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Arianna Lattanzi, arte a tuttotondo

Musica, pittura, letteratura, poesia: artista sempre alla ricerca di bellezza e sentimenti. «Immersa in arte, cultura, natura, spiritualità»

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Musicista, pittrice, scrittrice, studiosa, docente. Sono molte le sfaccettature di Arianna Lattanzi, che si affaccia al mondo dell’arte con una personalità forte e poliedrica. Dotata di raffinata sensibilità e straordinario intelletto, appassionata di ogni espressione artistica, Arianna è docente di lettere e latino, ma anche scrittrice versatile, talentuosa pianista laureata in Conservatorio, pittrice ammiratissima e tanto tanto altro.

È davvero una figura che suscita molta curiosità e meraviglia per abilità artistica, per cultura eccezionale nei più svariati ambiti, per grazia e fascino dei modi e di pensieri, per eleganza d’altri tempi. La maestosa sala della sua dimora è immersa tra sinfonie di colori, profumi e canti che destano sensazioni magiche, di pace e bellezza.

Si rimane subito colpiti dall’armonia delicata che si respira tutt’intorno tra essenze di rose, preziosi velluti, legni antichi e sete fruscianti, quadri incorniciati d’oro e d’argento con soggetti naturali, bucolici, ritratti di figure severe, di donne misteriose, autoritratti familiari. L’attenzione viene subito catturata dalla biblioteca, orgoglio di Arianna, contenente i numerosi volumi pregiatissimi redatti in varie lingue, relative alle più disparate materie: dalla letteratura classica, medievale, moderna alla storia, dalla filosofia alla biologia, chimica, zoologia, dalla teologia all’arte, dalla musica all’astronomia, dal diritto alla medicina.

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Mentre echeggiano nell’ambiente casalingo le note leggiadre dei Preludi di Chopin, è possibile notare diversi strumenti musicali che rendono l’ambiente estremamente raffinato e sono un ulteriore elemento di delizia e gioia dell’esistenza della nostra ospite, amante e studiosa di musica tra le tante arti. Si respira cultura, civiltà, arte, bellezza ovunque. Il suo sembra un mondo di fiaba, di incanto e purezza difficili da descrivere a parole. Al centro della scena Arianna, avvolta in uno splendido abito di seta color della neve, che esalta ancor più la grazia e la bellezza della sua persona elegante e nobile.

Arianna, lei sembra una donna trasportata nella nostra epoca da un vento arcano e magico, una figura quasi mitica. I suoi modi soavi, la pacatezza imperturbabile, l’indole amabile e delicata con le persone e gli esseri naturali, la disciplina e la fermezza d’intenti e di azioni che emergono dai risultati intellettuali ed artistici che ha conseguito nella sua vita, la nobiltà della persona e dei valori che esprime sono motivo di immane fascino. Ci parli della sua storia.

«Accolgo l’invito molto volentieri! La mia storia è senza ombra di dubbio particolare. Vivo da sempre immersa nell’arte e nella cultura, nella natura e nella spiritualità. I miei avi e le storie leggendarie sulle loro peripezie sono stati un exemplum per costruire i miei modelli di pensiero, di valori, di comportamenti. I miei nonni mi raccontavano da bambina di quelle esistenze straordinarie al posto delle favole che normalmente si narrano ai fanciulli».

«Sono cresciuta coltivando propositi di elevazione morale ed intellettuale; mi è stato insegnato il rispetto “sacro” di tutti gli esseri viventi, in special modo dei più bisognosi di cure e attenzioni; sono stata educata nel perseverare per il raggiungimento dei miei alti obiettivi con forza, determinazione e fede profonda nelle mie qualità innate o costruite con sapiente, ostinata disciplina. L’arte, nelle sue molteplici manifestazioni, nella mia famiglia è stata sempre considerata la naturale condizione del perfezionamento intellettivo e spirituale per una fanciulla».

La sua storia, professoressa, è molto affascinante. Ci parli un po’ di lei, del suo mondo, dei suoi sentimenti, dei suoi valori.

