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Al festival di Venezia “Nuclear”: l’umanità alla ricerca di benessere e sicurezza

Il film di Oliver Stone, fuori concorso, affronta il dilemma di come liberare dalla povertà i popoli riducendo gas inquinanti e anche rischi

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Presentato alla 79esima edizione del Festival del cinema di Venezia il film, fuori concorso, Nuclear, time to look again del regista Oliver Stone. Un film che fa riflettere. Da un lato per la complicata situazione geopolitica internazionale, con il conflitto in corso in Ucraina e i potenziali conflitti tra Cina e Taiwan e tra Corea del Nord e Corea del Sud e, dall’altra parte, le tante teorie, scientifiche e non, sul nucleare.

L’energia nucleare ha fatto il suo ingresso sulla scena mondiale con la Seconda guerra mondiale prima e con il disastro di Chernobyl dopo, sconvolgendo l’opinione pubblica e accrescendo il potere delle grandi case dell’energia fossile tradizionale. Ma siamo sicuri che sia davvero cosi? Molti scienziati non la pensano esattamente cosi. E Nuclear ci mostra l’altra faccia della medaglia, in un mondo che sembra ormai narcotizzato e che paragona il nucleare al “mostro nero” dell’infanzia.

L’energia nucleare per scopi civili, come sottolineato da alcuni importanti organismi internazionali, tra i quali il forum internazionale per le centrali nucleari di quarta generazione, si starebbe lavorando (già con numerosi impianti attivi) per migliorare la sicurezza, ridurre la produzione di scorie, minimizzare gli sprechi e l’utilizzo di risorse naturali e diminuire i costi di costruzione e di esercizio di tali impianti.

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Secondo Oliver Stone, «Il cambiamento climatico ci ha costretto brutalmente a ripensare i modi in cui produciamo energia come comunità globale. A lungo ritenuta pericolosa nella cultura popolare, l’energia nucleare è di fatto centinaia di volte più sicura dei carburanti fossili e gli incidenti sono estremamente rari».

Il regista prosegue chiedendosi: «Come possiamo liberare dalla povertà milioni di persone e, allo stesso tempo, ridurre rapidamente gas serra quali l’anidride carbonica, il metano e, in molti paesi, quelli derivati dalla combustione del carbone? Le “rinnovabili”, come l’energia eolica e solare, possono certamente contribuire a questa transizione, ma sono limitate dal clima e dalla geografia. Se, da un lato, non sono in arrivo batterie miracolose per salvarci, dall’altro, gli ingegneri stanno mettendo in commercio progetti per nuovi reattori nucleari di dimensioni ridotte che possono essere prodotti in serie a basso costo. Dobbiamo fare questo passaggio, e in fretta. Dal mio punto di vista, questa è la più grande storia del nostro tempo: raccontare la parabola dell’umanità dalla povertà alla prosperità e la sua capacità di padroneggiare la scienza per rispondere alle moderne esigenze di avere a disposizione sempre più energia».

Tali osservazioni sono supportate anche dalla Commissione Europea che, a luglio di quest’anno, dopo il via libera del Parlamento, ha deciso di introdurre l’energia nucleare tra le fonti di energia rinnovabile, investendo ancora di più nel lavoro dei tanti ingegneri e esperti che stanno lavorando al Cern di Ginervra, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare.

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Marco Sicbaldi
Marco Sicbaldi
Giornalista pubblicista e addetto alla comunicazione per la Nazionale italiana della Comunicazione digitale, si occupa di divulgazione per la formazione al mondo dei social network e di innovazione digitale nel campo energetico. Attualmente è uno dei tre coordinatori del tavolo di lavoro ambiente e sostenibilità e del consiglio direttivo dell’associazione PA Social.
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