Putin è l’aggressore, gli ucraini sono gli aggrediti. È vero! Putin pensava di arrivare a Kiev in tre giorni e invece sono due mesi che arranca! È vero! La resistenza dell’Ucraina è un deterrente importante sia nei confronti del proseguimento dell’invasione sia nei confronti di altre eventuali aggressioni da parte della Russia. È vero! Il prolungarsi della guerra sta causando gravi perdite all’esercito russo. È vero! A voler resistere sono gli stessi ucraini i quali a tal fine chiedono sostegno all’Occidente. È vero! L’Occidente si sta limitando a fornire armi difensive all’Ucraina senza intervenire direttamente nel conflitto. È vero!
Ma…
1) Quali sono le possibilità di successo di una risposta militare ucraina all’aggressione russa?
2) Quali risultati concreti ha prodotto finora il sostegno militare dell’Occidente sull’Ucraina e sul suo popolo?
3) È verosimile che Putin accetti di subire una sconfitta militare sul campo senza ricorrere all’uso delle armi di cui dispone?
4) Fino a quando, fino a che punto e a che prezzo e con quali sofferenze l’Ucraina sarà in grado di resistere all’aggressione russa con il sostegno militare esterno dell’Occidente?
5) È più ipocrita (e cinico) chi cerca (forse anche ingenuamente) alternative di pace o chi sostiene (anche per propri interessi politici ed economici) una guerra senza “controffensiva” ma basata solo sulla “resistenza a oltranza” fino a esaurimento per consunzione della stessa Ucraina e del proprio popolo?
6) Quale certezza v’è che l’opzione militare “senza se e senza ma” nei confronti della Russia accompagnata dagli effetti delle sanzioni economiche abbia il risultato di fiaccare politicamente Putin agli occhi del proprio popolo anziché stimolare ulteriormente il nazionalismo e il revanscismo dei russi nei confronti di un Occidente guidato dagli Usa, che fin dalla fine degli anni ’80 hanno sempre più temuto la pace che la guerra snobbando la Perestroika di Gorbaciov e il processo di democratizzazione della Russia fino a spingerla nelle mani del dittatore Putin come ora stanno spingendo lo stesso Putin verso un’alleanza sempre più stretta con la Cina?
Il 7 aprile 1989, in visita ufficiale a Londra, Mikhail Gorbaciov pronunciò queste parole: «La comunità mondiale è al bivio di due politiche. Una, generalizzando, è la politica di forza. Essa appartiene al passato. L’altra politica si sta appena formando. È legata all’impetuoso processo di affermazione del carattere d’integrità e di interdipendenza del mondo. Rileviamo con soddisfazione che essa esercita un ruolo benefico sulla scena internazionale. La democratizzazione della società sovietica procede sul binario dell’affermazione delle norme democratiche di apertura negli affari internazionali. La linea volta alla costruzione di uno Stato di diritto nel nostro paese coincide con la tendenza a elevare il ruolo del diritto nei rapporti tra gli Stati».
«La nostra riforma economica – proseguiva Gorbaciov – presuppone un più profondo coinvolgimento dell’Urss nell’economia mondiale e probabilmente può favorire la creazione di un mercato davvero mondiale, di un nuovo ordine economico mondiale. Negli ultimi anni si è delineata una possibilità reale di chiudere l’ultima pagina del dopoguerra e di avanzare verso un nuovo periodo di pace. Far affidamento sulla forza è una posizione pericolosa che porta in un vicolo cieco. Le realtà attuali hanno reso evidente l’inconsistenza della filosofia della contrapposizione frontale. Decenni di “guerra fredda” sono costati troppo cari sia all’Oriente che all’Occidente. Proseguire sulla via della contrapposizione totale può portare tutti alla catastrofe».
L’Occidente (gli Usa, la Nato, l’Europa) rimase sordo e non gli diede retta: il 9 novembre dello stesso anno cadde il muro di Berlino e da allora in poi l’ex Urss fu considerata una barzelletta. In realtà il risultato di questi ultimi trent’anni di politica occidentale è il Putin che ci ritroviamo oggi… però la responsabilità è dei pacifisti ipocriti e degli antiamericani.