I “palangari” dell’isola di Ponza a Fiumicino per catturare il pesce spada. In questo periodo dell’anno due spadare stabiliscono il loro quartiere generale nel porto-canale e poi si gettano all’inseguimento del pelagico che migra verso nord. Proprio per questo gli equipaggi di “Azzurra” e “Massimo padre”, in questi giorni, raggiungono il tratto di mare antistante la fine del Lazio e l’inizio della Toscana per catturare il costoso pesce dal sapore preliato.
«La pesca dello spada è una peculiarità degli esperti ponzesi – precisa Gennaro Del Prete, presidente della coop Pesca romana – che conoscono i movimenti migratori di quel pesce. A Fiumicino non viene esercitata perché la nostra flotta è abilitata allo strascico. La presenza dei “palangari” è una cosa positiva per il mercato locale, in particolare per la ristorazione, che avrà la possibilità di proporre ai clienti romani menù con lo squisito pesce».
Le imbarcazioni ponzesi di circa 15 metri operano intorno alle 10-15 miglia dalla costa e su un fondale di circa 800 metri. «Una volta individuato il tratto di mare dove iniziare l’attività – afferma Antonio Romano, comandante del natante “Azzurra” – gettiamo in acqua circa 40 chilometri di filo di nailon rinforzato. Vi sono collegati dei “filaccioni”, posti a circa 35 metri l’uno dall’altro, e sulla parte terminale un grosso amo di circa 10 centimetri con tanto di esca, rappresentata da uno sgombro oppure da un totano, di cui lo spada è ghiotto».
Le due estremità del lungo filo vengono poi segnalate con due “pedagni” galleggianti per impedire che i pescherecci possano strapparlo o rimuovere gli oltre 2.000 ami durante le battute a strascico. Quanto “mollato” sul fondale marino viene poi salpato nella speranza che molti esemplari di spada abbiano abboccato e siano rimasti attaccati a grossi e robusti ami.
L’operazione viene ripetuta più volte durante i due giorni in cui le “spadare” restano in mare. Le due imbarcazioni attrezzate per questo tipo di pescato rientrano in porto con una media di 20/25 esemplari e durante il trasferimento via mare vengono sistemati nelle celle-frigo sottocoperta dei natanti. Al termine della stagione, stimata la cattura di oltre 10 tonnellate di prodotto. Stando all’esperienza dei lupi di mare, provenienti da Ponza, per la fine di settembre la cattura si sposterà ancora più a nord del Tirreno e non andrà oltre l’isola di Montecristo, vicino all’arcipelago toscano.
In questi giorni i ristoratori approfittano di questo tipo di pescato per deliziare il palato dei buongustai, soprattutto romani, proponendo particolari piatti che valorizzino il sapore dello spada. «Ai clienti suggerisco dei crudi o fette di spada appena scottato – dice lo chef stellato Gianfranco Pascucci, proprietario del ristorante “Al porticciolo” – che esaltano il sapore e la nobile qualità dello spada catturato con l’amo».
C’è chi preferisce preparare sfiziose “tartare” oppure servirlo in tranci spadellati alla “cacciatora”. «È aumentata la richiesta di menù con il pesce spada – commenta Salvatore Novello, chef del ristorante “Oltremare” -. In questi giorni mi sto sbizzarrendo con spaghettoni conditi con spada, menta e lime, che hanno riscosso un ottimo consenso. Molto apprezzati anche gli involtini di spada fatti con pane aromatico, capperi e olive taggiasche, cotti solo per pochi minuti per non alterare il delicato sapore del pescato».