In molti (a dire la verità purtroppo non tantissimi) lamentano lo scollamento tra Società civile e Politica e il fatto che gira e rigira nelle elezioni comunali finiscono sempre per contare più i nomi dei candidati sindaco e di coloro i quali girano loro intorno che i programmi e le proposte concrete per la città. Per superare questo inconveniente vedrei bene, anche con qualche piccola “forzatura” dettata dall’esperienza degli ultimi trent’anni, una riforma elettorale di questo tipo:
1) in ogni Comune chiunque può proporre la propria candidatura alla carica di sindaco;
2) ogni candidato sindaco può essere appoggiato da una coalizione di massimo tre liste;
3) ogni candidato sindaco è tenuto a presentare il proprio programma elettorale contestualmente alla presentazione della propria candidatura;
4) ogni programma elettorale può essere lungo quanto si vuole ma deve contenere un primo capitolo in cui vengano esposti in modo concreto e dettagliato, anche con l’indicazione di tempi, costi e modalità di reperimento dei fondi necessari, i primi cinque interventi che la nuova Amministrazione intende realizzare in caso di vittoria;
5) entro tre settimane dalla presentazione della propria candidatura e del proprio programma, e comunque non oltre la data prestabilita di inizio della campagna elettorale, ogni candidato sindaco è tenuto a presentare la composizione della propria lista di candidati consiglieri o di quella di tutte le liste (fino al predetto massimo di tre) che compongono la propria coalizione;
6) entro lo stesso termine di cui al punto precedente ogni candidato sindaco è altresì tenuto a presentare in modo dettagliato, con nome, cognome e curriculum professionale di ognuno dei membri, la composizione della propria Giunta in caso di vittoria.
Sono sicuro che con una “piccola” riforma del genere l’importanza del programma e delle proposte elettorali concrete riprenderebbe in un attimo il sopravvento sull’importanza, effimera, dei nomi dei candidati sindaci e dei relativi supporters e degli slogan elettorali… tutti più o meno uguali e tutti più o meno vuoti, il tutto a beneficio dei cittadini, delle loro aspettative e del rapporto tra società civile e Amministrazione cittadina, cioè quello che chiamo il “rapporto tra piazza e palazzo”.
In fondo se una delle qualità principali di un sindaco deve essere quella di saper mediare e fare sintesi non è ridicolo che prima presenti la propria candidatura, poi sia costretto a sfornare liste andando a raccattare consiglieri (e voti) dove capita capita e solo alla fine, una volta eletto, si debba cimentare nel compito più difficile di formare una Giunta con il bilancino per cercare di contentare tutti coloro i quali lo hanno sostenuto e poi vivere cinque anni con la spada di Damocle delle firme dal notaio con il commissario prefettizio dietro la porta dell’ufficio?
Non sarebbe molto più lineare:
- decidere di candidarsi per realizzare il proprio modello di città;
- declinare questo modello di città in un programma chiaro, concreto e dettagliato;
- mediare con chi è disposto a sostenerlo e riuscire a contemperare eventuali punti di vista diversi riducendo a un massimo di tre le componenti della sua coalizione (più componenti diverse impossibili da mediare sanno tanto di ricerca di poltrone);
- presentare alla cittadinanza la squadra (coalizione e Giunta) con cui realizzare il proprio modello di città??
In questo modo gli elettori saprebbero bene cosa scegliere e saprebbero inoltre bene a chi affidano la realizzazione della loro scelta e in quanto tempo, quanti soldi, trovati dove e come questa realizzazione sarebbe possibile.