È stata raggiunta una intesa sul contratto della cooperazione sociale. Sindacati e centrali cooperative hanno siglato un accordo che verrà sottoposto nelle prossime settimane alla consultazione dei lavoratori e degli organismi delle organizzazioni datoriali. Prevede aumenti economici, l’introduzione dell’istituto della quattordicesima e l’impegno forte per tariffe adeguate da parte delle istituzioni.
«Abbiamo fatto un grande sforzo – hanno affermato i rappresentanti delle centrali cooperative Stefano Granata, Eleonora Vanni ed Emanuele Monaci, rispettivamente presidente di Federsolidarietà Confcooperative, presidente di Legacoop sociali e vicepresidente di Agci imprese sociali – per la valorizzazione della cooperazione sociale, a partire da un giusto riconoscimento economico dei lavoratori. In questi anni si è reso evidente, anche nella recente pandemia, l’essenzialità delle professioni sociosanitarie e dell’inserimento lavorativo dei soggetti più fragili. Questa essenzialità, adesso, deve essere realmente riconosciuta dalle istituzioni, a partire dalle Regioni, con il riconoscimento di tariffe adeguate e di appalti economicamente appropriati, altrimenti non sarà possibile sostenere né questo contratto, né le cooperative e, di conseguenza, il reddito di soci e lavoratori».
Giovanni Schiavone, presidente di Agci (Associazione generale cooperative italiane), anche a nome di Pina Colosimo, presidente del settore Agci imprese sociali, rimarca l’importanza di questo traguardo dopo più di un anno di trattativa tra le organizzazioni sindacali e quelle datoriali (La Cooperazione). Evidenzia che «si tratta di un rilevante contratto che rivolge la propria attenzione a migliaia di lavoratori impegnati in un ambito alquanto delicato e prezioso poiché volto al sostegno delle fasce più deboli del nostro Paese e a migliorare la loro qualità di vita e di benessere, in attuazione anche di politiche attuative di programmi di assistenza sanitaria».
«Le associazioni di settore – continua il presidente Schiavone – hanno lavorato in questa lunga trattativa con il massimo senso di responsabilità, riconoscendo determinati aumenti salariali, l’introduzione della quattordicesima mensilità, l’integrazione economica della maternità, oltre all’incremento dell’importo per la sanità integrativa. A tutela invece delle cooperative sociali ovviamente hanno chiesto che le Regioni riconoscano e si adoperino per l’adeguamento delle tariffe in sede di appalti al fine di evitare una inevitabile congestione gestionale delle nostre imprese cooperative sociali».
Punti salienti economici dell’ipotesi per Il nuovo contratto sono la previsione di un aumento di 120 euro mensili al livello C1, da riparametrare per gli altri livelli contrattuali, dal gennaio 2025 l’introduzione della quattordicesima mensilità al 50% e l’innalzamento dell’importo per la sanità integrativa, che raggiunge i 120 € annui. Sempre nell’ottica della valorizzazione delle socie e delle lavoratrici, viene estesa al 100% l’integrazione economica della maternità. Un ulteriore elemento che qualifica, anche sul piano valoriale, l’intesa.
L’impegno comune tra sindacati e cooperative per appalti e tariffe adeguati, la lotta alle false imprese e al dumping salariale trova una sua risposta anche nel contratto attraverso un nuovo osservatorio sugli appalti e sulla definizione di una possibile gradualità più aderente alle realtà aziendali e al mancato riconoscimento degli aumenti contrattuali. Per quanto riguarda la cooperazione sociale di inserimento lavorativo, oltre a una più cogente definizione dei suoi campi di applicazione vengono inseriti nuovi profili professionali, in modo da rendere sempre più aderente alle reali attività svolte dai soci il dettato contrattuale. Trovano infine soluzione il tema del tempo di vestizione e quello delle cosiddette notti passive, attraverso un adeguamento degli importi del servizio.