Buona parte del peso del piano di rientro della sanità regionale e delle decisioni operate negli ultimi 11 anni di gestione si è riversata sui consultori familiari della Calabria. Tutto ciò, nonostante lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, in occasione dell’assemblea nazionale sui consultori del 5 febbraio scorso, abbia definito queste strutture come «pilastri del welfare sociosanitario». La preoccupata denuncia viene da Donne insieme, l’associazione calabrese impegnata da anni in difesa delle donne e del diritto alla salute.
«Il momento attuale – ha detto l’avvocata Domenica Clemensi, presidente dell’associazione, in una conferenza stampa indetta per illustrare le iniziative intraprese a tutela della sanità nella regione – per la sanità calabrese è molto importante poiché l’8 gennaio scorso si sono insediati i commissari. Il “decreto Calabria 2” dispone che i commissari abbiano 90 giorni dalla data dell’insediamento per elaborare gli atti aziendali».
Sulle iniziative da intraprendere, Donne insieme e il consorzio di associazioni di cui fa parte, Comunità competente, hanno presentato un documento ai commissari delle Aziende sanitarie provinciali calabresi e hanno inviato una lettera aperta per chiedere la riapertura e il potenziamento dei consultori familiari. Iniziative che sono state illustrate nella conferenza stampa, alla quale hanno preso parte anche il presidente del Consiglio comunale di Condofuri, Pietro Clemensi, e il medico infettivologo Rubens Curia, ex dirigente regionale del Dipartimento tutela della salute e portavoce di Comunità competente. L’incontro, che era stato in origine programmato nella sede del Comune di Condofuri, si è svolto via Skype per rispettare le norme anticontagio.
«Negli ultimi anni – hanno denunciato i presenti – il sistema sanitario calabrese è caduto in un baratro e sono state ridotte ai minimi termini sia le risorse umane sia quelle economiche, di personale e di mezzi. Si è favorita così una errata cultura “ospedalocentrica”, che ha messo in crisi il ruolo fondamentale delle “Strutture sociosanitarie territoriali intermedie” e intasato gli ospedali con prestazioni prettamente territoriali».
In particolare, Donne insieme ha richiamato la battaglia sulla quale è impegnata da tempo: la richiesta che il consultorio di Melito Porto Salvo torni a lavorare come un tempo: «Da quando, nel 2012 – ha detto la presidente Clemensi –, in buona sostanza, è andato a sostituirsi di fatto al punto nascite dell’ospedale della cittadina».