Mi ha spiazzato l’autocandidatura di Calenda a premier nel caso (molto probabile) Draghi non fosse disponibile. Mi è sembrata una mossa intempestiva, un po’ azzardata e forse controproducente che gli avrebbe procurato molte critiche come infatti è accaduto. Però poi, a pensarci bene, mi sono detto che le critiche malevole e velenose provenienti dal fronte opposto lasciano comunque il tempo che trovano mentre sul fronte amico, se lo scopo del Pd e altri è davvero quello di arginare la destra, la cosa più semplice, qualora risultasse impossibile raggiungere accordi di altro tipo, potrebbe essere quella di correre insieme e alla fine chi prende più voti esprime il premier.
In fondo… basta con la politica del meno peggio, basta con le chiamate alle armi al solo scopo di allearsi contro il nemico incombente, basta essere buoni, acritici e accondiscendenti nei confronti del Pd perché è l’unico baluardo contro la destra. Qui occorrono una politica nuova, azioni costruttive e non solo difensive, proposte chiare e concrete: ognuno metta sul tavolo quel che è capace di elaborare; si corra insieme, e in caso di vittoria chi prende più voti esprima il premier.
Certo per evitare che la eventuale maggioranza si sfasci dopo due giorni, tra i componenti dell’eventuale schieramento di centro-centrosinistra occorrerà riuscire a mettere insieme un denominatore comune su cui redigere il nocciolo duro del programma di governo (il meglio è nemico del bene ed è difficile riuscire a concordare tutto fin nei minimi dettagli) ma se non si riuscisse a fare neanche questo allora vorrebbe dire che si è già perso in partenza.