Serve un patto per l’articolo 21 della Costituzione. Questo il messaggio lanciato dalla Federazione nazionale della Stampa italiana nel giorno della Festa del lavoro, dedicata dal sindacato dei giornalisti alla crisi dell’informazione. “Informazione precaria, democrazia precaria” è stato il tema di un webinar, di cui riportiamo qui sia il video integrale sia degli estratti con alcuni degli interventi, nel corso del quale, tra gli altri, hanno portato la loro testimonianza anche giornalisti precari, intervenuti anonimamente per evitare ritorsioni dai datori di lavoro, e cronisti sotto scorta, minacciati perché fanno il loro lavoro di informazione.
E il Consiglio generale dell’Istituto di previdenza dei giornalisti ha approvato un documento con «un forte e pressante appello al Presidente del Consiglio Mario Draghi, ai Ministri Orlando, Franco e Brunetta nonché al sottosegretario con delega all’editoria Moles» perché intervengano per colmare l’«incomprensibile ritardo» manifestato dal governo nell’affrontare il nodo della crisi strutturale dell’Inpgi che sconta, posto com’è al termine della filiera, le conseguenze della crisi dell’intero settore dell’informazione: «Un comparto industriale dove il susseguirsi degli stati di crisi – con pensionamenti, prepensionamenti e mancate assunzioni – ha ridotto drasticamente il numero dei giornalisti attivi, impropriamente sostituiti da un aumento esponenziale di lavoro autonomo, quasi mai effettivamente tale». Così come ha pubblicamente sostenuto più volte la Presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, intervenuta anche al webinar della Fnsi.
«L’informazione italiana rischia di morire nella sostanziale indifferenza delle istituzioni che invece dovrebbero difenderne il ruolo e la funzione costituzionale, con i provvedimenti che servono a rilanciare il settore che restano fermi in Parlamento, dalle proposte di legge di contrasto alle querele bavaglio, a quelle sul contrasto al precariato, sull’abolizione del carcere per i giornalisti, sulla tutela delle fonti», ha rilevato il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, aprendo il webinar “Libertà, diritti, dignità del lavoro: informazione precaria, democrazia precaria”.
«Serve un patto per l’articolo 21 della Costituzione, per rimuovere gli ostacoli al diritto dei cittadini ad essere informati», ha ribadito Vittorio Di Trapani, segretario dell’Usigrai, il sindacato del giornalisti Rai, e segretario generale aggiunto della Fnsi. «Un patto – ha proseguito – che riguardi anche il ruolo delle autorità di garanzia, la tenuta dell’Inpgi, nuovi limiti antitrust, la riforma della Rai».
D’accordo sulla necessità di una riforma di sistema anche la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni. «Senza buona occupazione non è possibile aspettarsi bilanci in attivo», ha detto, riferendosi alla situazione dell’Istituto di previdenza.
«Da oltre un anno – ha spiegato – siamo impegnati in un tavolo di confronto con il governo, ma restiamo schiacciati da una narrazione sbagliata secondo cui quella dei giornalisti sarebbe una casta. Le storie di precarietà raccontate questa mattina danno invece la spiegazione più trasparente di quella che è la situazione reale».
Il Consiglio generale dell’Inpgi, approvando a maggioranza i bilanci consuntivi 2020, ha approvato a maggioranza anche una ulteriore riduzione del 10% dei costi degli Organi collegiali, oltre a quelle già operate negli anni precedenti, come segnale della volontà della struttura amministrativa di voler contribuire ulteriormente a una percorso di risanamento. E ha approvato anche, a maggioranza anch’esso, un ordine del giorno con un pressante appello alla politica a fare la sua parte per garantire il futuro dell’intero comparto dell’informazione in Italia, e di conseguenza il risanamento dei conti della Gestione sostitutivo dell’Assicurazione generale obbligatoria dell’Inpgi con l’ampliamento della platea dei contribuenti. Una platea falcidiata in maniera netta negli ultimi anni, in gran parte, dalle uscite anticipate dal lavoro favorite da norme messe in campo dai vari governi mentre, nel contempo e in opposta tendenza, i Ministeri vigilanti sull’Ente, Lavoro ed Economia, chiedevano all’Inpgi attenzione alle spese e a possibili nuovi proventi in entrata.
