«Sono appena arrivata a Gaza, dove la gente soffre in modo intollerabile. Ribadisco il nostro appello affinché i civili siano protetti» e «gli aiuti possano entrare». Così scrive in un post su X la presidente del Comitato internazionale di Croce rossa e Mezzaluna rossa, Mirjana Spoljaric, che fa appello anche al «rilascio degli ostaggi, che dobbiamo essere autorizzati a visitare in sicurezza».
La dichiarazione giunge mentre l’esercito israeliano annuncia che uomini e carriarmati stanno marciando verso il sud della Striscia, dove dalla fine della tregua almeno 300 civili sono rimasti uccisi nei bombardamenti. I convogli militari, come riporta The Guardian, si stanno muovendo verso Khan Younis lungo la strada Salah Al-Din, che taglia l’exclave palestinese da nord a sud. Testimoni citati dalla testata britannica riferiscono che «i militari sparano colpi d’artiglieria e coi carriarmati contro chiunque si muova nell’area circostante». Tel Aviv, che sostiene di aver identificato nuovi tunnel di Hamas, accusa il gruppo di detenere ancora 159 ostaggi.
Nel sud si registrano così da ieri pesanti bombardamenti, come ha avvertito oggi il portavoce di Unicef James Elder: «Stanno avvenendo i peggiori attacchi dall’inizio della guerra», ha avvertito il portavoce, aggiungendo che i raid «avvengono ogni 10 minuti. Ho finito le parole per descrivere l’orrore che i bambini stanno subendo». L’Unrwa invece aggiorna a 1,9 milioni gli sfollati palestinesi, pari all’80% della popolazione.
Da venerdì, quando è scaduta la tregua e Tel Aviv ha deciso di riprendere l’offensiva sulla Striscia, le forze israeliane hanno ordinato alla popolazione di lasciare circa venti località del sud «per la propria sicurezza». Ciò ha suscitato varie proteste internazionali, tra cui quelle della Germania: «Da Israele ci aspettiamo che non solo esorti i civili a lasciare le zone pericolose, ma che possano realisticamente trovare rifugi sicuri», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri tedesco Sebastian Fischer in una conferenza stampa. «Troppi civili sono già stati uccisi in questa guerra» ha aggiunto, nel giorno in cui il ministero della Salute di Gaza ha aggiornato a 15.500 il bilancio dei morti dal 7 ottobre, e a 42mila i feriti.
Il ministero della Salute ha anche fatto sapere che 35 medici di Gaza sono ancora nelle carceri israeliane, tra cui Mohammed Abu Salmiya, il direttore dell’ospedale Al-Shifa, arrestato dopo che l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel complesso ospedaliero più grande della Striscia a metà novembre. «Facciamo appello all’Organizzazione mondiale della Sanità affinché il personale medico sia rilasciato» hanno chiesto dal ministero della Salute, stando a quanto riferisce l’emittente Al-Jazeera.
Stamani, Medici senza frontiere (Msf) ha lanciato la mobilitazione Gaza: Stop Now per chiedere a tutte le parti in causa di adoperarsi per garantire un cessate il fuoco immediato e permanente nella Striscia. «È ora che le diplomazie internazionali, Italia compresa, chiedano al governo israeliano di porre fine agli attacchi mortali contro i civili palestinesi e far entrare aiuti umanitari salvavita nella Striscia. Azione oggi più che mai necessaria alla luce della nuova offensiva lanciata nel Sud», scrive in una nota l’organismo, che nei giorni scorsi ha perso membri del suo staff a Gaza, mentre ieri ha diffuso un video in cui accusa i soldati israeliani di aver distrutto «automobili mediche che riportavano in modo chiaro i loghi di Msf».
(Agenzia Dire)