Davide Perico: un nome, una garanzia. Compositore e produttore di fama internazionale di innovative colonne sonore per film e giochi, oltre che per la sua carriera nel campo della musica elettronica, vive attualmente in provincia di Milano. Diplomato in studi classici e successivamente in ingegneria del suono, suona pianoforte, tastiere, basso elettrico; ha oltre trent’anni di esperienza come produttore, tecnico del suono e compositore di musica per film e videogiochi.
Tra i suoi numerosi riconoscimenti, è stato premiato anche dal Comitato nazionale italiano Fair play, associazione benemerita del Coni, per aver creato l’inno dell’evento “Fair play for life”. Alcuni video musicali da lui ideati in computer grafica hanno raccolto consensi e premi all’interno di importanti festival cinematografici internazionali.
Insieme al collega Mellow Dive, Davide Perico ha annunciato da pochi giorni l’uscita su tutte le principali piattaforme digitali del loro nuovo progetto musicale, Discipline of freedom. L’album è ispirato al capolavoro filosofico di Friedrich Nietzsche “Così parlò Zarathustra” e si compone di otto tracce che esplorano temi fondamentali quali la trasformazione, il superamento di sé e la crescita esistenziale.
Come è nata l’idea di combinare la filosofia di Nietzsche con la tua esperienza musicale chill e lofi?
«Il motore principale è stata l’insoddisfazione: avevo la sgradevole sensazione di non comunicare in maniera abbastanza efficace con il mio pubblico, e l’insoddisfazione è un motore di cambiamento. Proprio questa è la parola che mi ha ossessionato negli ultimi 12 mesi: cambiamento. E per me Nietzsche è il profeta del cambiamento».
Quali concetti specifici del pensiero nietzschiano hai cercato di trasmettere attraverso la musica? In che modo hai tradotto in suoni idee filosofiche complesse?
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«Attraverso la musica di Discipline of freedom abbiamo cercato di trasmettere i concetti chiave del pensiero nietzschiano utilizzando suoni, ritmi e atmosfere che potessero evocare emozioni profonde e spingere gli ascoltatori a riflettere su se stessi e sul loro percorso di crescita personale. Ogni traccia del progetto rappresenta un aspetto specifico della filosofia di Nietzsche, trasformando idee complesse in esperienze sonore tangibili. Per esempio, il brano The three metamorphoses traduce in musica il percorso simbolico della trasformazione dello spirito: il cammello, il leone e il bambino. I passaggi musicali riflettono questo viaggio: da un’introduzione più pesante e meditativa (il cammello e il peso del dovere), passando per una fase più vigorosa e ribelle (il leone che distrugge vecchi valori), fino a un’atmosfera giocosa e luminosa, simbolo del bambino e della rinascita creativa».
«In Arrows for the other shore abbiamo cercato di catturare il dualismo tra il peso dell’esistenza e l’aspirazione al trascendente. Le melodie ascendenti e le sonorità stratificate rappresentano il sacrificio e la tensione verso un ideale superiore, come frecce scoccate verso un’altra riva. Ogni nota è un richiamo al superamento dei limiti umani e all’affermazione del sé».
Quali strumenti o tecniche musicali hai utilizzato per evocare le atmosfere e le emozioni che associ alla filosofia di Nietzsche?
«In generale, abbiamo tradotto idee filosofiche in suoni attraverso un approccio emotivo ed insieme narrativo. Non ci siamo indirizzati su sonorità orientaleggianti o antiche. Il nostro intento era di rendere accessibili le complessità di Nietzsche in una forma contemporanea e universale. Così, abbiamo utilizzato un mix molto personale di jazz fusion, lofi beats e musica elettrica, che si mescolano per creare paesaggi sonori che invitano alla meditazione e all’introspezione».
Credi che i mondi musicali chill e lofi siano un mezzo efficace per esplorare temi filosofici profondi? Perché?
«Credo nella forza intrinseca, quasi primigenia, del linguaggio musicale in generale. Credo che ogni stile musicale abbia eguale dignità e potenza, se praticato con integrità e passione».
Come pensi che i tuoi ascoltatori reagiranno a questo album? Ti aspetti che apprezzino le connessioni filosofiche o che si lascino semplicemente trasportare dalla musica
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«Come artista che ha composto musica strumentale per molti anni, ero abbastanza sicuro che per una parte del mio pubblico questo album sarebbe stato uno shock, e ciò si è puntualmente verificato – sorride -. Io non sono interessato a preservare una nicchia od un soddisfacente status quo. Se ho qualcosa da dire, faccio ciò che credo necessario per comunicarlo al meglio. E, ovviamente, ho perso una parte del mio pubblico, ma ne ho guadagnata una totalmente nuova, e questo è davvero eccitante».
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