Un vero e proprio “avvertimento” condotto con stile mafioso, un attentato portato a compimento con metodi da “esperto del settore” che solo per poco non ha prodotto seri danni e possibili feriti. La scorsa notte sugli Atipiani di Arcinazzo, nel comune di Piglio (Frosinone), ignoti hanno dato fuoco all’auto della compagna del giornalista Francesco Digiorgio proprio accanto all’ingresso del condominio dove i due abitano. Fortunatamente rumori sospetti hanno svegliato il cronista, che ha potuto intervenire subito con la pompa di casa e allertare i Vigili del fuoco, rimanendo leggermente intossicato ma evitando così potenziali danni all’immobile e ai condomini perché è stata scongiurata l’esplosione della vettura, carica di benzina.
Digiorgio è il direttore della rivista di cultura, natura e attualità Prometeo e del giornale online di cronaca informareh24.it. E proprio l’attività professionale potrebbe essere il movente dell’attentato, secondo la denuncia presentata questa mattina negli uffici del commissariato di polizia di Fiuggi, i cui agenti sono intervenuti la scorsa notte per i primi rilievi e stanno conducendo ora le indagini. Più volte, infatti, Digiorgio sul giornale online da lui diretto aveva denunciato la situazione «da Far West» causata dall’incuria con cui animali da allevamento vagano liberi per le strade a ogni ora del giorno e della notte.
«Cavalli, mucche ma anche tori – spiega Digiorgio – lasciati senza controllo. Tempo fa due tori si sono anche presi a cornate per strada: situazioni pericolose per l’incolumità delle persone e anche degli automobilisti, che si trovano anche di notte animali lungo il loro percorso. Tutte circostanze puntualmente denunciate dal nostro giornale, che hanno determinato parecchi malumori in alcuni degli allevatori della zona. Non ho elementi certi per attribuire responsabilità, ma le reazioni particolarmente indignate che hanno determinato le denunce del giornale che dirigo, riportate anche nella seguitissima pagina Facebook sugli Altipiani di Arcinazzo che curo, mi paiono l’unico elemento di collegamento con l’attentato della scorsa notte. Ho chiesto alla polizia un’adeguata protezione per me e la mia compagna: non ci sentiamo sicuri».
La compagna di Digiorgio è al sesto mese di gravidanza. Lo shock, per lei, è stato particolarmente forte. La sua auto, una Ford Fiesta, era parcheggiata proprio sotto il balconcino della camera da letto dove la coppia dormiva.
La pronta reazione del cronista e l’arrivo immediato dei Vigili del fuoco hanno evitato il peggio quando, alle 2.30 della scorsa notte, Digiorgio è stato svegliato dai rumori dell’incendio.
Un attentato condotto con particolare attenzione ai dettagli. I poliziotti di Fiuggi hanno trovato una scia di benzina che dal cancello d’ingresso dell’area privata dove si trova il condominio del giornalista e della sua compagna raggiungeva l’auto, che era stata abbondantemente cosparsa di benzina. Una miccia per l’innesco dell’incendio, insomma, che ha permesso agli attentatori di operare da lontano, in sicurezza, dopo che avevano scavalcato la recinzione, compiendo quindi anche una violazione di domicilio, per innaffiare di benzina la Ford Fiesta e preparare l’innesco.
Eppure c’è anche qualcuno, come si può leggere nell’immagine qui vicino, che non solo minimizza (in un italiano tanto stentato quanto i propri ragionamenti), pensando che una cosa del genere, architettata nei minimi dettagli, possa essere semplicemente il frutto di una goliardata o un incidente, ma addirittura afferma che a chi «si fa i fatti propri» certe cose non succedono: una gravissima intimidazione a un giornalista che, per mestiere e dovere deontologico, è tenuto a raccontare sempre la verità sostanziale dei fatti. Ma talvolta raccontare fatti poco simpatici, e non i fatti stessi, è l’oggetto dello “scandalo”. E ancora una volta a essere colpita è la libertà di informazione, bene pubblico tutelato dalla Costituzione della Repubblica.
«Sono giorni – racconta Digiorgio – che la mia auto è in officina e quindi la mia compagna mi fa da “autista” in giro per la zona: qualcuno deve aver osservato bene la vettura, sapendo oltretutto con precisione dove abito ed essendo a conoscenza che per raggiungere l’auto occorreva introdursi in un’area privata recintata».
Il video dell’auto in fiamme