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Benedetta Pilato e Filippo Macchi: due grandi lezioni di sport e di vita

La loro è una lezione indimenticabile: sottolinea quanto gli atleti, sotto la competitività, nascondano sempre il lato più umano dell'umano

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L’importante è partecipare. Quante volte il motto di Pierre de Coubertin è stato un ritornello nella vita di ognuno, anche per giustificare prestazioni sotto le aspettative nostre o degli altri in ogni ambito dell’esistenza. Certo è che con la nuotatrice Benedetta Pilato e lo schermidore Filippo Macchi, quel motto ha raggiunto un’altra dimensione.

Per due motivi e in due modi diversi, Pilato e Macchi hanno dato al mondo del giornalismo e del facile sensazionalismo una lezione indimenticabile che sottolinea quanto gli atleti, sotto quella scorza durissima di competitività, nascondano sempre il lato più umano dell’umano.

Partiamo dalla 19enne pugliese. Il quarto posto nei 100 rana, ad un solo centesimo di secondo dal podio, non le ha tolto il sorriso e si è presentata ai microfoni Rai piena di gioia e senza alcun tipo di dispiacere per una ragazza che, sin dai 15 anni, si è caricata sulle spalle il peso di essere la nuova enfant prodige della rana mondiale.

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Un peso troppo gravoso che lei, in primis, di cui lei non ha mai voluto sobbarcarsi. Semplicemente rigettando ogni tipo di pressione, prendendo sempre ciò che veniva, giorno per giorno; continuando a vivere il nuoto come la sua passione e non come una questione di vita o di morte.

La sua “colpa”? Proprio il suo atteggiamento, così al di sopra del giudizio, gioioso e privo di ogni condizionamento psicologico. Esattamente il modo più sano di vivere lo sport. Una polemica completamente inutile che Benedetta stessa ha contribuito a sminuire a colpi di raggiante soddisfazione. Contagiosa per chi crede nei veri valori dello sport.

Poi c’è la seconda lezione. Quello di Filippo Macchi da Bologna, schermidore specialista della spada che è arrivato a giocarsi l’oro olimpico contro il collega di Hong Kong Cheung, campione in carica. Incontro equilibratissimo, 14 pari: il primo a registrare una stoccata vincente sarebbe stato incoronato.

Gli arbitri tentennano per ben due volte al video e non riescono a prendere una decisione, anche se i punti sembravano poter essere di Macchi. Al terzo tentativo e dopo l’ennesimo consulto al video, i giudici decidono di assegnare il punto a Cheung. Nell’incredulità di Filippo e nella rabbia totale del suo ct Stefano Cerioni. Dopo una comprensibile rabbia per un oro sfuggito in quel modo, il 22enne toscano ha voluto condividere il suo pensiero sui social. Un messaggio che rappresenta più di qualsiasi altro discorso, quanto vincere nello sport passi forzatamente dal saper perdere.

«Da dove inizio? Eh beh da dove inizio manco lo so io! Avevo già preparato il post, il testo recitava: “il sogno di ogni bambino, l’obiettivo di ogni atleta”.
E invece? E invece no perché torno a casa con una bellissima medaglia d’argento ma che mi lascia ad una stoccata dal famoso “obiettivo di ogni atleta”.
Ne ho sentite di ogni, ti hanno derubato, arbitraggio scandaloso, è una vergogna.
Eppure a me viene da dire che sono proprio un ragazzo fortunato. Ho 22 anni, una famiglia stupenda, degli amici strepitosi e una fidanzata che mi lascia costantemente senza parole. Sono arrivato secondo alla gara più importante per ogni atleta che pratica sport e proprio perché pratico questo sport ho imparato che le decisioni arbitrali vanno rispettate, sempre! Conosco entrambi gli arbitri, non mi viene da puntare il dito contro di loro e colpevolizzarli del mio mancato successo anche perché non porterebbe a nulla se non a crearmi un alibi.
Quello che è successo appartiene al passato, ormai è andata, quello che succederà in futuro dipenderà da me! Io sono una persona che ambisce sempre al massimo, che non si accontenta mai e proprio perché non mi accontento mai non sono stato in grado di gioire immediatamente della medaglia ottenuta.
Tempo fa, una persona a me cara, nonché una grandissima campionessa mi disse: “Una medaglia si festeggia sempre!” Ed effettivamente questa medaglia si merita gioia e felicità e quindi smaltiamo la delusione, che è tanta, e godiamoci ciò che è stato. Ci sarà tempo per tornarci sopra per capire gli errori che ho fatto e cercare di migliorare ancora di più.
D’altronde la vita è fatta di ostacoli, a volte si superano, altre volte ci si inciampa e si cade ma la differenza la fa chi ha la forza di rialzarsi.
Ora ci aspetta una gara a squadre importantissima e io con i miei compagni, nonché amici, abbiamo tantissima voglia di dare il massimo e superarci.
Sosteneteci, abbiamo bisogno di voi
Forza Italia, sempre e comunque!
Filippo»

Grazie Benedetta. Grazie Filippo.

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Edoardo Sanfilippo
Edoardo Sanfilippo
Laureato magistrale in media, comunicazione digitale e giornalismo. Ricopro il ruolo di media analyst a Data Stampa. Le mie passioni? Lo sport, in particolare le quattro ruote, la politica e la scrittura. Adoro curiosare e sapere di più su tutti gli aspetti della società.
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