«Mi ritengo una persona molto fortunata. Le mie doti artistiche e la mia mente per così dire “fuori dal comune” sono stati notati e sviluppati fin dai primi anni di vita. Ho avuto un’infanzia intensa, piena, attivissima, felice. La bellezza in tutte le sue espressioni (quali un paesaggio, un filo di luce o d’arcobaleno, un’armonia, un dipinto, una lettura, una rima, una scultura antica, un’iscrizione millenaria, un bagliore d’astri lontani, una goccia traslucida d’alba su di un germoglio, un battito d’ali di rondine, il grido ammaliante d’un  falco, ogni cosa piccola o straordinaria capace di attirare il mio sguardo, di sollecitare la mia curiosità, di maturare un’idea e comprendere pienamente il “vero” e la “meraviglia” che sono attorno a noi attraverso la ricerca e lo studio) da sempre ha avuto una forza attrattiva incredibile per la mia crescita spirituale, morale, intellettuale».

«Ho manifestato fin dalla più tenera età una forte sensibilità e propensione spiccata ed istintiva nell’osservare, comprendere, entrare in simbiosi ed interagire proficuamente col mondo naturale e con i miei simili. Desideravo ed amavo rendermi utile ed aiutare gli altri. Ma, per farlo, dovevo obbligatoriamente acquisire una consapevolezza, una conoscenza profonda, una padronanza interpretativa, quasi mai semplice, del mondo e dei comportamenti umani. Vivere in un luogo ameno, denso di storia, dipinto nel silenzio, pensoso, lento, intriso di suoni, tinte, profumi contribuisce molto a distaccarsi da se stessi per entrare in empatia con gli altri esseri viventi, per maturare sentimenti di dolcezza, stupore continuo, benevolenza per il dono che Dio ci ha donato, che la famiglia ha saputo riconoscere e sviluppare».

«Saper gioire e commuoversi ancora per le piccole, umili cose, nonostante il trascorrere del tempo, trovo che abbia del miracoloso e poi avere dentro quella fiamma che brucia ogni volta che ci si cimenta in uno studio di ricerca intellettuale per imparare ciò che non si conosce per poterlo successivamente trasmettere, sognare ad occhi aperti mentre si suona, mentre si compone un testo poetico, mentre si gioca con i colori per dar voce, con vigoroso pathos, alla propria essenza, credo che sia il dono più alto che avvicina alla beatitudine in Terra».

Lei irradia grazia e nobiltà d’animo evidenti in chi la ascolta e ammira. Ma come riesce a rendere partecipi gli altri della sua umanità, a trasmettere tanta bellezza, a promuovere un miglioramento sociale e civile?

«Il mio più grande desiderio consiste nel cercare costantemente di perfezionare me stessa e migliorare la società, per quel che è in mio potere. In che modo? Intanto, operando quotidianamente una profonda riflessione introspettiva dei miei comportamenti e pensieri rivolti verso gli altri, ma anche verso me medesima, cercando di fare autocritica, di protendere alla tolleranza, comprensione e perdono, facendo tesoro di risposte e soluzioni prudenti, ma anche coraggiose, sagge, mai avventate, tese alla serenità e al bene generale ed esemplari in determinati contesti e situazioni complesse che possono presentarsi nella vita di tutti i giorni».

«Sono un’artista, è vero; tuttavia, sono anche una professoressa e sento fortissima la responsabilità della mia funzione civile e sociale, ovvero quella di dover rappresentare coerentemente un modello positivo da seguire e, perché no, da imitare da parte dei miei carissimi studenti liceali. Insegnare il vero, l’onestà, la giustizia, la bellezza, il sacrificio, la sofferenza, la dignità, la libertà, la nobiltà d’animo, la gentilezza, l’altruismo, la magnanimità, il perdono attraverso la letteratura, la storia, piccoli aneddoti di vita passata di personaggi noti e meno celebri, ma anche attraverso le peripezie e gli episodi che accadono fortuitamente o meno casualmente nella nostra quotidianità che accomunano gli uomini di ieri e di oggi, ecco un tale immenso proliferare di casi e storie, un  labirinto  di  immagini  e  discorsi, l’eco  dei  corsi  e  ricorsi  storici  che, pur nei  loro  voli  pindarici, suscitano  la  necessità  di  tenere  alta   la fiamma della memoria, della commozione, dell’immedesimazione, della comprensione sono un dovere imprescindibile per chi ha la possibilità di svolgere un mestiere così importante, nobile e delicato quale è l’insegnamento».

