpgi, l’acquisizione di immobili di pregio, da valorizzare per assicurarne l’alto rendimento atteso sulla base della domanda già espressa dal mercato. In questo modo si potrebbero raggiungere due obiettivi: assolvere in maniera efficiente all’obbligo che ha attualmente la Gestione separata di ampliare la quota di investimento nel settore immobiliare e non disperdere il patrimonio di beni di pregio che i giornalisti italiani hanno acquisito negli anni e che ora non può essere valorizzato dalla Gestione principale, che all’esatto contrario della Gestione separata ha necessità di liquidità».