Dal 26 aprile, dopo il decreto varato dal Consiglio di ministri, anche i luoghi della cultura torneranno a vivere, dopo oltre un anno di chiusure. In vista delle graduali riaperture estive e dopo l’appello via tweet di Alesssandro Gassmann l’amministrazione capitolina sta valutando di aprire cinque ville (il Galoppatoio di Villa Borghese, Ada, Sciarra, Celimontana e Pamphjli) per programmare l’estate romana. Ottima notizia anche se i luoghi sembrano quelli consueti come anche l’organizzazione, ma quest’anno la notizia assume una valenza triplice che merita una riflessione sull’importanza di tornare a fare spettacolo e cultura, ripartendo dagli spazi aperti.
Tre gli obbiettivi: lavoro, programmazione, freno al teppismo giovanile. Lo spettacolo all’aperto non solo è tradizione secolare in Italia ma, oggi, dopo un anno e più che maestranze ed artisti sono fermi il fatto che l’esecutivo di Mario Draghi abbia deciso, con anticipo, di riaprire consente più facilmente una programmazione. È un segnale forte che va nel senso di stimolare un nuovo approccio allo spettacolo sia da parte degli organizzatori che del pubblico. E l’auspicio è che l’iniziativa venga mutuata anche dai tanti centri più piccoli della Penisola.
Le limitazioni degli spazi resteranno più o meno come quelle dello scorso anno sia nella platea che sul palco ma l’importante è comunque ricominciare a lavorare per alcuni, e trovare ristoro per l’anima per altri. A fronte di una difficoltà organizzativa e logistica, prenotazioni e norme anti-covid richiedono ingenti spese oltre ai cachet degli artisti; c’è da far i conti anche con il coprifuoco alle 22 che nella bella stagione probabilmente verrà allungato, ma che certamente non giova ad alcuni tipi di spettacolo. Proprio questo potrebbe essere un punto di forza su cui investire nuove energie creative.
Sormontare l’ostacolo, per esempio, mutuando dai piccoli festival di eco-teatro per ridurre l’impatto energetico ed ambientale, tornando a fare teatro più “intimo” e con meno dispendio di mezzi tecnologici. Anche le scelte delle compagnie teatrali e di spettacolo in genere dovrebbero essere attente a realizzare un cartellone misto tra celebrities e associazioni culturali e d’impresa attive sul territorio, consentendo a tutti il giusto spazio e puntando in modo costruttivo alla ripresa di una socialità serena.
Lo scorso anno, per fare un esempio che viene dall’hinterland della Capitale, Frascati si era contraddistinta nel programma culturale estivo della Città Metropolitana di Roma per il suo cartellone di spettacoli messi in scena a Villa Torlonia. Un grande sforzo e impegno realizzato in pochissimi giorni, dieci per l’esattezza, che ha consentito alla collettività di trovare nuovo impulso non solo culturale e turistico. Spesso, infatti, si sottovaluta come gli spettacoli negli spazi pubblici esterni siano anche un grande freno, nei fine settimana, agli atti di teppismo e violenza giovanile che troppo spesso si registrano un po’ ovunque, e spesso proprio nelle Ville e nei parchi pubblici.
Troppo spesso questi spazi, nati per il diletto e il piacere, lasciati all’incuria diventano facile scenario di risse e atti vandalici. Una buona programmazione culturale, nel rispetto della qualità e ogni normativa anti-Covid, in questo difficile momento di ripresa può diventare anche un segnale forte per i giovani che intorno alla musica, al teatro e alla cultura possono ritrovare luoghi alternativi di aggregazione e nuove motivazioni di crescita sociale e culturale.