«Guidare alla conoscenza, alla comprensione e alla riflessione i giovani è la più alta missione civilizzatrice, morale, spirituale, intellettuale cui si possa aspirare. Per me è un onore, oltre che un’infinita gioia, dedicare tempo ed energie, passione e meditazione all’educazione ed insegnamento delle generazioni che un giorno getteranno le fondamenta della futura società. Credo nella capacità di trasmettere valori notevoli ed eterni attraverso la perizia e la sapienza, ma soprattutto l’empatia, l’umanità, la gioia, l’entusiasmo che, dopo tanti anni di servizio, restano immutati in me. Certamente, vi è poi la trasmissione, al di là dell’ambito scolastico, della meraviglia artistica. In questo frangente non sono necessarie parole, né discorsi retorici poiché si entra nel tempio del silenzio nobilissimo ed eloquentissimo dell’arte, che contribuisce a perfezionare sentimenti e comportamenti umani per chi sa goderne e trarne il giusto e coerente messaggio edificante e, oserei dire, beatificante».

È davvero molto interessante ciò che esprime. Ci spieghi meglio l’origine e la maturazione dei suoi intenti.    

«Sono professoressa appassionata ed entusiasta di lettere e latino, ho studiato in Conservatorio pianoforte e clavicembalo (l’Accademia mi ha forgiata tramite la disciplina, la costanza, la determinazione nel superare sempre i miei limiti con metodo fruibile in tutto ciò in cui mi cimento), ma anche danza classica fin da piccolissima dedicandomi parallelamente all’arte pittorica e poetica. Sono stata considerata una “bimba prodigio” per la mia abilità nel recitare, con straordinaria enfasi teatrale, poesie celebri, nel leggere e scrivere correttamente già a due anni e mezzo grazie ai precetti del mio adorato nonno paterno, ma anche per molte altre doti che ho sviluppato in età più matura».

«Coltivo da sempre l’amore per la poesia (ho composto ad oggi circa tremila liriche in stili e lingue differenti), ma mi dedico volentieri anche alla stesura di romanzi, favole, racconti, novelle. Mi impegno, inoltre, con seria dedizione nello studio di ricerca storico-letteraria ed ultimamente ho ideato un canale YouTube dove disquisisco di tematiche relative alla civiltà romana in maniera originale e costruttiva, impiegando fonti ed informazioni di non facile reperimento. Nella mia vita ho partecipato a varie competizioni per musicisti, pittori, scrittori ed ultimamente ho ottenuto riscontri molto lusinghieri in due concorsi di poesia e pittura svoltisi sul web. Durante la mia vita ho approfondito studi anche in altre discipline quali l’astronomia, la teologia, la filosofia, la biologia, la zoologia, la botanica, l’archeologia. Ho collaborato con varie università attratte dai miei studi e dal mio approccio didattico efficace e stimolante. Ho imparato diverse lingue, per passione oppure per necessità, verso cui ho una predisposizione innata».

«Tutto ciò che ho appreso ed interiorizzato credo sia giusto tramandarlo a chi mi circonda con affetto e stima manifesti. Mi è stato insegnato che non esiste gioia più grande che mettere a disposizione degli altri le proprie conoscenze, la propria arte, per cercare di migliorare il mondo con la bellezza della sapienza e della creatività che rendono all’esterno la grazia e purezza del nostro spirito».

Dunque, lei ha degli obiettivi precisi che affida alla sua funzione educatrice e di artista?

