Dal 1870 fino agli anni ‘60 del Novecento è avvenuto un fenomeno epocale. Dall’Italia appena unificata si compie il più consistente flusso emigratorio dell’occidente come non si è mai visto nell’età moderna. Più di 25 milioni di italiani sono partiti verso altre nazioni in cerca di un futuro diverso da quello che veniva prospettato dagli ‘unificatori’ piemontesi, che si comportarono come ‘invasori’ impoverendo le popolazioni del Sud e arricchendo quelle del Nord.
Una vera e propria diaspora dalla quale si formò una ‘seconda Italia’ al di là dei nostri confini. Oggi si valuta che 60 milioni (alcune stime dicono 100 milioni) di Italiani emigrati, o loro discendenti, sono sparsi per il globo. Perché non proviamo a re-integrarne idealmente, e anche fattivamente, una parte? Si tratta, invero, di una comunità ideale il cui numero supera addirittura quello dei residenti nella patria di origine.
È necessario farli partecipare alla condivisione dei nostri beni… e dei nostri guai!
(da Verso il cambiamento. Nella stessa barca, ed. Controluce maggio 2020)