A seguito del giuramento come presidente dell’Argentina il 10 dicembre, Javier Milei ha tenuto un discorso alquanto atipico, seppur dai toni molto franchi. Milei ha infatti parlato di uno stato in condizioni disastrose, che manca di finanze, martoriato dall’inflazione e da un deficit che grava sulle spalle della nazione. Ha parlato della necessità di intraprendere dei cambiamenti radicali, o shock treatment. Una sorta di terapia d’urto per lo Stato. «Non c’è alternativa all’austerità», ha detto ai microfoni davanti ad una grande folla.
Con una disarmante trasparenza, alla quale gli argentini non sono stati abituati negli ultimi anni, Milei ha specificato che tempi duri attendono l’Argentina, e che la situazione peggiorerà prima di migliorare. Tuttavia, «non c’è notte che non sia stata sconfitta dal giorno». Ed è proprio con questa frase, volta a dare speranza ai cittadini in un contesto così poco promettente, che il nuovo presidente ha chiuso il suo discorso.
Un discorso fatto di parole dure, ma la cui concretezza è stata sicuramente apprezzata dalla folla che ha accolto con applausi il cupo messaggio. I fan hanno anche sollevato in aria delle motoseghe, in riferimento alla sua promessa di ridurre le dimensioni e le spese dello Stato.
Sugli stessi toni, a distanza di due giorni da quel discorso, il nuovo ministro dell’Economia, Luis Caputo, ha annunciato e presentato una serie di riforme economiche che verranno implementate al più presto per tentare di risanare l’economia argentina. Si tratta di politiche economiche a dir poco radicali e che, se da un lato hanno ricevuto supporto da istituzioni quali il Fondo monetario internazionale (al quale l’Argentina deve 43 miliardi di dollari), dall’altro hanno attirato critiche da parte di numerosi analisti, che le hanno definite alquanto brutali.
L’annuncio più ripreso dalle testate internazionali è sicuramente la svalutazione del peso di oltre il 50%. La misura, che avrà effetti drastici sulle fasce più povere della popolazione di fatto dimezzando il potere d’acquisto delle famiglie, punta a rallentare l’economia nel tentativo di contrastare l’inflazione fuori controllo nel Paese, che al momento ha superato il 140%. Tra le altre misure vi è la promessa di tagliare i sussidi all’elettricità e ai trasporti, di dimezzare il numero dei ministeri da 18 a nove, di sospendere le opere pubbliche e di ridurre i trasferimenti federali alle 23 province argentine.
Il governo ritiene che questi tagli ammontino a quasi il 3% del Pil. Inoltre, l’amministrazione aumenterà le tasse sui beni importati dal 7,5% al 17,5% ed estenderà un’imposta del 15% su tutte le esportazioni (sarà mantenuta l’attuale imposta del 30% sulle esportazioni di soia).
Parallelamente, però, gli assegni familiari raddoppieranno, così come il valore della tessera alimentare governativa per i più poveri. In questo modo il nuovo governo cercherà di ammortizzare per quanto possibile l’impatto delle nuove politiche economiche sulle fasce meno abbienti. L’idea generale è comunque quella di tagliare le spese aumentando temporaneamente le tasse per aumentare le entrate, al fine di ridurre il deficit annuale dall’attuale oltre 5% del Pil a zero entro la fine del 2024.