«Indubbiamente ciò che mi sta maggiormente a cuore consiste nel dimostrare che studio costante e progressivo, profondo spirito di abnegazione e determinazione, nonostante gli ostacoli, riescono davvero a motivare, sollecitare, arricchire la crescita interiore, intellettuale ed artistica personale, possono donare serenità e destare meraviglia in chi ci circonda ed è aperto al bello».

Tra le tematiche che emergono dai suoi dipinti, certamente lei riserva un’attenzione privilegiata alla natura nella sua essenza più pura, avulsa da interferenze umane o umanizzanti. Come mai?

«Attraverso la tecnica acrilica, ho ideato delle antologie pittoriche, incentrate sulla esclusività di una natura incontaminata, misterica, portatrice di messaggi positivi e rasserenanti, anche quando lo spazio è pervaso da suggestioni di buio e ombre, mai cupe, mai tenebrose per la presenza, a volte caravaggesca, di elementi illuminati da splendore anche accecante, quasi a donare speranza e pace. Spesso le opere risultano focalizzate sull’elemento dell’acqua come fonte di vita, presentano paesaggi definiti nei differenti periodi dell’anno come specchio introspettivo e viaggio profondo di ricerca d’infinito, di catarsi dell’animo umano mediante le allegorie di una natura palpitante che, col suo fiorire, mutare, tramontare, rigenerarsi, allude alla caducità e, infine, alla ritrovata serenità dell’uomo in perfetta armonia con l’universo».

«L’acqua, simbolo di purezza, di tempesta interiore, di rinnovamento inarrestabile, di vita, trova espressione ora in una fonte perduta e presto svelata tra la selva dal significato misterico e panico, ora nel placido scorrere d’un fiume glaciale e remoto che invita alla pace dell’anima sul far del tramonto, ora in una distesa marina mentre abbandona il tumulto dell’ignoto ispirata dal dolce riposo d’una dea lunare graziosa e benevola. Il moto e l’immobilismo dell’elemento primario dell’acqua rappresentano sicuramente il percorso consapevole verso una meta: sono aspirazione alla beatitudine e all’armonia, segnate talvolta da episodi o periodi di incertezze, contrasti, timori e profonda inquietudine».

«Le opere a cui mi riferisco e che toccano profondamente le corde del mio cuore ogni volta che indugio contemplandole mirano ad illuminare quei ponti che si creano tra la materia e lo spirito, tra il conoscibile e l’ignoto e, pertanto, introducono, rappresentando in modo genuino i caratteri naturalistici delle varie stagioni, sentimenti come l’inquietudine, la tristezza, mitigandoli e superandoli con la bellezza e la seduzione di immagini evocative e delicate che si fanno sogno, speranza, pace per l’umanità o con l’afflato vivace di colori e profumi che, con la loro esplosione vibrante e inarrestabile, cantano di rinascita e di eterno».

Le sue opere sono poesia allo stato puro. Lei è anche poetessa e scrittrice molto apprezzata. Ci spieghi il connubio tra le due arti.

«Sì, compongo liriche in diversi stili fin da quando ero una bambina e sovente traggo ispirazione da immagini, accadimenti, dai miei stessi dipinti. Ma può avvenire anche il procedimento inverso, ovvero creare materia artistica partendo da versi sublimi o da musica per lo più struggente e malinconica. Ho sempre cercato di esprimere un mondo di sogno, una realtà di luci e passioni, il contrasto tra parole non dette, pacate, e armonie di notte e arcobaleno, attraverso immagini naturalistiche, tanto avvolgenti quanto ermetiche».

Quali sentimenti desidera esprimere con la sua arte?