«Ricordiamo – afferma il documento approvato dal Consiglio generale dell’Istituto di previdenza – che l’lnpgi nel nostro Paese è l’unica cassa previdenziale privata totalmente sostitutiva dell’lnps, che garantisce non solo le pensioni dei lavoratori dipendenti e autonomi ma anche l’insieme degli ammortizzatori sociali che hanno consentito negli anni di attutire l’impatto devastante della crisi: ben 500 milioni di euro sono stati spesi dall’lnpgi per ammortizzatori negli ultimi 10 anni. Ricordiamo anche che la salvaguardia dell’lnpgi è il presupposto essenziale per l’autonomia, l’indipendenza e il pluralismo del giornalismo italiano».
Autonomia, indipendenza e pluralismo che possono essere garantiti solo grazie a giornalisti non ricattabili. È preoccupante, in tal senso, anche che il tavolo con il governo per la definizione dell’equo compenso per i giornalisti freelance e parasubordinati non abbia ancora prodotto risultati.
Per questo il Consiglio generale dell’Inpgi ha posto l’accento anche sulla necessità di un intervento a sostegno dei giornalisti freelance e parasubordinati, approvando a maggioranza il bilancio della Gestione separata, nella cui relazione illustrativa il Comitato amministratore dell’Inpgi 2 afferma che, constatando il ritardo dell’intervento da parte del governo a sostegno dei giornalisti autonomi in crisi di ricavi a causa della pandemia in atto, si farà carico autonomamente, nell’ambito delle sue competenze, dello studio di ulteriori interventi di sostegno, oltre a quelli dello scorso anno.
«Il “Decreto Sostegni” (DL 41/2021) – scrive infatti il Comitato amministratore nella sua relazione – ha poi incluso tra i beneficiari del contributo a fondo perduto anche i giornalisti titolari di partita Iva che esercitano l’attività in forma libero professionale, a condizione che l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell’anno 2020 risulti inferiore almeno del 30% rispetto a quello del 2019. Siamo invece ancora in attesa dei decreti attuativi che dovranno definire le modalità di ulteriori rinvii dei versamenti contributivi. Nelle prossime settimane il Comitato amministratore si riunirà per decidere eventuali nuove misure di sostegno al reddito dei lavoratori autonomi colpiti dalla crisi legata alla
pandemia».
Il documento approvato dal Consiglio generale dell’Inpgi
Il Consiglio Generale,
APPROVA
il seguente:
ORDINE DEL GIORNO
Il Consiglio generale dell’lnpgi, riunitosi il 29 aprile per l’approvazione dei bilanci consuntivi 2020 dell’Istituto di Previdenza dei giornalisti, rivolge un forte e pressante appello al Presidente del Consiglio Mario Draghi, ai Ministri Orlando, Franco e Brunetta nonche’ al sottosegretario con delega all’editoria Moles. La sostenibilita’ dell’lnpgi, nonostante l’avvio di un tavolo aperto dall’ex Presidente del Consiglio nel febbraio 2020, non è ancora stata garantita.
Un grave vulnus che viene arrecato a lavoratrici e lavoratori di un settore cruciale per la vita democratica del Paese. Un incomprensibile ritardo, a fronte di conti gestionali che danno una rappresentazione perfetta della crisi strutturale che ha travolto l’editoria. Un comparto industriale dove il susseguirsi degli stati di crisi – con pensionamenti, prepensionamenti e mancate assunzioni – hanno ridotto drasticamente il numero dei giornalisti attivi, impropriamente sostituiti da un aumento esponenziale di lavoro autonomo, quasi mai effettivamente tale.
Ricordiamo che l’lnpgi nel nostro paese e’ l’unica cassa previdenziale privata totalmente sostitutiva dell’lnps, che garantisce non solo le pensioni dei lavoratori dipendenti e autonomi ma anche l’insieme degli ammortizzatori sociali che hanno consentito negli anni di attutire l’impatto devastante della crisi: ben 500 milioni di euro sono stati spesi dall’lnpgi per ammortizzatori negli ultimi 10 anni. Ricordiamo anche che la salvaguardia dell’lnpgi è il presupposto essenziale per
l’autonomia, l’indipendenza e il pluralismo del giornalismo italiano.
Per questo, per il ruolo unico e delicato svolto dal nostro Istituto, chiediamo che il governo si faccia parte attiva e risolutiva in modo diretto e veloce, mancando solo 2 mesi alla scadenza dell’ultima proroga concessa dal Parlamento rispetto al possibile commissariamento dell’Istituto.