«Vogliamo cogliere l’occasione della giornata di domani per un nuovo incontro con la rete larga dell’associazionismo del Terzo settore. Per noi, questo è un rapporto vitale, che vuole anche momenti di riflessione comune». Con queste parole Roberto Natale, direttore di Rai per la sostenibilità sociale e ambientale, ha introdotto la presentazione dell’importante ricerca “L’era del disagio”. Patrocinata dalla stessa direzione della comunicazione e della programmazione sociale Rai, realizzata da Inc non profit lab e svolta con il concorso delle associazioni del Terzo settore, la ricerca indaga la diffusione del disagio mentale in larghi strati di popolazione italiana. La versione integrale della ricerca può essere scaricata cliccando qui: L’era del disagio.
L’incontro si è tenuto nei giorni scorsi nella sala “Sergio Zavoli” della sede Rai di Roma in Viale Mazzini alla vigilia della Giornata mondiale della salute mentale. Vi hanno partecipato i rappresentanti dell’associazionismo civico e sono intervenuti l’on. Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro, con delega alle Politiche sociali, i direttori della ricerca, esperti e giornalisti del settore.
L’on. Bellucci ha osservato, anche nella sua veste di psicologa e psicoterapeuta, come «disturbi psichici nella popolazione siano sempre stati registrati ma, a differenza del passato, ora se ne ha maggiore consapevolezza».
Il fenomeno si è acuito nel trascorso periodo della pandemia, ma «è un fatto che negli anni precedenti non ci sia preoccupati della sofferenza psichica. Ora finalmente si riconosce il valore della psiche».
I dati del disagio psichico in Italia
Per la ricerca Inc non profit lab ha interpellato, in collaborazione con AstraRicerche, numerosi cittadini e più di 40 organizzazioni non profit, ricavandone dati preoccupanti. Il male oscuro, il disagio psichico, colpisce più della metà della popolazione, cioè sei italiani su dieci, soprattutto donne e giovani, per i quali le percentuali di incidenza arrivano rispettivamente al 65% e al 75%, e talvolta oltre.
Secondo Pasquale De Palma, presidente di Inc non profit lab, il modo in cui il disagio viene comunicato non aiuta e servirebbe una comunicazione corretta e più efficace.
Paolo Mattei, vicepresidente di Inc non profit lab, ha fornito i dati dei disturbi più diffusi: disturbi del sonno (32%), stati d’ansia (31,9%), stati di apatia (15%), attacchi di panico (12,3%), depressione (11,5%) e disturbi della condotta alimentare (8,2%). «La pandemia – ha detto Mattei – ha creato ‘la “tempesta perfetta” per far esplodere un male oscuro che covava, da decenni, nella nostra società». Le cause che alimentano il disagio psichico sono plurime, sociali e culturali. Per il 35,1% del campione, preoccupa un mondo che sta cambiando in peggio, tra guerre, povertà, crisi climatica.
Le cause, gli effetti e soluzioni “fai da te”
I disagi dei giovani della Generazione Z riportati nello studio sono particolarmente significativi: riguardano l’atteggiamento di chiusura in sé stessi per il 34,1% e la difficoltà a relazionarsi con gli altri per il 25,1%. Anche il contesto sociale ha la sua influenza: infatti il 23,4% dei giovani soffre per la mancanza di valori sociali condivisi, il 22,4% è insoddisfatto per i propri percorsi professionali, mentre per il 22,3% il disagio si incentra sulle forti pressioni familiari e sociali per gli obiettivi scolastici o sportivi da raggiungere. Tutto questo procura degli effetti negativi: disturbi del sonno (32%), forme d’ansia (31,9%), stati di apatia (15%), attacchi di panico (12,3%), depressione (11,5%), disturbi dell’alimentazione (8,2%).
L’aspetto più sorprendente dello studio indaga sul fatto di come le persone hanno cercato di risolvere il disagio. La maggior parte si è affidata a un preoccupante “fai da te” (29,4%) o all’aiuto di amici e parenti (29,1%); altri hanno atteso che i problemi passassero (28,2%) e tra i più giovani (fatto del tutto preoccupante) molti hanno assunto prodotti e farmaci senza prescrizione (27,6% in totale). Le risposte «mi sono rivolto al medico generico» (22.9%) e «ho ricevuto l’aiuto di uno specialista» (22,1%) compaiono soltanto agli ultimi posti.
Che fare? Le richieste del Terzo settore
Il disagio degli italiani è molto aumentato negli ultimi anni e sono aumentati anche i servizi offerti per affrontare l’emergenza. Ma non sono stati sufficienti. Purtroppo, non è stato possibile potenziare il lavoro perché solo il 43% delle organizzazioni non profit del settore ha ricevuto fondi pubblici e soltanto il 3% li considera soddisfacenti. Le associazioni interpellate dalla ricerca chiedono migliori politiche di supporto sociale, maggiore attenzione istituzionale e il supporto dei media per tener viva l’attenzione su questo scottante problema sociale.