«Dipingere è per me felicità pura, vitalità e speranza, dolore, mestizia, perdono, redenzione. È come suonare il pianoforte, eco di fanciullezza e comportamenti ludici, oppure come lasciar sgorgare il flutto etereo, materno, pudico dei versi d’una poesia. Tutto per me si fa voce dell’anima, essenza di felicità nella sua manifestazione più pura ed innocente. Nel mio mondo nulla deve rimanere senza canto, senza luce, senza respiro. Pittura e poesia, secondo il mio sentire, attraverso la bellezza e la seduzione di immagini evocative e delicate, possono ancora sprigionare in chi osserva e legge stupore per un mondo traboccante raggi di vita e di amore, di speranza e serenità nonostante schegge di asprezze, inquietudini, sofferenze che colpiscono sovente l’armonia tra gli uomini. Nei miei dipinti e nei miei versi la semplicità diventa ardore, ricerca di infinito, catarsi, declino e rinascita dell’anima. Tutto rappresenta una sorta di viaggio allegorico dal buio delle incertezze al candore malinconico all’esplosione di tinte man mano più vivaci e dal messaggio positivo».

Da cosa trae origine la sua arte pittorica?

«Fin da bambina sono stata introdotta in un mondo intriso profondamente d’arte che da subito ha esercitato un magico fascino. Osservare mio padre dipingere, ammirare i quadri di famiglia, respirare la bellezza dei colori mescolati in epoche diverse, immaginare sentimenti e situazioni lontane attraverso quei paesaggi e ritratti fissati su tele ormai ingiallite dal tempo destava in me commozione profonda, mistero trascendentale, pur nell’incapacità di descrivere emozioni con parole definite che, in età più matura, ho imparato ad esprimere con perizia retorica».

Dicono che i suoi dipinti rappresentino al meglio la sua anima sognatrice, dolce e poetica. In che modalità si concretizza nell’arte la sua essenza? Da chi trae ispirazione?

«Come dicevo, nella mia casa si respira arte e cultura. Imparare a leggere prestissimo mi ha consentito di sviluppare in maniera precoce ed eccezionale l’immaginazione, concretizzata dai primi disegni; ma anche il sapermi cimentare nello studio delle armonie, della letteratura pianistica, orchestrale e soprattutto liederistica, ha permesso di plasmare mente, anima, esistenza».

«Amo in maniera particolare lo stile degli Impressionisti che mi trasmettono gioia, vitalità, ma anche nostalgia ed incanto. Il gusto per l’impressionismo è palese anche in quelle mie opere in cui la luce riesce sempre ad emergere persino in un contesto più melanconico, crepuscolare, riuscendo, tuttavia, a creare atmosfere di sogno, echi di fiaba»

«Trovo poetico riprodurre una natura incontaminata che proietti in un mondo genuino, semplice, delicato pur nella sua esplosione di colori. Protagonisti secondari, ma eloquenti nel comporre un mondo di armonia e serenità, sono alcuni elementi del mondo animale che amo proporre quasi a voler dar voce a ciò che, se non si è dotati di sensibilità e bontà, non si recepisce nell’immediatezza, nella quotidianità, nell’incertezza, nella malvagità, nell’ignoranza e nell’ipocrisia della modernità. Gli animali, considerando i miei studi effettuati anche in campo biologico e zoologico, appaiono sempre lontani dal contatto con le persone perché essi rappresentano l’innocenza, la poesia in un mondo egoista e “disumanizzato”. Le figure animali sono portatrici di un messaggio quasi salvifico, mai contrapposto o destabilizzante, piuttosto inclusivo e positivo. L’insegnamento caravaggesco è ciò che prediligo nella ritrattistica per il contrasto interiore dei miei soggetti rispetto all’ambiente esterno. E poi adoro riprodurre figure o meglio volti femminili».

Cosa rappresentano i volti misteriosi dei suoi soggetti femminili?

«Il mistero, la veggenza, la saggezza, la mestizia, il dolore, il fascino inesplorato, il messaggio mai trasmesso eppure intuibile e recepito di un destino ineluttabile».

Cosa la gratifica maggiormente?

«Tra le cose che mi commuovono in maniera sincera sicuramente un abbraccio da parte dei miei studenti, un ricordo inaspettato dei miei ex studenti, che amo come figli pur nelle loro diverse personalità ed attitudini, a cui ho insegnato ed insegno a credere nelle proprie potenzialità, a non abbattersi mai, a sorridere alla vita nonostante le avversità, soprattutto ad essere coraggiosi, altruisti, riconoscenti, umili, buoni. In arte mi gratificano la meraviglia, lo stupore delle persone che mi leggono, ascoltano, ammirano».

