Vincere un trofeo continentale dopo aver esonerato il proprio allenatore prima della fase ad eliminazione diretta? Si può fare, e ce lo ha dimostrato la Costa d’Avorio. Per gli Elefanti quello conquistato l’altra domenica è il terzo titolo assoluto, ma il modo in cui il successo è arrivato rende il tutto ancora più speciale. Una storia che merita di essere sottolineata e ripercorsa dall’inizio.
In primo luogo, gli ivoriani hanno vinto davanti al loro pubblico. La finale, vinta per 2-1 contro la quotatissima Nigeria di Victor Osimhen e Ademola Lookman, non è stata solo una partita di calcio, bensì una festa dai contorni quasi mistici.
Lo stadio olimpico Alassane Ouattara di Abidjan stracolmo di ivoriani è stato il contorno perfetto per l’arancione celebrazione della Costa d’Avorio. Il tutto davanti al Presidente Alassane Ouattara: già, colui che dà il nome all’arena.
Proprio contro la Nigeria, gli Elefanti si erano già misurati nella fase a gironi per uno strano scherzo del destino, uscendone sconfitti per 1-0 grazie al gol di Troost-Ekong, vecchia conoscenza dell’Udinese. Dopo l’illusoria vittoria per 2-0 sulla Guinea Bissau, fa troppo rumore il 4-0 subito contro la Guinea Equatoriale.
Per la Federazione questo è troppo ed il ct francese Jean-Louis Gasset viene esonerato. Ma la Costa d’Avorio non è eliminata dalla competizione: viene, infatti, ripescata come ultima delle migliori terze. Insomma, gli ivoriani si presentano agli ottavi di finale con i peggiori risultati tra le qualificate. I presupposti per l’ennesimo tonfo ci sono tutti.
Sotto la guida del nuovo tecnico Emerse Faé, la Costa d’Avorio incontra i favoritissimi del Senegal: 1-1 nei 120 minuti e successo ai rigori, grazie ad un super Franck Kessié. Il primo miracolo è servito. Ma questo è solo l’inizio.
Il temibile Mali ai quarti mette in grave difficoltà gli ivoriani che riescono a mandare la partita ai supplementari grazie al gol al 90′ di Adingra; al 122′, poi, arriva il clamoroso successo con la firma di Oumar Diakité. Follia.
In semifinale entra in scena la stella della squadra, Sebastien Haller: è sua la rete che decreta la vittoria contro la Repubblica Democratica del Congo e la finale davanti al proprio pubblico. I due uomini simbolo della squadra, proprio il giovane Haller e capitan Kessié ribaltano la sfida contro la Nigeria e mandano in estasi un popolo intero.
Così. Una parabola senza senso di una squadra allo sbando che, però, ha avuto il grande pregio di divertire e divertirsi. Anche grazie alla loro storia da film, la Coppa d’Africa 2023 è stata la più bella della storia.