La Corte Costituzionale dice no al referendum sull’eutanasia. Lo annuncia l’ufficio comunicazione e stampa della Consulta. Alla base della decisione dei giudici, si legge in una nota, il fatto che «non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana». La sentenza verrà depositata nei prossimi giorni. «La Corte costituzionale – si legge nella nota dell’ufficio comunicazione e stampa – si è riunita oggi in camera di consiglio per discutere sull’ammissibilità del referendum denominato “Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)”».
«In attesa del deposito della sentenza – prosegue la nota -, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni».
L’Associazione Luca Coscioni, tra i promotori del referendum sull’eutanasia che ha raccolto più di un milione di firme, afferma in una nota che «non lascerà nulla di intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari, dal corpo delle persone al cuore della politica». Secondo l’associazione, la strada è comunque ormai aperta: «Il cammino verso la legalizzazione dell’eutanasia non si ferma. Certamente, la cancellazione dello strumento referendario da parte della Corte costituzionale sul fine vita renderà il cammino più lungo e tortuoso, e per molte persone ciò significherà un carico aggiuntivo di sofferenza e violenza. Ma la strada è segnata. Ci rivolgeremo anche alle forze politiche e parlamentari, in questi anni particolarmente assenti o impotenti, e prenderemo in considerazione la possibilità di candidarci direttamente a governare per realizzare le soluzioni che si affermano ormai in gran parte del mondo democratico».
Il prossimo appuntamento è per l’11 e 12 marzo a Varsavia, per il Congresso del Movimento paneuropeo Eumans convocato insieme all’associazione Luca Coscioni «per aprire un fronte europeo di iniziative per la libertà di scelte di fine vita e per l’abrogazione delle norme proibizioniste a livello europeo». Infine, si legge nella nota, «siamo grati a chi ha dato forza finora alla campagna “eutanasia legale”, inclusi quel milione e 240mila cittadini che hanno sottoscritto i referendum e i tanti che ci hanno sostenuto. A loro, e a tutti i cittadini diciamo che la lotta per essere “liberi fino alla fine”, iniziata con Piergiorgio Welby 15 anni fa, prosegue».
Le reazioni
«Sono dispiaciuto: la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia». Così il leader della Lega, Matteo Salvini. Su Twitter, il segretario del Pd, Enrico Letta, spiega: «La bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sull’eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa».
Dal Movimento 5 Stelle, il presidente della commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni, dichiara: «Era prevedibile l’inammissibilità di un quesito così estremo come quello formulato sulla eutanasia. In un certo senso un’occasione persa anche se, come abbiamo sempre detto, il testo sul quale stiamo lavorando in Parlamento è un modo equilibrato per dare risposte a malati sofferenti e alle loro famiglie». Per il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, «l’inammissibilità del quesito referendario sull’eutanasia legale è una pessima notizia per oltre un milione di cittadini che l’avevano proposto e soprattutto per chi aspetta da tanto tempo di vedersi riconosciuto il diritto ad un fine vita dignitoso, ed è oggi abbandonato nella sofferenza. Ora la battaglia di civiltà deve continuare nel Paese, e in quelle Aule parlamentari che colpevolmente non l’hanno mai voluto affrontare».
«La Corte Costituzionale ha respinto con forza il “populismo bioetico” dei Radicali – commenta Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia -, che hanno tentato di portare l’eutanasia in Italia con un referendum sull’omicidio del consenziente che avrebbe permesso a chiunque di uccidere amici e parenti al loro minimo gesto di consenso. Siamo grati alla Corte per il coraggio con cui non si è fatta intimidire da pressioni politiche e mediatiche di ogni genere».
«È stata sventata una deriva mortifera – aggiunge Jacopo Coghe, presidente del Comitato “No all’eutanasia legale” – ma incombono ancora spinte eutanasiche che ora il Parlamento è chiamato a scongiurare. La Corte ha indicato un livello minimo di tutela della vita umana fragile inviolabile e noi riteniamo che il progetto sul suicidio assistito violi quel livello minimo, andando oltre quanto la stessa Consulta ha deciso nel “caso Cappato”. Dalla Camera ci aspettiamo una risposta importante che investa sulle cure palliative e aiuti i sofferenti a vivere con dignità, e non a farsi ammazzare».
(Agenzia DIRE – www.dire.it)