Cosa prova quando le dicono che è un’artista completa, una persona speciale?

«Resto umile e mi riprometto di raggiungere, con impegno, ostinazione, perseveranza, risultati più alti e spiritualmente edificanti. Indubbiamente sono grata a Dio, alla mia famiglia e a tutti coloro che mi stimano e vogliono bene per ciò che sono, per la forza e la fede nel portare a compimento, testardamente, i miei obiettivi. Talvolta percepisco una forza interiore che mi lascia senza parole inizialmente per poi infondermi un incredibile coraggio, tanta fiducia e positività nel mettermi continuamente in gioco come se la mia vita ricominciasse mille volte».

Nella pittura, nelle liriche e nella musica lei riesce ad esprimere leggiadra dolcezza, eleganza d’altri tempi, bellezza raffinata realizzate con meravigliosa maestria. Quanto influiscono la sua preparazione culturale e la sua quotidianità nell’arte?

Dipinto di Arianna Lattanzi

«Moltissimo, senza ingabbiare la naturalezza e l’istinto della creatività. Influiscono i rigorosi studi in Accademia, la cultura specialistica in ambito storico-letterario, le competenze sviluppate nel corso degli anni anche in altri ambiti, come già detto. Creare è per me arte della riflessione e della trascendenza, dei silenzi e delle voci del cuore che si contrappone al mondo della scuola, fatto di parole, dibattiti, domande, risposte, rari momenti di pausa definiti e fissati, ma sempre brevi. Mentre dipingo o scrivo poesie penso ad una guida silente, pudica, meditativa che induce a fondermi in un ambiente tutto soprannaturale, trascendentale, traboccante di pathos che si riempie di immaginazione, di infinito, di indefinite vibrazioni suggestive, di melodia delle luci e ombre, della felicità e del dolore che il cuore detta alla mente».

Come può la musica influenzare l’immaginazione poetica?

«Indubbiamente sono fondamentali il mio amore smisurato per la letteratura pianistica ed orchestrale, la passione per il genere liederistico, la capacità di calarmi in un universo magico di suoni e voce, di melodie e parole. Quando suono mi sovviene l’eterno, mi elevo nel contemplare spazi infiniti di palpitanti, impalpabili respiri d’anima. E poi, la musica mi ha permesso di viaggiare molto e ciò ha contribuito e contribuisce sovente a far volare il cuore in luoghi lontani, diversi, favolosi che lasciano tracce indelebili anche nell’attività di elaborazione poetica».

Le sue poesie sembrano in apparenza semplici e dirette, ma ad una lettura più profonda si apre un mondo…

«Certamente. Mi piace usare figure retoriche di suono e significato alla maniera classica, specie nelle liriche più lunghe, ma adoro anche avvolgere in un’aura di mistero il lettore in quelle definite “ermetiche”. In tutte la natura si fa confidente, partecipe, dolente e rasserenatrice entrando in simbiosi e commistione con l’animo umano che, iniziato ad un preludio incerto e triste, accoglie, infine, una speranza di luce salvifica. Talvolta chiedo anche ai miei studenti di cimentarsi nell’ars poetica; mi entusiasma l’idea di far sperimentare ai ragazzi l’arte della composizione in versi perché è catartico permettere di esprimere noi stessi nella nostra pura umanità senza differenze di età e ruoli, perché tutti siamo in grado di esplicitare emozioni in modalità differenti. Scrivere significa meditare sul messaggio da comunicare impiegando anche parole misteriose, è creare un flusso armonioso, incessante di grazia, bellezza, emozione, è libertà, purificazione, abbandono, condivisione».

Come mai predilige la composizione di poesie rispetto ad altri generi narrativi?  

