Quest’anno, come da tradizione, non sono mancate le celebrazioni religiose, le processioni, i fuochi d’artificio e i banchetti, per celebrare la Sagra di San Nicola, dedicata al Santo patrono di Bari. Un evento, amato dai cittadini e dai turisti, visto che San Nicola è uno dei santi più venerati al mondo, dopo quelli biblici, conosciuto come “protettore dei forestieri” e dei marinai, ma anche dei bambini e delle giovani in cerca di marito. È l’occasione per conoscere una tradizione che unisce storia, cultura, devozione e gastronomia.
La “tre giorni”, dal 7 al 9 maggio, in cui rivivere la storia d’altri tempi, ha visto affiancarsi una serie d’iniziative, già dal 20 aprile, con il 936° anniversario (1087-2023) della partenza delle reliquie di San Nicola da Mira (attuale Turchia), susseguitesi per circa un mese, per terminare con la Festa della traslazione, secondo il Calendario Giuliano e l’accoglienza dei pellegrini ortodossi, avvenuta il 22 maggio scorso.
La “tre giorni”, dal 7 al 9 maggio, è il clou della Festa e si dice che gli eventi dell’8 maggio siano dedicati ai pellegrini, quelli del 9 maggio ai baresi. Il corteo storico, il 7 maggio, è un tuffo nel passato, con i suoi cavalieri in costume medioevale, su splendidi cavalli e gruppi di sbandieratori, si sente la musica della banda e il tonfo dei tamburi. Dal Castello Svevo, il corteo raggiunge piazza San Nicola.
Il giorno dopo, la Basilica si anima con i fedeli per la prima Messa, che l’8 maggio si tiene già alle 5 del mattino. È il giorno dedicato alla processione a mare. Come da tradizione, anche quest’anno, è andata in scena la traslazione delle ossa del Santo, che secondo la narrazione storica furono portate da Mira, con una caravella, fino a raggiungere il porto di Bari. La barca con la statua, subito dopo la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari-Bitonto e delegato pontificio per la Basilica, è partita da Molo San Nicola, seguita da altre imbarcazioni. È rimasta in mare fino alle 20, quando è tornata indietro, per lo sbarco e la processione fino a Piazza del Ferrarese. Alle 22, lo spettacolo pirotecnico.
I resti del Santo sono abitualmente conservati nella cripta della Basilica di San Nicola, che gli è stata dedicata, dove per la festa si svolgono numerose celebrazioni. Il 9 maggio è dedicato al prelievo della Santa Manna, l’acqua che si forma nella tomba del Santo e che si trovava già nella Basilica di Mira. La Santa Manna, una volta estratta, viene diluita nell’acqua benedetta e distribuita ai fedeli nelle boccette. Quest’anno, in occasione del 936° anniversario della traslazione, alle 18, nella Basilica, si è svolta la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Giuseppe Satriano, con il prelievo della Santa Manna e, a seguire, lo spettacolo pirotecnico serale.
La Sagra di San Nicola è un’occasione religiosa tanto amata da baresi e turisti, oltreché una piacevole parentesi, per apprezzare le bontà gastronomiche locali. Nelle strade di Bari Vecchia fervono i preparativi, con largo anticipo, affinché tutto sia pianificato al meglio. Le massaie, come da tradizione, preparano le orecchiette e i cavatelli e li lasciano asciugare sulle spianatoie all’aperto, mentre nell’aria si diffonde il profumo di taralli cotti nel forno e l’odore di fritto delle scagliozze di polenta sottile e croccante e delle popizze, frittelle di pasta molle. Una volta si preparava ’u biscuit, una ciambella di pasta dura, con poco sale, che si usava ammorbidire con l’acqua di mare e che, potendosi conservare per un anno intero, era dedicata alla mensa semplice dei marinai. Si accompagnava con olive, pomodoro e pezzetti di formaggio. Le olive non possono mancare sulle tavole baresi e si servono in salamoia e alla calce e quelle nere sono squisite fritte.
Lungo il percorso delle processioni, non possono mancare le bancarelle con bontà di tutti i tipi. Sono giorni in cui, grazie anche all’arrivo della bella stagione, il centro della città accoglie un gran numero di turisti, interessati ad assaggiare le specialità locali. Fa da padrone il crudo: dalla merùsche, con pesciolini crudi, agli allievi, piccoli calamari crudi e composizioni variopinte di cozze, servite su un ampio vassoio con ghiaccio tritato.
Tra i piatti tipici, le orecchiette con le cime di rapa o condite con il sugo del ragù con le brasciole, grossi involtini ripieni di formaggio pecorino, aglio e prezzemolo; la tiella di riso, patate e cozze nere; gli gnumeredd’, involtini di interiora di agnello e tanti primi e secondi a base di pesce. Particolarmente richieste e da asporto, la focaccia con i pomodorini e la pizza di cipolla con acciuga e olive.