«La scelta del genere poetico nasce dall’esigenza di esprimere, attraverso immagini che sprigionano un’avvolgente e colorata panica natura, ma anche un ritmo ed una musicalità pregnanti, lo stupore e la gioia per un mondo pulsante di amore e vita, nonostante il recinto di incomprensioni, di asprezze e di sofferenza che spesso tenta di ingabbiare la libertà del pensiero, il volo d’anima. Scrivo di getto, quasi quotidianamente. In fondo per me è esercizio indispensabile e naturale svolto da sempre. Certamente, occorre effettuare un meticoloso labor limae in momenti successivi che rendano più efficaci tecnica e messaggio del canto lirico».

Quali sono i caratteri più evidenti dei suoi versi?

«Mi compiaccio di comporre alternando lingua e stili differenti. Infatti, in alcune particolari raccolte naturalistiche ed intimistiche nelle più complesse liriche gioco nell’indugiare in minuziose descrizioni ricercate e suggestive riferite a paesaggi e sentimenti ispirati sovente alle stagioni o ai momenti del giorno con enjambement che suscitano sospensioni suggestive, allitterazioni volutamente insistenti al fine di scandire un ritmo lento e pensoso, termini arcaici, immagini allegoriche, similitudini, arcaismi e metafore di vari livelli. Invece, in quei componimenti più brevi, spiccatamente musicali e dal carattere fortemente evocativo, compaiono termini intrisi di delicatezza e raffinati, allegorie, figure retoriche, rime, si allenta la tensione grazie alle pennellate quasi impressionistiche di momenti naturalistici in simbiosi con gli stati d’animo dell’uomo, che offrono spunti per riflessioni esistenziali. Talvolta, si stempera l’attenzione relativa al paesaggio in quelle poesie ispirate ad uno stile più “ermetico”, apparentemente meno complesso, ma non meno intenso per lingua, ordine, brevità, immagini metaforiche, esaltazione dell’io lirico».

I suoi componimenti non descrivono certo un mondo in bianco e nero…

«Direi che il fine è la rappresentazione del trionfo della luce in tutte le sue sfumature, offrendo, attraverso la magia dei colori, suoni e profumi, una visione positiva della vita in grado di superare la realtà, col rendere meno indefiniti ed instabili i molteplici sentimenti dell’uomo, svelando con grazia il messaggio salvifico di una natura benevola e rivelatrice in quanto rifugio dal dolore e dispensatrice di pace, di speranza».

Quando trova maggiore ispirazione e quale funzione attribuisce al genere poetico?

«Il momento ideale, ovvero più intenso, più tormentato e illuminante per svelare il mio sentire poetico nel mio caso è il crepuscolo, quando all’impatto prorompente delle tinte rosseggianti del giorno morente si sostituisce la pace, il torpore, l’oblio dagli affanni quotidiani. Il fluire dei versi rapido, miracoloso, necessario, vitale diventa per me viaggio, crescita, memoria, malinconia, lotta, consolazione, coscienza, vita. Poesia è porre in avvolgente, travolgente relazione il mondo delle idee, delle percezioni intangibili, delle immagini nitide o sfumate, del canto inascoltato in una sceneggiatura individuale e collettiva, multiforme, polifonica. Ecco allora che la lirica poetica assume un ruolo filosofico, purificatorio, ricreativo, sociale e civile, in grado di elevare chi è in grado di ascoltare e comprendere e condividere».

Lei è anche divulgatrice di storia e civiltà romana sul web. Le sue lezioni, seguite tra l’altro da personalità illustri del mondo della cultura e dell’informazione, sono definite dei veri e propri momenti di consapevole ed originale costruzione di una coscienza storica per un pubblico elitario. Ci può illustrare il suo ambizioso progetto?

«In realtà realizzo lezioni che possono avere diverse finalità e destinatari di ogni tipologia. Il primo pubblico a cui mi rivolgo è quello degli studenti più curiosi che traggono spunti preziosi e stimolanti per superare difficoltà di approccio alla materia storica ed iniziare un percorso di crescita intellettuale senza forzature, ma sempre più coinvolgente ed appassionato. Le lezioni non risultano prolisse, ma comunque necessitano di molta concentrazione per i concetti, le narrazioni, le riflessioni introdotte e sviluppate».

«Oggi di rado ci si sofferma ad ascoltare o guardare qualcosa che duri oltre i dieci minuti per provati motivi di calo di attenzione, anche per mancanza di tempo in una società in continuo fermento che di rado tollera pause prolungate dedicate al piacere dell’ascolto pedagogico-educativo-informativo, a meno che essa non sia coadiuvata da effetti speciali, musica di sottofondo, rumori, moderatori che tentano, attraverso dei monologhi, di interagire col pubblico. La mia è una vera sfida per questi motivi. Il mio lavoro deve essere ascoltato, letto, ma con serietà e concentrazione seguendo quei passaggi che sviluppano tematiche ricercate e inusuali. La narrazione avviene impiegando ritmi pacati, non incalzanti, termini ripresi dalla tradizione storiografica o letteraria arcaizzanti, testi in versi o prosa recitati con enfasi».

«Sono gratificata dai commenti in cui mi si dia la possibilità di apportare ulteriori delucidazioni su quanto esposto o solo accennato per ragioni di tempistiche. Si crea un vero e proprio scambio intellettuale fruibile da tutti che implica nuovi ed importanti momenti di approfondimenti e considerazioni».

Qual è la seconda tipologia di pubblico a cui si rivolge?

«Si tratta di docenti che possono utilizzare i miei lavori come approfondimenti, sintesi, elementi di attrattiva didattica ed educativa dei propri studenti, ma in particolare mi riferisco a persone con una cultura più accentuata e curiosa, che, attraverso commenti lusinghieri ed interessanti per competenze e conoscenze della materia trattata, mi portino a creare sviluppi ulteriori e a fornire informazioni da cui trarre spunti per effettuare nuovi collegamenti».

Come riesce ad avvalorare la materia trattata nei suoi video interessantissimi e molto raffinati?

«Costruisco lezioni impiegando fonti e richiami dettagliati selezionati per accreditare le mie spiegazioni e cerco di creare il più possibile un filo conduttore tra aspetti storici, letterari, religiosi, artistici, educativi. Mi piace esporre contenuti qualitativamente efficaci, di alto livello, come dei volumetti preziosi di sapienza (realizzati tramite un’opera meticolosa di ricerca e preparazione, trasmissione espressiva di fonti, programmazione dell’idea, della struttura, delle immagini, delle redazioni dei particolari, registrazione finale) da sfogliare con garbata curiosità».

Oggi è palese la sempre maggiore disaffezione relativa alla storia e alla cultura del nostro Paese, intese come qualcosa di avulso dai problemi della contemporaneità in continua evoluzione. Come si fa ad appassionare giovani e adulti?

«Intanto, non conoscere e non interessarsi alla propria storia e cultura è sintomo gravissimo di involuzione intellettuale, è un pericoloso segnale di decadenza civile, morale, sociale. Noi siamo la storia vissuta, rimodellata, trasmessa da uomini e donne, bambini e anziani di tempi remoti e coevi. Conoscere i pensieri, le decisioni ardue o prudenti, gli inganni, le strategie, l’intelletto o le follie, le passioni o le stranezze, le abitudini, le credenze, il linguaggio persuasivo o bizzarro dei personaggi celeberrimi del passato, vissuti o appartenenti al mito, significa comprendere il destino dei popoli e delle civiltà, ritrovare le proprie radici, perdute per sempre o ancora profondamente e intimamente legate alla nostra essenza».

«Riconoscere situazioni avvenute in tempi più lontani che si presentano, anche con sfumature leggermente differenti, nella realtà del presente può offrire un valido supporto, può addirittura “salvare” da talune labirintiche problematiche di difficile soluzione. La sapienza, la cultura aiutano, attraverso la forza della memoria e del raziocinio, a vivere in maniera più consapevole, intensa, coraggiosa, libera il presente, a preparare dignitosamente il futuro».

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Sileno Candelaresi
Sileno Candelaresi
Impegnato nell'associazionismo imprenditoriale, mi interesso professionalmente del settore Horeca (hotellerie, restaurant, catering).
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